CINA: ‘NON PRELEVIAMO PIÙ GLI ORGANI DAI CONDANNATI A MORTE’
25 novembre 2015: un alto funzionario della Sanità cinese ha negato che il nuovo sistema per i trapianti d'organo attuato nel Paese consenta l'espianto degli organi da prigionieri giustiziati, aggiungendo che i commenti da lui fatti in precedenza secondo cui esiste una scappatoia per continuare la pratica, sono stati fraintesi.
Il funzionario, il dottor Huang Jiefu, ha precisato che le sue dichiarazioni secondo cui i prigionieri sono anche cittadini e pertanto gli dovrebbe essere consentito di donare gli organi in base alle nuove norme, andavano intese "filosoficamente", negando che il governo stia di fatto permettendo la pratica.
"Non l’ho mai detto", ha affermato Huang in un'intervista la scorsa settimana. "E’ una bugia. Distorce le mie parole. Il contesto, le parole sono a livello filosofico."
"Come medico, non possiamo rifiutare la generosità e la coscienza dei prigionieri", ha aggiunto. "Tuttavia, a livello pratico, non possiamo farlo, inserendoli nella donazione civile".
Commenti precedenti del dottor Huang, riportati dai media ufficiali cinesi e citati dal New York Times, hanno provocato l'indignazione di eticisti medici e difensori dei diritti umani, che da tempo criticano la pratica in Cina del prelievo di organi da condannati a morte.
Questi commenti dimostrerebbero che la Cina non ha mai veramente abbandonato la pratica, come lo stesso Huang aveva assicurato a dicembre, limitandosi a riclassificare i prigionieri come cittadini, e continuando a prendere i loro organi. (Fonti: The New York Times, 25/11/2015)
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