IRAQ. MINISTRO GIUSTIZIA KURDISTAN, PENA DI MORTE NECESSARIA PER CRIMINI TERRORISTICI
4 ottobre 2007: "La situazione attuale in Kurdistan e Iraq, dove si assiste a un incremento degli atti terroristici e dei crimini collettivi, rende necessario che rimanga in vigore la pena di morte finché il paese non ritroverà sicurezza e stabilità". E' quanto ha dichiarato il ministro della Giustizia del governo regionale del Kurdistan iracheno, Faruq Jamil, in occasione di un suo incontro con la delegazione dell'UNAMI (UN Assistance Mission for Iraq), che si occupa di studiare la situazione dei diritti umani in Iraq.
Nel corso della sua visita, la delegazione ha preso in esame con i responsabili curdi il rapporto dettagliato che presenterà in merito allo stato dei diritti umani nella regione autonoma. A questo proposito, Jamil ha spiegato che "la pena di morte è una sanzione estrema e durissima sulla quale bisogna riflettere, ma al momento attuale ne abbiamo bisogno poichè l'Iraq è sottoposto ad attacchi terroristici e a crimini di massa", sottolineando che "l'applicazione di questa pena in Kurdistan è molto ridotta rispetto ad altri paesi che prevedono questa condanna nel loro diritto penale".
Un comunicato stampa emesso dall'ufficio del ministero afferma che "il Ministro della Giustizia ha discusso con la delegazione i contenuti dell'atteso rapporto sulla situazione dei diritti umani e delle carceri regionali". Nel corso delle consultazioni, il ministro "ha sottolineato il miglioramento avvenuto nelle condizioni dei detenuti curdi, la chiusura della maggior parte delle carceri non governative, come quella dell'Unione Democratica Curda, e un incremento delle cure mediche, psicologiche e legali in tutte le carceri regionali".
L'organizzazione UNAMI pubblica ogni tre mesi un rapporto sulla situazione dei diritti umani in Kurdistan e in Iraq allo scopo di monitorare le violazioni che si verificano in questo ambito. Nei mesi scorsi il governo regionale si è opposto a diversi rapporti pubblicati da varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani che avevano rilevato una situazione critica in questo senso. (Fonti: AKI, 04/10/2007)
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