IRAN - I giudici bloccano il conto bancario dei familiari di Nasrin Sotoudeh.
27 luglio 2020: I giudici bloccano il conto bancario dei familiari di Nasrin Sotoudeh. Il marito di Nasrin Sotoudeh, Reza Khandan, il 27 luglio 2020 ha dichiarato al Center for Human Rights in Iran (CHRI) che la magistratura ha bloccato il suo conto corrente, rendendogli difficile assistere la moglie in carcere. "Le autorità iraniane hanno visto che la detenzione di Nasrin Sotoudeh e di altri difensori dei diritti umani non mettono a tacere le richieste di diritti civili e politici fondamentali, quindi aumentano la pressione su di loro attraverso azioni stragiudiziali sui loro familiari", ha dichiarato Hadi Ghaemi, direttore di CHRI. Anche il direttore di IHR, Mahmood Amiry Moghaddam, ha preso posizione: "I leader della Repubblica islamica che non sono riusciti a mettere a tacere Nasrin Sotoudeh condannandola a 38 anni di prigione e 148 frustate, ora hanno fatto ricorso al congelamento illegale dei suoi conti bancari per esercitare pressioni sulla sua famiglia. Se non ci sarà una risposta adeguata da parte della comunità internazionale, questo diventerà un metodo sistematico per mettere sotto ulteriore pressione altri difensori dei diritti umani". In un'intervista a CHRI, Khandan ha spiegato: “L'account presso la Pasargard Bank di Teheran è stato bloccato nel maggio 2020 per ordine della Procura di Teheran, ma l'ho scoperto solo recentemente. Non ci hanno informato. La banca non ha nemmeno inviato un SMS". I tentativi di Khandan e dell'avvocato di Sotoudeh per riprendere il controllo dei fondi sono falliti. Il 27 luglio 2020, il marito di Sotoudeh ha scritto su Facebook: "Riteniamo che l'azione del procuratore sia volta a mettere pressione economica e ferire finanziariamente la famiglia in un momento di crisi e collasso economico a causa dell'incompetenza e inadeguatezza del governo e delle istituzioni al potere. Non staremo in silenzio di fronte a tali azioni disumane". "Penso che le autorità non siano soddisfatte della punizione inflitta a Nasrin, soprattutto quando, nonostante le loro aspettative, l’ultima volta che era stata scarcerata non si era “adeguata”. Sotoudeh è stata incarcerata dal 2010 al 2013, scontando tre anni di una condanna a sei anni per la sua difesa pacifica dei diritti umani e la sua appartenenza al Defenders of Human Rights Center. Dopo la sua liberazione, ha ripreso le sue attività. Khandan ha continuato: "Questa è l'indicazione nella lettera del ministero dell'intelligence del febbraio 2018 che ho visto nel fascicolo di Nasrin al momento del suo ultimo arresto nel giugno 2018. La lettera affermava che Nasrin aveva una precedente condanna ed era stata trattata misericordiosamente dallo stato, ma si era rifiutata di interrompere le sue azioni contro lo stato, quindi avrebbe dovuto essere nuovamente arrestata. “Questo comportamento è un messaggio per i diritti civili e per gli attivisti politici e dei diritti umani che se fanno qualcosa, la prigione è il minimo che dovranno affrontare. Le autorità pensano che la prigione abbia perso la sua efficacia e che i dissidenti riprendano le loro attività non appena escono di prigione. Vogliono inviare un messaggio a coloro che sono disposti ad andare in prigione. "Quello che abbiamo da dire è che non faremo un passo indietro. Non avrà alcun impatto su di noi. Ma molti altri prigionieri potrebbero essere colpiti e le loro famiglie potrebbero andare in pezzi se i loro risparmi venissero confiscati”. Nasrin Sotoudeh è attualmente detenuta nella prigione di Evin, condannata a 38 anni di carcere, con la possibilità di libertà condizionata non prima di 12 anni. INasrin Sotoudeh (scritto anche Sotoodeh) è una avvocatessa per i diritti umani in Iran. Nata nel 1963 a Langarūd (anche Langarood), una piccola città sulle coste del Mar Caspio, dopo essersi laureata in una delle più prestigiose università iraniane, la Shahid Beheshti University di Teheran, nel 1995 ha superato l'esame di avvocato, ma ha dovuto attendere altri otto anni per ottenere il permesso di esercitare la professione legale. Come avvocato ha rappresentato attivisti e politici dell'opposizione iraniana incarcerati a seguito delle contestate elezioni presidenziali iraniane del giugno 2009 e dei prigionieri condannati a morte per crimini commessi quando erano minorenni. Tra i suoi clienti c'erano il giornalista Isa Saharkhiz, il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi