ADPAN: MIGLIAIA DI GIUSTIZIATI IN ASIA DOPO PROCESSI INIQUI
6 dicembre 2011: un gruppo di irriducibili paesi asiatici sta sfidando la crescente tendenza mondiale contro la pena di morte e mette a morte migliaia di persone ogni anno al termine di processi iniqui.
Lo scrive Amnesty International insieme ai colleghi della Rete Asiatica contro la Pena di Morte (ADPAN) in un Rapporto dal titolo 'Quando manca la giustizia: Migliaia messi a morte dopo processi iniqui', denunciando come 14 paesi asiatici messi insieme eseguano piu' condanne a morte del resto dei paesi del mondo, descrivendo inoltre gli sforzi in atto per garantire processi equi in otto di quei paesi.
'Solo un piccolo numero di paesi in Asia ricorre ancora alla pena di morte ma questo fatto getta un'ombra sull'intero continente: date le numerose condanne alla pena capitale inflitte al termine di processi iniqui, innocenti vengono messi a morte', ha dichiarato Louise Vischer, coordinatrice dell' ADPAN.
Il Rapporto sollecita un'azione in favore di otto persone che rischiano l'esecuzione in Cina, Giappone, India, Indonesia, Malesia, Pakistan, Singapore e Taiwan. In ciascuno di questi casi, la condanna a morte e' 'stata inflitta dopo un processo iniquo e in sei su otto l'accusa si e' basata su prove estorte mediante tortura'.
'Le falle presenti nei sistemi giudiziari di molti di questi paesi creano una situazione per cui persone vengono messe a morte al termine di processi clamorosamente irregolari, in cui vi e' scarso o assente accesso all'assistenza legale e si puo' essere condannati persino dopo essere stati obbligati a confessare con la tortura', ha sottolineato Catherine Baber, vicedirettrice di Amnesty International per l'Asia e il Pacifico.
L’ADPAN, rete indipendente per l’eliminazione della pena di morte nella Regione dell’Asia-Pacifico, si è costituita nel 2006.
È indipendente da governi oltre che da un punto di vista politico-religioso. Tra i suoi membri compaiono avvocati, ONG, gruppi della società civile, difensori dei diritti umani e attivisti di 23 diversi Paesi. (Fonti: Amnesty International, Asca, 06/12/2011)
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