INDIA: 561 PRIGIONIERI NEL BRACCIO DELLA MORTE, NUMERO RECORD IN 19 ANNI
11 febbraio 2024: Il numero di prigionieri nel braccio della morte è salito in India a 561 nel 2023, il più alto in 19 anni. In precedenza, il numero più elevato di persone nel braccio della morte era di 563 nel 2004, sulla base dei dati del National Crime Records Bureau (NCRB). L'aumento potrebbe essere dovuto a una combinazione di ragioni: la bassa disponibilità delle corti d'appello e la propensione dei tribunali di primo grado a emettere condanne a morte. Secondo il rapporto annuale sulla pena di morte in India redatto dal Progetto 39A della National Law University di Delhi, i tribunali di primo grado hanno emesso 120 condanne a morte nel 2023, mentre altre sono pendenti per casi precedenti. Sebbene il numero delle condanne a morte sia diminuito (156 nel 2016), alla fine del 2023 erano pendenti davanti alle alte corti 303 casi che coinvolgevano 488 prigionieri. Si tratta del livello più alto dal 2016. In una tendenza che continua dal 2019, i crimini riguardanti reati sessuali hanno costituito la maggior parte dei casi di pena di morte nei tribunali di primo grado. Nel 2023, circa 64 persone (53%) sono state condannate a morte per reati sessuali. Un dato in aumento rispetto ai 27 prigionieri condannati a morte nel 2016. Nel 75% dei casi, i tribunali hanno emesso la pena di morte quando il caso riguardava lo stupro e omicidio di una vittima di età inferiore a 12 anni. È importante sottolineare che il 2023 ha segnato il tasso più basso di conferme di condanne a morte da parte delle corti d’appello dal 2000, con una sola conferma da parte dell’Alta Corte del Karnataka. Le assoluzioni hanno dominato gli esiti dei casi di pena di morte nelle corti d’appello nel 2023. Il rapporto afferma: "La Corte Suprema e le alte corti hanno sollevato gravi preoccupazioni sulla natura scadente delle indagini e sulla scarsa qualità delle prove su cui si basano i tribunali di primo grado per giudicare e condannare a morte gli imputati. La Corte Suprema ha continuato la tendenza degli anni precedenti facendo affidamento sui rapporti del carcere relativi a condotta e valutazione psichiatrica degli imputati per commutare le condanne a morte di tre prigionieri, in due casi”. In contrasto con la crescente preoccupazione delle corti d’appello per la mancanza di informazioni sugli imputati nel decidere la sentenza, i tribunali di primo grado nel 2023 hanno continuato a imporre condanne a morte in stragrande maggioranza (nell’87% dei casi) senza ottenere da parte dello Stato le necessarie relazioni sulle circostanze attenuanti. Questi dati indicano un divario sempre più ampio tra gli sforzi delle corti d’appello per migliorare la capacità istituzionale di amministrare la pena di morte e il persistente problema legato alle sentenze capitali nei tribunali di primo grado. Nel 2022, la Corte Suprema ha chiesto alla sua sezione costituzionale di stabilire linee guida per la definizione di condanne efficaci e significative nei casi capitali. (Fonte: TNN, 10/02/2024)
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