UGANDA: ELIMINATA PENA DI MORTE DA DDL ANTI-GAY
12 maggio 2011: a seguito delle proteste internazionali, i presentatori nel parlamento ugandese del disegno di legge anti-gay hanno eliminato la disposizione che prevede l’impiccagione per chi ha rapporti omosessuali consensuali.
Il provvedimento – che comunque criminalizza la promozione dell’omosessualità – sarà ora portato avanti dai presentatori.
Il DDL doveva essere discusso ieri, ultimo giorno della sessione parlamentare, tuttavia è stato cancellato dall’agenda dei lavori. Secondo alcuni potrebbe essere dibattuto domani, in una speciale sessione.
In caso contrario, il DDL potrà essere reintrodotto quando si riunirà il nuovo parlamento.
E’ dal 2009 che gli attivisti anti-gay in Uganda promuovono misure contrarie all’omosessualità.
Il DDL è stato criticato nella sua versione originale in quanto “odioso” dal presidente Usa Obama, ed attaccato da organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International, inoltre più di 1,4 milioni di persone hanno firmato una petizione online contro il provvedimento.
“E’ allarmante che il Parlamento ugandese stia di nuovo prendendo in considerazione questo disegno, che viola il diritto internazionale sui diritti umani”, ha dichiarato Michelle Kagari, vice-responsabile per l’Africa di Amnesty.
Nonostante l’autore del DDL, il deputato David Bahati, abbia annunciato che la pena di morte è stata eliminata dal provvedimento, nessuna nuova versione è stata resa pubblica.
Uno dei principali militanti anti-gay in Uganda, il Pastore Martin Ssempa, ha detto questa settimana ad una commissione parlamentare di non sostenere la pena di morte per gli omosessuali, esortando tuttavia i parlamentari a portare avanti altri aspetti della legge.
In base al DDL, chi spinge qualcuno a compiere atti omosessuali o li favorisce – inclusi proprietari che affittano case o camere ai gay – verrà condannato a sette anni di carcere.
E’ inoltre obbligatorio denunciare atti di omosessualità entro 24 ore dal momento in cui se ne viene a conoscenza, pena sanzioni. (Fonti: LA Times, 12/05/2011)
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