CINA. L’ONU CHIEDE PIU' TRASPARENZA SULLA PENA DI MORTE
2 settembre 2005: Louise Arbour, Alto commissario Onu per i Diritti Umani, ha chiesto alla Cina di fornire ''maggiori informazioni'' sulla pratica della pena di morte nel paese. La richiesta è stata avanzata nel corso della conferenza stampa che la Rappresentante Onu ha tenuto al termine di una visita di cinque giorni in Cina, paese in cui il numero delle condanne capitali emesse ed eseguite è coperto dal segreto di stato.
E’ inoltre necessario che tutte le sentenze vengano comminate all' interno di un quadro legale chiaramente definito, ha detto la Arbour, che ha salutato con favore l' annunciata decisione di restituire alla Corte Suprema cinese il potere esclusivo di approvare le condanne a morte, come è stato fino al 1983, quando il potere di emettere gli ordini di esecuzione è stato concesso anche alle Alte Corti delle Province, in genere meno rigorose.
L’Alto commissario Onu si è detta ''cautamente ottimista'' sulla possibilita' che in Cina si registrino significativi passi in avanti in relazione ai diritti umani, pur non nascondendo che ''su alcuni terreni'' la situazione e' ''stagnante o in regresso''.
Negli oltre due anni nei quali e' stata al potere la ''nuova generazione'' di comunisti cinesi guidata dal presidente Hu Jintao e dal primo ministro Wen Jiabao, i controlli sulla stampa e sulle organizzazioni non governative sono stati rafforzati, mentre dissidenti e rappresentanti delle minoranze etniche uighura e tibetana hanno continuato a essere incarcerati e, in alcuni casi, uccisi.
Rispondendo alla domanda di un giornalista cinese, la Arbour si e' dichiarata in disaccordo con la concezione dei diritti umani esposta dal consigliere di stato Tang Jiaxuan. Quest’ultimo ha affermato, in una dichiarazione largamente riportata dalla stampa cinese, che ''ogni paese deve scegliere il suo modo specifico di difendere i diritti umani basandosi sulla sua situazione nazionale''. Per la Cina questo ''modo specifico'' e' quello di mettere al primo posto la stabilita' politica ed il benessere materiale di una popolazione vasta e in larga parte ancora povera anche se questo va a scapito dei diritti dell' individuo.
''Ci sono degli standard internazionali che devono essere rispettati. Non si puo' dire: 'ognuno faccia nel modo che crede''', ha detto la Arbour.
Sul secondo punto, l’Alto commissario ha detto di pensare esattamente l' opposto, e cioe' che ''la stabilita' viene dal consenso''.
La Arbour ha precisato che il suo ottimismo viene dalla constatazione della ''crescita della societa' civile'' cinese, che ''sara' utile nel far avanzare in questo paese i diritti umani''. Il governo cinese, ha proseguito il commissario, si sta muovendo per ''rimuovere gli ostacoli'' che al momento gli impediscono di ratificare il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. In particolare, secondo la Arbour, la Cina sta definendo ''l' infrastruttura legale'' che potrà poi consentire una graduale affermazione dei diritti umani. (Fonti: Ansa, 02/09/2005)
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