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USA: SEMPRE PIÙ MEDIA CONTRARI ALLA PENA DI MORTE
3 gennaio 2013: il recente “Rapporto di fine anno” del Death Penalty Information Center è stato ripreso da molte testate Usa e internazionali. Come segnala il sito del DPIC, il Rapporto, un classico del movimento abolizionista statunitense, è stato commentato dal Washington Post, dal Wall Street Journal, dal Los Angeles Times, la Associated Press, la Reuters, il New York Times, la CNN, e centinaia di altre testate locali. Sono andati in onda servizi sulle principali reti nazionali NPR, MSNBC, e CBS Radio, e molti quotidiani hanno ripreso i dati principali del Rapporto in loro editoriali incentrati sul calo delle condanne a morte, il calo delle esecuzioni, la concentrazione geografica nel Sud degli stati che le compiono e degli stati che ancora applicano attivamente la pena di morte, e più in generale il cambiamento di mentalità che sta avvenendo nel paese.
Un editoriale del Virginian-Pilot ha detto che “le statistiche indicate dal Rapporto segnalano che la pena di morte è arrivata ad un punto di svolta”, e ne ha chiesto l’abolizione perché “molti studi ne hanno dimostrato l’inefficienza nel ridurre il tasso di criminalità, mentre il denaro che se ne risparmierebbe potrebbe venir usato per la prevenzione, e per riaprire i casi irrisolti”.
In Texas l’Amarillo Globe ha espresso riserve sugli alti costi della pena di morte, in Alabama l’Anniston Star ha definito “barbarica” la pena di morte, e il New York Times ha detto che “dovrebbe essere abolita”. Ancora in Texas, un editoriale del Fort Worth Star-Telegram ha invitato i texani a rivedere la propria posizione tradizionalmente molto favorevole alla pena di morte “in un’epoca in cui buona parte del paese sta rivalutando tutti i temi della pena di morte, è opportuno che i texani riconsiderino se ci sia qualcosa di cui vantarsi nell’essere i numeri 1 nella pena di morte… la discussione sulla pena di morte, sui suoi aspetti legali, morali, fisici e pratici, dovrebbe continuare, specialmente in considerazione di quelli che sono gli evidenti limiti che continuano ad emergere dal sistema giudiziario". (Fonti: DPIC, 03/01/2013)
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