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IRAN. CONDANNATA A MORTE GRAZIATA DAI PARENTI DELLA VITTIMA
12 gennaio 2005: "I familiari della vittima hanno ufficialmente rinunciato all’esecuzione di Afsaneh Nowrouzi, accettando il prezzo del sangue”, ha detto il magistrato Mohsen Yektan-Khodaei, sottolinenado il ruolo di mediazione svolto dalla magistratura. La Norouzi, 39 anni, era stata condannata a morte nel 2001 per aver pugnalato a morte Behzad Moghaddam, capo dei servizi di sicurezza sull’isola di Kish, nel Golfo Persico. Nel corso del processo la donna ha sostenuto di aver agito per legittima difesa, dal momento che l’uomo avrebbe tentato di stuprarla.
E’ dal 1997, anno in cui è avvenuto l’omicidio, che la Norouzi si trova in carcere. La sua liberazione sarebbe adesso imminente. La famiglia dell’ucciso ha accettato un risarcimento di 500 milioni di rial (45 mila euro), che saranno pagati dalla famiglia della Nowrouzi. A questo punto – ha detto il giudice Mohammad Javad Yavari – la donna non può più essere condannata a morte. L’avvocato difensore della Nowrouzi, Abdolsamad Khorramshahi, pur esprimendo apprezzamento per la decisione dei parenti della vittima, ha chiarito che mai nessuna grazia è stata chiesta dalla sua cliente, che sostiene di aver agito per difendersi da un’aggressione. A luglio 2004 la Corte Suprema aveva annullato la condanna a morte per “difetti tecnici” nella trattazione del caso, ordinando al tribunale di Kish la ripetizione del processo. Proprio mentre il tribunale ricominciava ad esaminare il caso, funzionari giudiziari hanno svolto la mediazione tra le due famiglie. Lo stesso capo della magistratura iraniana, Ayatollah Mahmoud Hashemi-Shahroudi, aveva chiesto la riapertura del caso, a seguito delle mobilitazioni dentro e fuori l’Iran in favore della donna. Un gruppo di deputati riformisti iraniani aveva scritto a Shahroudi, chiedendogli di ordinare la ripetizione del processo: se fosse giustiziata – avevano argomentato – le donne avrebbero paura di difendersi dalle aggressioni sessuali. (Fonti: AP, 12/01/2005)
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