IRAQ: PILLAY CONDANNA L'USO DILAGANTE DELLA PENA DI MORTE
19 aprile 2013: l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha condannato l'esecuzione di 21 persone il 16 aprile, e si è detta inorridita dalle notizie che il Ministero della Giustizia ha annunciato che altre 150 persone possano essere giustiziate nei prossimi giorni.
Ha sottolineato che il sistema giudiziario del Paese è "troppo seriamente viziato da giustificare anche una limitata applicazione della pena di morte, figurarsi se per decine di esecuzioni alla volta”. "L’esecuzione di persone con infornate come questa è oscena", ha detto Pillay. "Significa trattarli come animali in un mattatoio. Il sistema di giustizia penale in Iraq non funziona ancora in modo adeguato, con numerose condanne basate su confessioni ottenute sotto tortura e maltrattamenti, un sistema giudiziario debole e norme processuali che non soddisfano gli standard internazionali. L'applicazione della pena di morte in queste circostanze è inconcepibile, dal momento che errori giudiziari in casi capitali non possono essere riparati."
L'Alto Commissario ha sottolineato la necessità di trasparenza e di un rispetto rigoroso del giusto processo. Ha invitato il governo "a fermare le esecuzioni, effettuare una revisione credibile e indipendente di tutti i casi capitali e divulgare le informazioni sul numero e l'identità dei condannati a morte, le accuse e le azioni giudiziarie intentate contro di loro e, alla fine, il risultato del riesame dei casi".
Pillay ha notato invece con soddisfazione che una parte dell'Iraq – la Regione del Kurdistan – sta già applicando una moratoria di fatto sulla pena di morte, e ha esortato il governo centrale a seguirne l'esempio e ad ascoltare i ripetuti appelli della comunità internazionale a istituire una moratoria sulle tutte le esecuzioni in vista dell'abolizione in conformità con le reiterate risoluzioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
"Io sono la prima a sostenere che non ci deve mai essere impunità per reati gravi. Ma se qualcuno è in carcere a vita e poi si scopre che è innocente, almeno può essere rilasciato e risarcito", ha concluso la Pillay. (Fonti: www.unog.ch, 19/04/2013)
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