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In Cina gli imputati vengono spesso mostrati in catene agli spettatori |
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CINA. EX GIUDICE CHIEDE MENO CONTROLLO SULLA MAGISTRATURA
21 gennaio 2008: Minore controllo sulla magistratura cinese da parte del Partito, processi capitali pubblici e maggiore approfondimento dei media sul tema della pena di morte, oltre che protezione per gli avvocati difensori. Queste le richieste avanzate da un ex giudice della Corte Suprema del Popolo cinese, Xuan Dong, che oggi svolge la professione di avvocato difensore.
Nei 10 anni trascorsi alla Corte Suprema – che ha lasciato nel 2000 - Xuan ha contribuito a mandare a morte circa 1.000 persone.
L’ex giudice dice che, in quel periodo, ha dovuto sopportare in silenzio condanne a morte ordinate dal Partito nei confronti di persone che quasi mai meritavano questo tipo di pena, spesso sulla base di confessioni che Xuan sapeva essere estorte sotto tortura.
Sempre mantenendo il silenzio, ha visto avvocati difensori picchiati ed allontanati dai tribunali, se osavano sfidare la volontà del Partito.
Una volta – racconta l’ex giudice – la polizia ha prima torturato un imputato affinché cambiasse la propria versione, poi ha denunciato il suo avvocato per aver fabbricato false prove.
A proposito delle recenti riforme del sistema giudiziario cinese, inclusa l’attribuzione alla Corte Suprema del potere esclusivo di ratificare condanne a morte, Xuan esprime una parziale soddisfazione: “Ci sono stati dei cambiamenti, ma poco a poco. Sono troppo lenti”.
Xuan spera che un giorno i funzionari politici “non obbligheranno più i giudici a seguire ciecamente le direttive del Partito”. (Fonti: Los Angeles Times 06/01/2008; China Post, 21/01/2008)
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