MALESIA: TRE PRIGIOINIERI IMPICCATI ‘IN SEGRETO’
25 marzo 2016: la Malesia ha giustiziato tre uomini riconosciuti colpevoli di omicidio, ha reso noto il loro avvocato, mediante quelle che i gruppi per i diritti chiamano impiccagioni "segrete".
"Le impiccagioni sono state effettuate tra le 4:30 e le 5:30 di questa mattina," ha detto al Guardian l’avvocato Palaya Rengaiah.
Rengaiah ha spiegato che le famiglie hanno ricevuto una lettera solo due giorni prima dell'esecuzione, con il consiglio di fare un’ultima visita agli uomini e di preparare il funerale. L’avvocato ha aggiunto che il 24 marzo è stato comunicato ai tre condannati che sarebbero stati impiccati il giorno seguente.
Gunasegar Pitchaimuthu, 35 anni, Ramesh Jayakumar, 34, e suo fratello Sasivarnam Jayakumar, 37, erano stati condannati alla forca dopo essere stati giudicati colpevoli dall'Alta Corte di aver ucciso un uomo di 25 anni, in un parco giochi nel 2005.
I tre avevano sostenuto in aula di aver agito per legittima difesa dopo essere stati attaccati da un gruppo che comprendeva la vittima.
Il dipartimento carceri malese ha reso noto essere più di 1.000 i detenuti in attesa di esecuzione, sebbene nel Paese nessuno fosse stato giustiziato dal 2013, secondo il Death Penalty Worldwide.
Amnesty International ha condannato quella che ha definito un'esecuzione "dell'ultimo minuto" dei tre uomini accusati di omicidio, un reato che nel Paese comporta la pena di morte obbligatoria.
In Malesia, le informazioni sulle impiccagioni in programma non sono rese pubbliche prima, e talvolta neanche dopo, il loro svolgimento - una pratica che Amnesty definisce "segreta" e in contrasto con gli standard internazionali sull’applicazione della pena di morte.
Diverse figure di alto livello hanno parlato contro la pena di morte obbligatoria, una legge vecchia di decenni che viene anche usata per gravi reati di droga, tradimento e relativi ad armi da fuoco.
Queste voci includono il procuratore generale, Apandi Ali, che ha detto a novembre di voler proporre al governo di cambiare la legge sulla pena di morte, definendola un "paradosso", dal momento che priva i giudici della discrezionalità nell’imporre condanne ai criminali.
"Se fosse per me, vorrei introdurre la discrezionalità per il giudice nei casi capitali. Dare la possibilità al giudice di mandare al patibolo o in prigione ", ha detto.
Alcuni giorni dopo, il ministro del governo Nancy Shukri, ha detto di sperare nella modifica del codice penale per abolire la pena di morte.
"Non è facile da emendare, ma ci stiamo lavorando. Spero di presentarla il prossimo anno, a marzo," ha detto Shukri ai giornalisti, aggiungendo che la pena è servita poco nel ridurre il numero dei reati commessi.
Charles Hector, coordinatore di Malesi Contro la Pena di Morte e la Tortura, il 24 marzo ha chiesto al Sultano di Kedah e al Sultano di Perak, regioni nei cui bracci della morte i tre uomini erano detenuti, di usare il loro potere per fermare le impiccagioni.
Aveva anche esortato Shukri, che è il ministro della Giustizia de facto, e il Procuratore generale, ad ottenere la sospensione delle esecuzioni.
Il Guardian non è stato in grado di raggiungere immediatamente il governo per un commento.
Josef Benedict, vice direttore della campagna di Amnesty International per il sud-est asiatico e Pacifico, aveva detto prima dell'esecuzione che "mentre le discussioni sulla abolizione della pena di morte obbligatoria in Malesia continuano, il governo malese deve immediatamente mettere in atto una moratoria per tutte le esecuzioni come primo passo verso la completa abolizione della pena di morte". (Fonti: theguardian.com, 25/03/2016)
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