ZAMBIA: INSEGNANTE CONDANNATO ALL’IMPICCAGIONE PER L’OMICIDIO DELLA EX MOGLIE
9 giugno 2021: L'Alta Corte di Lusaka, nello Zambia, ha condannato all’impiccagione Kenneth Makina, un insegnante, per l'omicidio della sua ex moglie Charity Jikubi, ha riportato The Mast il 9 giugno 2021. Makina è stato inoltre condannato a 25 anni di carcere per aver ferito il suo proprietario di casa Eustace Kapotwe, docente presso la Zambia Open University. Il giudice Pixie Yangailo ha ordinato che le sentenze decorrano contemporaneamente dalla data dell'arresto, avvenuto il 13 febbraio 2019. In quella data Makina avrebbe ucciso Jikubi, un agente di polizia, che era andata a recuperare un guardaroba che aveva lasciato nell’abitazione dell’ex marito, sparando inoltre alla gamba destra di Kapotwe, con l’intenzione di causargli gravi lesioni. In sua difesa, Makina ha affermato di essere stato attaccato da Jikubi, da sua nipote, dal padrone di casa e da un falegname, quando la sua ex moglie era andata a riprendersi l'armadio. Ha detto di averle permesso di entrare in casa per smontare l'armadio, ma in seguito la donna avrebbe iniziato a insultarlo. Makina avrebbe allora detto alla sua ex di smettere di offenderlo, mentre il suo padrone di casa lo avrebbe aggredito nel tentativo di spingerlo dentro casa, a quel punto l’imputato ha avuto paura che Jikubi potesse usare contro di lui lo spray al peperoncino e avrebbe sparato alla gamba dell’uomo. Ha aggiunto che per paura che Jikubi usasse lo spray, ha sparato due volte alla mano della donna. Il giudice Yangailo ha respinto la tesi dell'autodifesa, dal momento che Makina non ha spiegato quale motivo avrebbe avuto il suo padrone di casa per attaccarlo, mentre in precedenza l’imputato aveva sostenuto che l’uomo si limitasse a proteggere Jikubi. Il giudice Yangailo ha affermato che anche i risultati dell’autopsia contraddicono la versione di Makina poiché mostrano che l’uomo ha sparato a Jikubi sulla spalla e sulla natica sinistra. Il giudice ha detto che la tesi della provocazione è ugualmente respinta poiché nessuno dei testimoni ha confermato che Jikubi avesse insultato Makina, per cui l’imputato è stato ritenuto colpevole rispetto alle accuse. In cerca di attenuanti, Makina ha detto di aver riflettuto sulle sue azioni mentre si trovava in custodia e che questi pensieri lo avrebbero perseguitato per il resto della sua vita. Ha chiesto al giudice di essere clemente, concedendogli la possibilità di cambiare. Emettendo la sentenza, il giudice Yangailo ha affermato che i crimini commessi da Makina sono diventati prevalenti nella società. Il giudice ha concluso che Jikubi voleva solo riprendersi un guardaroba e Makina l'ha uccisa per questo. Ha detto di aver osservato il comportamento dell’imputato durante il processo, notando che non sembrava pieno di rimorso o ferito dal fatto che qualcuno che conosceva personalmente e viveva con lui fosse morto a causa delle sue azioni. “Hai fornito la tua versione con tono di sfida e non sembravi consapevole della gravità delle accuse. Questa corte fallirebbe nel suo dovere se non emettesse una punizione adeguata che invii un messaggio chiaro alla società", ha affermato. "Tu (Makina) devi ora affrontare le conseguenze delle tue azioni poiché i crimini per i quali sei stato riconosciuto colpevole comportano l'ergastolo e la condanna a morte obbligatoria, in assenza di circostanze attenuanti". Il giudice Yangailo ha condannato l’imputato a 25 anni di reclusione con lavori forzati per atti commessi per causare lesioni gravi e all’impiccagione per omicidio commesso in assenza di circostanze attenuanti. “Possa il Signore avere pietà della tua anima; entrambe le sentenze decorrono contemporaneamente dalla data dell'arresto”, ha concluso il giudice. (Fonte: The Mast, 09/06/2021)
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