USA - Utah. Quattro procuratori supportano l’abolizione della pena di morte
14 settembre 2021: Quattro procuratori supportano l’abolizione della pena di morte. Quattro procuratori distrettuali dello Utah, in rappresentanza di contee che comprendono il 57,5% della popolazione dello stato, hanno esortato il legislatore statale e il governatore dello Utah Spencer Cox a emanare una legislazione per abrogare e sostituire la pena di morte dello Utah. In una lettera aperta a Cox e al Parlamento pubblicata il 14 settembre 2021, il procuratore distrettuale della contea di Salt Lake, Sim Gill, il procuratore della contea di Grand, Christina Sloan, il procuratore della contea di Summit, Margaret Olson e il procuratore della contea di Utah, David Leavitt - due repubblicani e due democratici – hanno definito la pena capitale “un grave difetto” nel funzionamento della legge “che crea responsabilità improprie nei confronti delle vittime, dei diritti processuali degli imputati, e per la cosa pubblica”. I quattro pubblici ministeri hanno scritto: “La pena di morte nello Utah oggi è una sentenza permanente e irreversibile all'interno di un sistema imperfetto. Non riesce a scoraggiare la criminalità. Ritraumatizza le vittime. Si applica in modo sproporzionato alle minoranze. È costoso. E rende coercitivi i patteggiamenti”. Approvando la legislazione proposta l'8 settembre dai due parlamentari repubblicani Lowry Snow e Daniel McCay, i pubblici ministeri hanno affermato che "ll Parlamento renderebbe un miglior servizio allo Stato se sostituisse la pena di morte con una pena di ergastolo con libertà condizionale non prima di 45 anni o, in subordine, non prima di 25 anni”. I pubblici ministeri hanno commentato la loro lettera in una conferenza stampa. Notando che, negli Stati Uniti, da quando la pena capitale è ripresa negli anni '70 per ogni 9 esecuzioni compiute un imputato è stato riconosciuto innocente dopo la condanna a morte, Gill ha affermato: "Se un pilota d’aereo facesse bene solo il 90% degli atterraggi, diremmo che quella persona non dovrebbe volare". Leavitt è stato più schietto. "La pena di morte", ha detto, "è semplicemente una grande bugia che diciamo a noi stessi per aiutarci a credere che stiamo facendo la differenza". Snow e McCay, che già in altre occasioni avevano sottolineato l'impatto negativo della pena di morte sui familiari delle vittime, sono tornati sull’argomento. Olson ha detto: “Contrariamente a quello che si dice, ossia che la pena di morte aiuta i parenti delle vittime a “chiudere un capitolo doloroso, la lunghezza degli appelli, previsti e garantiti dalla Costituzione, significa che una condanna a morte impiegherà decenni per essere comminata ed eventualmente, se mai, applicata. … Dal 2000, nel braccio della morte sono morti più uomini di vecchiaia nello Utah che per esecuzione”. La lettera aperta ha anche affrontato direttamente la questione della discriminazione razziale. La popolazione dello Utah è composta per oltre l'86% da bianchi, ma nel braccio della morte il 42,9% dei detenuti è di colore. La lettera afferma che le prime due persone giustiziate nel territorio dello Utah erano nativi americani e due delle sette persone giustiziate nello Utah dal 1977 ad oggi erano nere. "A parità di reato, nello stato dello Utah le minoranze razziali hanno maggiori probabilità di essere giustiziate rispetto ai bianchi". Attualmente tra le 7 persone detenute nel braccio della morte ci sono un nero, un latino e un nativo americano. I pubblici ministeri hanno anche affrontato quello che hanno descritto come "l'impatto intrinsecamente coercitivo" della pena di morte sui patteggiamenti. "La necessità di un imputato di contrattare per la propria vita nella cultura legale di oggi... dà ai già potenti pubblici ministeri un ulteriore potere, troppo potere, per costringere un imputato a confessare senza nemmeno fare il processo", afferma la lettera. Leavitt ha dichiarato all'agenzia di stampa KSL di Salt Lake City: "Vogliamo davvero vivere in una società in cui il governo minaccerà di ucciderci a meno che non accettiamo di trascorrere il resto della nostra vita in prigione, e allo stesso tempo permettiamo al governo di non dover nemmeno fare un processo pubblico per dimostrare il suo caso contro di noi?" I pubblici ministeri concludono la loro lettera con un invito ad aggiungere al codice penale l’opzione di ergastolo con la condizionale non prima di 45 anni. "Come pubblici ministeri, non cerchiamo pietà per gli assassini, ma giustizia per le persone", spiegano. “Ergastolo con la condizionale non prima di 45 anni significherà che se un criminale mai uscirà, lo farà solo al tramonto della vita. Ciò proteggerà la collettività e, per quanto possibile, fornirà una piccola misura di giustizia per ciò che quella persona ha portato via”. I pubblici ministeri comunque, in subordine, ricordano al legislatore che pene alternative alla condanna a morte potrebbero essere l’all’ergastolo senza condizionale, o con la condizionale non prima di 25 anni. Gill ha spiegato perché l’opzione “45 anni” sia, secondo loro, da privilegiare. “Ho parlato con troppe vittime che hanno detto: “appena 25 anni? È tutto ciò che possiamo aspettarci?” 45 anni invece significa che prendiamo sul serio la questione. Ciò riconosce la gravità del danno e il tipo di responsabilità che le vittime cercano". La lettera è stata rilasciata meno di una settimana dopo che i due parlamentari repubblicani hanno annunciato un rinnovato sforzo per abrogare la pena di morte, e che Leavitt ha annunciato che nella sua contea non chiederà più condanne a morte. La lettera dei pubblici ministeri ha fatto eco ai sentimenti espressi dai parlamentari Snow e McCray, secondo i quali la pena di morte "crea false aspettative per la società, crea false aspettative per le vittime e le loro famiglie e aumenta il costo per lo stato dello Utah e per gli stati che hanno ancora la pena capitale”.
https://deathpenaltyinfo.org/news/four-utah-prosecutors-urge-legislature-to-repeal-death-penalty (Fonti: DPIC, 14/09/2021)
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