TEXAS (USA): EDGAR TAMAYO GIUSTIZIATO TRA LE PROTESTE DEL MESSICO
22 gennaio 2014: Edgar Tamayo è stato giustiziato in Texas. Tamayo, 46 anni, messicano, aveva attirato l’attenzione dei media internazionali dopo che a più riprese il governo messicano aveva chiesto agli Stati Uniti di non procedere con l’esecuzione.
Il Messico, attraverso il suo ambasciatore negli Usa e il Ministro degli Esteri, si era rivolto, con passi formali, sia al governo federale sia al Governatore del Texas.
Tamayo, immigrato clandestinamente dal Messico, era stato condannato a morte nel novembre 1994 con l’accusa di aver ucciso a Huston, il 3 gennaio dello stesso anno, il poliziotto Guy Gaddis, 28 anni. Era stato appurato che al momento dell’arresto non erano scattate per lui le garanzie previste dal Trattato di Vienna sulle Relazioni Consolari. La Convenzione di Vienna è un accordo internazionale che risale al 1963, e che è stato sottoscritto da 166 paesi, compresi gli Stati Uniti. L’art. 36 della Convenzione prevede che quando un cittadino straniero viene arrestato, le autorità locali devono informarlo esplicitamente che ha il diritto che dell’arresto vengano informate le autorità consolari del suo paese, e che ha diritto a ricevere assistenza legale nella propria lingua dal proprio consolato.
La battaglia sulla Convenzione di Vienna va avanti da molti anni. Il 31 marzo 2004 la Corte Penale Internazionale dell’Aia aveva ordinato agli Usa di sospendere tutte le esecuzioni degli allora 52 cittadini messicani detenuti nei bracci della morte Usa, la maggior parte dei quali in quello del Texas. Proprio il Texas rifiutò di applicare la sentenza del tribunale dell’Aia, sostenendo che gli accordi sottoscritti dal governo federale, quando contrastano con le leggi preesistenti nei singoli stati, non sono vincolanti. Questa impostazione venne confermata nel 2008 dalla Corte Suprema degli Usa. Da allora, ogni volta che si prospetta l’esecuzione di un cittadino messicano, è il Segretario di Stato Usa (l’equivalente del Ministro degli Esteri) a rivolgersi al Governatore del Texas raccomandando un provvedimento di clemenza, argomentando che, al di la della giusta autonomia che deve essere riconosciuta ai singoli stati, il non rispettare gli accordi internazionali rischia di riverberarsi sui cittadini statunitensi che incappassero in problemi giudiziari all’estero, compresi i militari. Nemmeno questo argomento ha mai indotto il governatore del Texas (Rick Perry è governatore dal Texas ininterrottamente dal 2001) a derogare ai suoi principi di inflessibilità. Da allora, 3 dei 52 cittadini messicani che si erano rivolti al tribunale dell’Aia sono stati giustiziati: Jose Medellin nel 2008, Humberto Garcia nel 2011, e oggi Tamayo.
Tamayo diventa il 1° giustiziato di quest’anno in Texas, il 509°, il 270° da quando Rick Perry è diventato governatore nel 2001, il 4° dell’anno negli USA, e il giustiziato n° 1363 da quando, il 17 gennaio 1977, gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni. (Fonti: Associated Press & Rick Halperin, 22/01/2014)
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