IRAN: NTC CHIEDE AL GOVERNO ITALIANO DI ASCOLTARE LE RAGIONI DEI PRIGIONIERI POLITICI IN SCIOPERO DELLA FAME PER LE CONDIZIONI DISUMANE DI DETENZIONE NEL CARCERE DI KARAJ
27 agosto 2017: Nessuno tocchi Caino si unisce alla mobilitazione internazionale a sostegno delle ragioni dei detenuti politici del carcere di Raja’i Shahr a Karaj, in sciopero della fame da 27 giorni, e chiede al Governo italiano di attivarsi affinché siano rispettai i loro diritti umani. All’azione nonviolenta in corso dal 30 luglio da parte di detenuti politici nella prigione di massima sicurezza di Raja’i Shahr si sono uniti anche detenuti di altre carceri come quelli di Ardebil che il 24 agosto hanno annunciato uno sciopero della fame di una settimana. Il 30 luglio scorso, circa 53 prigionieri politici sono stati forzatamente trasferiti nella sezione 10 del carcere di Raja’i Shahr: picchiati e senza poter prendere i beni personali, compresi i farmaci, i vestiti, i quaderni, le foto e le lettere si sono ritrovati in una sezione le cui condizioni sono descritte come claustrofobiche, con le finestre delle celle oscurate da lamiere e le porte sigillate, in ambienti umidi e privi della circolazione dell’aria, senza che vi sia acqua potabile e con letti insufficienti per tutti, privati anche delle visite dei familiari e della possibilità di un contatto telefonico con loro. Telecamere a circuito chiuso e dispositivi di ascolto sono ovunque, anche nelle docce e nei bagni. Il procuratore generale di Teheran, Jafari-Dolatabadi, persona che si trova nella “Lista nera” dell’Unione Europea per le gravi violazioni dei diritti umani di cui si è reso responsabile, ha minacciato pubblicamente i detenuti dichiarando che "le loro azioni falliranno" e che "il sistema giudiziario non è condizionabile da azioni dei prigionieri come lo sciopero della fame". I detenuti che stanno portando avanti lo sciopero della fame nel carcere di Raja’i Shahr sono almeno 21 e tra loro vi sono prigionieri di coscienza, come militanti dei diritti umani, sindacalisti, giornalisti, studenti, dissidenti politici e appartenenti alla comunità Baha’i perseguitata in Iran. Con la loro azione nonviolenta, chiedono di poter tornare nelle sezioni di provenienza e di riavere i loro beni e il risarcimento di quanto andato perduto. “Non possiamo restare indifferenti di fronte alle condizioni disumane e degradanti in cui queste persone, che non dovrebbero neppure stare in carcere per come si sono svolti i loro processi e per i capi d’accusa che gli sono stati contestati, sono costrette a vivere – hanno dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino ed Elisabetta Zamparutti, tesoriera - Per questo consideriamo urgente una visita dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran nel carcere di Raja’i Shahr, così come un intervento del Governo italiano, sia in via bilaterale che multilaterale affinchè siano accolte le richieste dei detenuti politici della prigione di Raja’i Shahr e siano rispettati i loro diritti umani.” (Fonti: NTC, 27/08/2017)
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