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Tangaraju Suppiah (Twitter) |
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SINGAPORE: GIUSTIZIATO PER IL TRAFFICO DI 1 KG DI CANNABIS
26 aprile 2023: Le autorità di Singapore hanno impiccato il 26 aprile 2023 Tangaraju Suppiah, un 46enne di origini indiane che era stato dichiarato colpevole nel 2018 del traffico di oltre 1 kg di cannabis. L’esecuzione ha avuto luogo nonostante gli appelli per la grazia dell'ultimo minuto da parte della sua famiglia e di numerosi attivisti. La sua famiglia ha detto di aver ricevuto il certificato di morte di Tangaraju, ha scritto su Twitter l'attivista contro la pena di morte Kirsten Han. Un portavoce del servizio penitenziario di Singapore ha dichiarato all'agenzia di stampa AFP che la sentenza è stata eseguita nella prigione di Changi, nella parte orientale dell'isola. Tangaraju Suppiah era stato condannato a morte nel 2018 per favoreggiamento del tentato traffico di poco più di 1 kg di cannabis. Secondo il giudice, Tangaraju aveva usato lo stesso numero di telefono utilizzato per comunicare con dei trafficanti che tentavano di introdurre la droga a Singapore. La famiglia di Tangaraju e gli attivisti avevano sostenuto che al 46enne non fosse stata fornita un'adeguata consulenza legale e che gli fosse stato negato l'accesso a un interprete tamil mentre veniva interrogato dalla polizia. Il vicedirettore di Human Rights Watch (HRW) per l'Asia, Phil Robertson, ha deplorato l'esecuzione e ha affermato che le prove contro Tangaraju erano "tutt'altro che chiare - dal momento che non è mai davvero entrato in contatto con la marijuana in questione, è stato interrogato dalla polizia senza un avvocato e gli è stato negato l'accesso a un interprete tamil quando ne ha chiesto uno”. Amnesty International ha descritto l'esecuzione come "illegale" e ha affermato che il procedimento "ha violato il diritto e gli standard internazionali". L'esecuzione è stata la prima a Singapore in sei mesi, dopo le 11 esecuzioni dell'anno scorso. Un numero crescente di singaporiani esprime preoccupazione per l'uso della pena di morte obbligatoria nei casi di droga. L'impiccagione dello scorso anno di Nagaenthran Dharmalingam ha provocato forti proteste, che raramente si vedono nella città-stato. Singapore sostiene che la sua posizione dura costituisca un deterrente contro il traffico di droga. Rispondendo a un appello del tycoon britannico Richard Branson in favore di Tangaraju, il governo ha affermato che le accuse sono state dimostrate oltre ogni ragionevole dubbio e che il chilogrammo di cannabis sarebbe stato “sufficiente ad alimentare la dipendenza di circa 150 consumatori per un settimana". Le autorità hanno ribadito la necessità di politiche intransigenti. "Il nostro approccio ha funzionato per noi e continueremo a tracciare il nostro percorso in base a ciò che è nel migliore interesse dei singaporiani", ha dichiarato il Ministero degli Affari Interni. Dobby Chew, coordinatore esecutivo dell'Anti Death Penalty Asia Network (ADPAN), ha affermato che le recenti esecuzioni hanno sollevato notevoli preoccupazioni. Nagaenthran è stato giustiziato anche se il suo QI suggeriva una disabilità intellettiva, ha osservato Chew, mentre Kalwant Singh è stato impiccato nel luglio dello scorso anno dopo aver collaborato con le autorità, infine i presunti complici di Tangaraju che sono stati catturati con la droga sono stati condannati al carcere o prosciolti. "Nessuna di queste persone ha svolto un ruolo importante nel grande schema delle operazioni di traffico di droga a Singapore, eppure sono state uccise con il pretesto che fosse necessario proteggere Singapore", ha detto Chew ad Al Jazeera. Le Nazioni Unite affermano che i Paesi mantenitori della pena di morte dovrebbero applicarla solo per i reati più gravi, che non includono i reati di droga. Le Nazioni Unite il 25 aprile hanno esortato Singapore a fermare l'esecuzione di Tangaraju. "L'uso continuato della pena di morte da parte di Singapore per il possesso di droga è un oltraggio ai diritti umani che fa indietreggiare gran parte del mondo che si chiede se l'immagine della Singapore moderna e civilizzata sia solo un miraggio", ha affermato Robertson di HRW. La vicina Malesia ha recentemente approvato riforme legali per eliminare la condanna a morte obbligatoria per diversi reati, inclusi reati di droga, e attribuire ai giudici il potere discrezionale in merito alla condanna. Attualmente ha una moratoria sulle esecuzioni. (Fonti: AL JAZEERA, 26/04/2023)
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