SUDAN: OTTO CONDANNE A MORTE IN DARFUR
23 gennaio 2012: quattro uomini e quattro donne del distretto di Kass, nel Sud Darfur, sono stati condannati a morte in relazione allo stupro di una ragazza 18enne del Darfur, commesso lo scorso 12 gennaio.
La ragazza, del distretto di Greater Kass, sarebbe stata stuprata dai quattro uomini, ma la violenza sarebbe stata ideata dalle quattro donne, arrabbiate perché la vittima aveva una relazione con un uomo, marito separato di una delle quattro donne.
Il 12 gennaio la giovane sarebbe stata raggiunta nella sua abitazione di Kass da due soldati in abiti civili e due civili, che avrebbero detto di doverla arrestare e portare alla stazione di polizia di Kass.
Il padre della ragazza avrebbe chiesto di vedere il mandato, ma gli uomini si sarebbero rifiutati, portando via la giovane con la forza.
Tre ore dopo la ragazza sarebbe tornata a casa con la testa completamente rasata, dicendo di essere stata stuprata da tre uomini in una vallata del distretto Kass-Est.
Il Padre della giovane presentò denuncia alla polizia, come riportato da Radio Dabanga il 14 gennaio.
La polizia interrogò gli uomini e portò subito il caso nel tribunale locale, messa sotto pressione dalla locale comunità araba (Janjaweed).
Durante il processo sarebbe emerso che la giovane aveva una relazione con l’uomo separato. La giovane avrebbe ammesso di aver avuto con lui due incontri sessuali consenzienti.
L’uomo le avrebbe detto di volerla sposare. La moglie separata, insieme ad altre tre donne, si sarebbe così tanto infuriata da ideare lo stupro, pagando per questo i quattro uomini, che avrebbero ammesso in aula di aver ricevuto ciascuno 50 pound sudanesi.
Una nona persona (dall’apparenza un poliziotto) che avrebbe rasato la donna, è stato condannato a cinque anni di carcere.
In base alla sentenza del giudice, la ragazza ha subito 100 colpi di frusta per la relazione sessuale impropria con l’uomo separato, che non è stato riconosciuto colpevole e non è comparso in aula.
Radio Dabanga ha appreso che tutti i condannati possono presentare appello all’Alta Corte di Nyala. (Fonti: radiodabanga.org, 26/01/2012)
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