INDIA: PENA CAPITALE COMMUTATA
29 febbraio 2012: la Corte Suprema indiana ha commutato in lunga pena detentiva la condanna a morte di un uomo riconosciuto colpevole degli omicidi di sua moglie e dei suoi tre figli, commessi nel distretto Dewas dello Stato di Madhya Pradesh.
Per il collegio dei giudici, l’uomo ha commesso gli omicidi d’impulso, avendo sospettato di infedeltà la moglie.
Commutando la pena capitale in 21 anni di detenzione, i giudici hanno valutato che gli omicidi commessi da Brajendra Singh di sua moglie Aradhana e dei tre bambini non rientrano nella categoria dei crimini “più rari tra i rari”, che vengono puniti in India con l’impiccagione.
“Ha perso i suoi bambini, che ha cresciuto per anni, e anche sua moglie. Inoltre, non si tratta di un crimine premeditato ed il movente è debole. Si tratta di un crimine scaturito da sospetto e frustrazione”, è scritto nella sentenza.
“Le circostanze, esaminate nell’insieme, suggerirebbero in una certa misura l’esistenza di squilibrio mentale nell’imputato nel momento in cui ha commesso il crimine.”
I giudici AK Patnaik e Swatanter Kumar hanno così accolto l’appello di Singh contro la sua condanna a morte, che era stata confermata dall’Alta Corte del Madhya Pradesh.
La notte del 27 febbraio 2007, dopo una lite, Singh colpì più volte con un coltello Aradhna, dandola poi alle fiamme. Inoltre accoltellò i tre bambini, Varsha, Lokesh e Mayank, mentre dormivano profondamente.
Secondo Singh sarebbe stata sua moglie a darsi alle fiamme e accoltellare i piccoli dopo essersi rifiutata di mettere fine alla sua relazione illecita con un vicino di casa.
Tuttavia secondo i giudici l’accusa ha dimostrato che è stato Singh a commettere i tre omicidi.
Singh avrebbe commesso i crimini dopo aver sorpreso la moglie ed il vicino in una posizione compromettente. (Fonti: PTI, 29/02/2012)
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