DI NUOVO CONDANNATO A MORTE DOPO ESSERE SOPRAVVISSUTO ALL’INIEZIONE LETALE
26 ottobre 2024: Sergio D’Elia Ne avevamo parlato a febbraio, proprio su questa pagina, con un articolo di Valerio Fioravanti. Lo Stato dell’Idaho aveva tentato di far fuori con una iniezione di veleno Thomas Eugene Creech, detenuto da oltre 50 anni nel braccio della morte. Tre agenti “volontari”, passati troppo in fretta dalla custodia e mantenimento in vita dei condannati alla pratica paramedica della loro messa a morte, dopo un’ora di accanimento sul corpo del “povero cristo” inchiodato alla lettiga a forma di croce, si erano fermati. Dopo otto tentativi falliti di inserire gli aghi per i farmaci velenosi in diverse vene delle braccia e delle gambe, l’esecuzione era stata sospesa e l’uomo era stato riportato in sezione, nella sua cella nel braccio dei morti viventi. Creech è diventato noto all’interno delle mura dell’Idaho Maximum Security Institution semplicemente come “Tom”, un uomo che occasionalmente scrive poesie ed è generalmente considerato una persona ben educata. La sua richiesta di clemenza prima dell’ultimo tentativo di esecuzione ha trovato il sostegno dello stesso giudice che lo ha condannato a morte, di un ex direttore del penitenziario e dei guardiani che hanno raccontato come ha scritto loro poesie di sostegno o di condoglianze. L’Ottavo Emendamento della Costituzione americana vieta le punizioni “crudeli e inusuali” quando possono durare sessanta minuti, ma non vieta la condanna a “vivere” per mezzo secolo nei bracci della morte. Non vieta neanche la crudele e inusuale intenzione di uccidere con lo stesso metodo lo stesso uomo una seconda volta. Tant’è, i funzionari della prigione dell’Idaho tenteranno di giustiziare il condannato a morte più longevo dello Stato il mese prossimo utilizzando nuovi protocolli al posto di quello pasticciato al primo tentativo diversi mesi fa. Un giudice ha emesso un altro mandato di morte per Thomas Eugene Creech una settimana fa, dopo che il Dipartimento di correzione dell’Idaho ha annunciato di aver ristrutturato la sua camera di esecuzione per consentire alla squadra della morte di inserire cateteri in profondità nel collo, nell’inguine, nel torace o nelle braccia dei detenuti se non sono in grado di stabilire una linea endovenosa periferica standard. In base al nuovo ordine di esecuzione, Creech verrà giustiziato alle 10 del mattino del 13 novembre 2024. La sola descrizione di come gli architetti del nuovo patibolo hanno immaginato debba avvenire il prossimo supplizio, dovrebbe bastare a convincere i patiti della pena di morte in America e nel mondo che è giunta l’ora della fine anche dell’iniezione letale, la versione “dolce, civile, umana” dell’omicidio di stato, che è praticato tanto nel mondo libero, l’America, quanto in quello illiberale, la Cina, l’altra faccia del mondo, tanto opposta quanto simile in questo alla prima. Dopo la teoria infinita dei mezzi per metterla in pratica – dalla forca al plotone di esecuzione, dalla camera a gas alla sedia elettrica –, anche la pena di morte tramite iniezione letale non si sottrae alla maledizione dei mezzi che pregiudicano i fini, di uno Stato che in nome di Abele diventa Caino. Sentite come intendono fare giustizia gli ingegneri della morte dell’Idaho, lo Stato del nord americano famoso per le sue montagne maestose e la sua produzione di patate. Il Dipartimento di correzione ha annunciato di aver rifatto la camera della morte in senso più “chirurgico” per consentire al plotone di esecuzione di inserire cateteri venosi centrali nei condannati se non è possibile stabilire una flebo periferica. La procedura di catetere centrale prevede che un medico decida se utilizzare la vena giugulare nel collo, la vena femorale nell’inguine o altre grandi vene vicino alla clavicola o nella parte superiore del braccio. Addormentano la zona con un anestetico locale prima di usare un ago per inserire una guida nella grande vena. Il tessuto molle che circonda il sito di puntura viene quindi allargato usando un bisturi e uno strumento di dilatazione prima che il catetere venga infilato sulla guida. Una volta che il catetere è all’interno della vena, viene guidato i n una posizione appena fuori dal cuore con l’aiuto di un ecografo. Il protocollo stesso contempla la possibile manifestazione di segnali che indicano un inserimento improprio del catetere centrale: dal “sanguinamento rosso vivo dal sito di puntura” a “un cambiamento nei segni vitali del paziente”. Sarebbe davvero preoccupante un “cambiamento nei segni vitali” prima che il “paziente” nelle mani dello Stato sia messo a morte per mano dello Stato! Se dovesse accadere una seconda volta nella vita di Thomas Eugene Creech il fallimento della sua morte, lo Stato dell’Idaho ha comunque predisposto una terza via. L’anno scorso, il governatore repubblicano Brad Little ha firmato una legge che consente allo Stato di utilizzare un plotone di esecuzione per giustiziare i condannati quando l’iniezione letale non è disponibile. Il cerchio si chiude, via via, di mezzo in mezzo, si torna al punto di partenza, alla pena di morte crudele e inusuale, allo Stato-Caino.
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