|
|
Il Parlamento iraniano (Majlis) |
|
IRAN. PARLAMENTO DISCUTE PENA DI MORTE PER GLI APOSTATI
5 febbraio 2008: il Parlamento iraniano sta discutendo un progetto di legge che, per la prima volta nella storia dell’Iran, stabilisce la pena di morte per apostasia.
“In passato, la condanna a morte è stata emessa ed eseguita in alcuni casi di apostasia, ma mai era stata inserita nella legislazione del paese”, ha dichiarato Joseph Grieboski, presidente dell’Istituto sulle Politiche Religiose e Pubbliche, con sede a Washington.
Sebbene la Sharia punisca con la morte l’apostasia, la legge iraniana non ha finora stabilito la condanna a morte per questo tipo di “reato”. Da questo punto di vista quindi, il progetto in esame metterebbe i codici iraniani in linea con la legge islamica.
Stabilendo la pena di morte per l’apostata-uomo e il carcere per l’apostata-donna, il progetto di legge individua due tipi di apostasia: innata o di origine parentale. Nel primo caso, l’apostata ha genitori musulmani, si dichiara musulmano e da adulto abbandona la sue fede di origine; nel secondo, l’apostata ha genitori non musulmani, diventa musulmano da adulto e poi abbandona la fede.
L’articolo 225-7 del progetto di legge stabilisce che “la punizione nel caso di apostasia innata è la morte”, mentre per l’articolo 225-8 “la punizione nel caso parentale è la morte, tuttavia dopo la sentenza finale, per tre giorni il condannato sarà invitato a tornare sulla retta via ed incoraggiato a ritrattare. In caso di rifiuto, la condanna a morte verrà eseguita.”
“Questa revisione del codice penale costituisce una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo da parte di un regime che ha oppresso ripetutamente le minoranze, soprattutto quelle religiose”, ha commentato Grieboski, aggiungendo che “si tratta di una minaccia non solo per i Cristiani convertiti dall’Islam, ma anche per le minoranze considerate apostate dalla maggioranza Shiita, come i Baha'i”. (Fonti: AINA.org, CWNews.com, Religious Intelligence, 05/02/2008)
|