e Heshmat Tabarzadi, capo del gruppo di opposizione messo fuori legge “National Democratic Front”. Ha anche rappresentato donne arrestate per essersi mostrate in pubblico senza hijab. È sposata, ed ha due figli. Il 28 agosto 2010, le autorità iraniane hanno fatto irruzione e perquisito l'ufficio di Sotoudeh. All'epoca, Sotoudeh rappresentava Zahra Bahrami, una donna con doppia cittadinanza olandese-iraniana accusata di reati “contro la sicurezza dello stato”. Il 4 settembre 2010 Sotoudeh è stata arrestata e condotta alla prigione di Evin (a Teheran). Il 9 gennaio 2011 è stata condannata a 11 anni per accuse che includono "attività contro la sicurezza nazionale" e "propaganda contro il regime". Inoltre, le è stato proibito di praticare la legge e di lasciare il paese per 20 anni. A metà settembre 2011, una corte d'appello ha ridotto la pena detentiva Sotoudeh a sei anni; e il divieto di esercitare la professione forense è stato ridotto a dieci anni. Dopo due lunghi scioperi della fame, e un forte interessamento della comunità internazionale, Sotoudeh è stata rilasciata il 18 settembre 2013 assieme ad altri dieci prigionieri politici, tra cui il leader dell'opposizione Mohsen Aminzadeh, pochi giorni prima di un discorso del presidente iraniano Hassan Rouhani alle Nazioni Unite. Nessuna spiegazione ufficiale è stata data per il suo rilascio anticipato. Sotoudeh ha iniziato la sua carriera presso l'ufficio legale del Ministero dello Sviluppo Urbano, e dopo due anni è entrata a far parte della sezione legale della banca statale Tejarat. Sotoudeh ha iniziato ad occuparsi dei diritti delle donne curano una raccolta di interviste, relazioni e articoli per la rivista Daricheh. Il caporedattore della pubblicazione ha respinto la raccolta, circostanza che sembra abbia aumentato la determinazione di Sotoudeh. È stata nuovamente arrestata il 13 giugno 2018, questa volta con l’accusa di spionaggio, diffusione di propaganda e denigrazione del leader supremo dell'Iran, Ali Khamenei. Il 22 agosto 2018, 60 membri del Parlamento europeo hanno invitato il presidente iraniano Hassan Rouhani a lavorare con forza per la "liberazione incondizionata" di Sotoudeh. Il 6 marzo 2019, è stata condannata in contumacia, dopo aver rifiutato di partecipare al processo dinanzi alla corte rivoluzionaria islamica di Teheran perché non le è stato consentito di scegliersi un avvocato di fiducia. È stata accusata di una serie di reati, tra cui essere membro di un'organizzazione per i diritti umani e alimentare la "corruzione e la prostituzione". L'11 marzo, il giudice Mohammad Moqiseh, intervistato dall’agenzia filogovernativa IRNA, ha detto che la donna era stata condannata a 7 anni, cinque per aver messo in pericolo la sicurezza del Paese e due per aver offeso Khamenei. Altre fonti hanno riportato che era stata condannata a 10 anni e 148 frustate, più altre 6 condanne concorrenti per un totale di 38 anni. Il 12 marzo, il marito di Sotoudeh, Reza Khandan, aveva dichiarato che la moglie avrebbe scontato solo la pena più alta, ossia i 10 anni inferti per “incoraggiamento alla corruzione e alla dissolutezza”. Di solito in Iran nei casi di condanne per capi d’imputazione multipli si sconta la pena più alta, che assorbe le pene inferiori. Prima che la sentenza fosse resa pubblica, il vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Kate Gilmore, aveva avuto il permesso di visitare Sotoudeh. Quella della Gilmore è stata la prima visita che le autorità iraniane hanno autorizzato in molti anni di tentativi dei vari Investigatori per i diritti umani delle Nazioni Unite. L’attuale Alto Commissario con la delega per l’Iran, Javaid Rehman, non è mai riuscito ad ottenere il visto d’ingresso nel paese, e men che mai è riuscito a visitare un carcere. L'11 marzo 2019 Rehman ha sollevato il caso di Sotoudeh al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, affermando che era stata "dichiaratamente condannata per accuse relative al suo lavoro e che avrebbe dovuto affrontare una lunga pena detentiva". Del caso Sotudeh Nessuno tocchi Caino si è occupato anche il 15/03/2019, il 28/11/2019, il 18/03/2020, il 30/03/2020 e il 22/05/2020.
https://www.iranhumanrights.org/2020/07/judiciary-blocks-nasrin-sotoudehs-bank-account-cutting-off-funds-for-family/
https://iranhr.net/en/articles/4353/ (Fonti: IHR, iranhumanrights.org)
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