VECCHIO E MALATO, SCARCERATO SOLO QUANDO HA PRESO IL COVID
6 marzo 2021: Fausto Malucchi su Il Riformista del 5 marzo 2021
Il momento più duro è quando esci e non hai dato sostanza a quanto ti ha chiesto, con insistenza. quasi con supplica, un condannato, un condannato anziano. Moreno M. è un uomo minuto che ho conosciuto diversi mesi fa in carcere dove stava espiando una pena di tre anni e mezzo per un reato di bancarotta, bancarotta fraudolenta. Non è alla prima esperienza di questo tipo; per molti anni ha sentito il rumore metallico delle porte, la chiave che sigillava la sua notte. Nella sua vita è stato più bancarottiere che imprenditore ma non l’ha mai fatta franca, nel senso originale della frase e non come va dicendo in giro qualcuno. Bastano però pochi minuti, il tempo necessario per il racconto dei suoi malanni per capire che il carcere forse non è proprio il luogo più adatto per un uomo come lui. Moreno ha un tumore alla prostata, l’ipertensione, l’iperlipidemia mista, l’edentulia grave e soprattutto non è più in grado di gestire le sue urine. Per questo indossa per tutto il giorno e per tutta la notte, in pratica a vita, un pannolone. Per le sue funzioni, anche quelle minime, avrebbe bisogno di un piantone e nell’attesa, mosso a compassione, svolge il ruolo, con merito, il suo compagno di cella. Già, la cella. Io non l’avevo mai vista una cella prima che mi ci facesse accedere il Partito Radicale in una visita organizzata quattro o cinque anni fa al carcere di Pistoia, quello vero, quello che inizia nello stesso posto dove noi avvocati in genere ci congediamo dal cliente per ritornare fuori. E la cella di Moreno è grande all’incirca come un ripostiglio ma ora vi vivono in due, non più in tre come avveniva in tempo di super-sovraffollamento. Oggi per fortuna la situazione è migliorata ed il sovraffollamento è sovraffollamento e basta, grazie al cielo, e la cella di Moreno, da dividersi con l’improvvisato piantone, per le sue dimensioni, volendo sembra quasi un nido e non più un luogo di espiazione. Comunque, ad un’istanza di detenzione domiciliare per motivi di salute non ho saputo rinunciare, nella quasi certezza che anche i magistrati ad un uomo anziano e malato, criminale sì ma da strapazzo, non avrebbero detto di no. Ed invece il Magistrato di Sorveglianza in prima battuta (15/2/2020) ed il Tribunale nel successivo giudizio (4/6/2020) hanno ritenuto che le condizioni cliniche del condannato fossero “discrete” e di conseguenza non incompatibili con il regime carcerario. Ho aspettato il 4 novembre, il giorno in cui il Moreno compiva settanta anni, per regalare al mio assistito un nuovo ricorso. Questa volta ai sensi dell’art. 47 ter, comma I°, O.P. “La pena della reclusione per qualunque reato… può essere espiata nella propria abitazione o in altro luogo pubblico di cura, assistenza ed accoglienza, quando trattasi di persona che…abbia compiuto i settanta anni”. A giugno era fallito il tentativo di Fratelli d’Italia, Lega e Cinque Stelle di innalzare a 75 la soglia di quel beneficio e quindi Moreno avrebbe potuto certamente usufruirne. C’erano anche due nuovi elementi che sembravano favorire la sua richiesta: la sua salute ancor più pregiudicata e il Covid che stava minacciando non soltanto i detenuti ma anche le persone sane di libertà. E proprio facendo leva anche sul Covid e su qualche provvedimento di Giudici che avevano avvertito il pericolo, pensavo che stavolta non ci sarebbe stata questione e men che meno rifiuto. All’udienza del 9/2/2021 il P.G. chiedeva il rigetto dell’istanza ed il Tribunale di Sorveglianza rinviava al 20 aprile per avere un supplemento di relazione dal carcere. Mogio mi son recato da Moreno per dare conforto morale visto che comunque fino alla calda stagione non si sarebbe più parlato della sua storia e a quella data forse saremmo stati anche nella condizione di poter chiedere la detenzione domiciliare ordinaria. Ma appena arrivato all’ingresso sono stato cortesemente informato che Moreno non era più lì. Il rinvio questa volta non l’aveva concesso il virus e Moreno stava lottando con la morte nel relativo reparto dell’Ospedale San Jacopo di Pistoia. Carissimo Moreno questa volta ce l’ho fatta, ti ho tirato fuori dal carcere per motivi di salute e con largo anticipo sulla prossima udienza fissata alle idi d’aprile. Spero che anche tu ce la possa fare. Io nel frattempo continuerò a sbirciare nel Parlamento, nelle aule di Giustizia, nelle carceri, alla ricerca dell’uomo.
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