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IRAQ: QUASI 100 CONDANNE CAPITALI E ALL’ERGASTOLO PER DROGA TRA 2023 E 2024

20 maggio 2024:

Quasi 100 persone – sia cittadini iracheni che stranieri – sono state condannate a morte o all’ergastolo per accuse di traffico di droga tra il 2023 e il 2024, ha detto un portavoce del Ministero dell’Interno iracheno il 15 maggio 2024.
In una conferenza stampa tenutasi a Baghdad il 15 maggio, il generale di brigata Mokdad Meri ha descritto il traffico di droga come una "minaccia critica" alla sicurezza nazionale dell'Iraq, promettendo che le autorità manterranno "alta pressione" sulle reti della droga.
Meri ha sottolineato i recenti successi nella repressione, compreso il sequestro di 8 kg di narcotici e 200.000 pillole psicoattive in una sola settimana. "Queste operazioni hanno portato all'arresto di 123 sospetti", ha detto.
La situazione legata alle droghe in Iraq ha raggiunto livelli critici.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), il paese è diventato un’importante via di transito per le droghe illegali, in particolare il Captagon, un’anfetamina.
Questo commercio redditizio alimenta la criminalità organizzata e le reti terroristiche, ponendo una minaccia significativa alla stabilità regionale.
In un rapporto del 2021, l’UNODC ha evidenziato l’allarmante aumento delle metanfetamine in Iraq, avvertendo che ora vengono prodotte a livello nazionale nei governatorati del confine meridionale.
Nel dicembre 2023, il primo ministro iracheno Mohammad Shia al-Sudani ha rilasciato una controversa dichiarazione esortando il presidente del Paese a ratificare tutte le condanne a morte per traffico di droga.
Secondo Al-Sudani la misura è necessaria per "applicare la legge e costituire un deterrente per chiunque osi minacciare la sicurezza del Paese e della sua popolazione".
Tra il 2019 e il 2022, oltre 43.000 persone sono state arrestate con accuse legate alle droghe. Nel dicembre 2022, il Consiglio giudiziario supremo ha annunciato che circa sei tonnellate di sostanze conservate nel dipartimento di medicina legale sono state distrutte.
Alcuni in Iraq hanno direttamente collegato l’alto tasso di disoccupazione giovanile all’aumento della dipendenza. Ad esempio, il dipartimento di polizia di Bassora ha reso noto che il 97% dei tossicodipendenti arrestati nel 2018 erano disoccupati e due terzi aveva 25 anni o meno; la corte d'appello di Bassora ha riferito che il 90% delle persone arrestate per uso di droga nello stesso periodo erano disoccupate. Purtroppo non esistono cifre ufficiali attendibili, ma le dichiarazioni dei funzionari indicano che il problema delle droghe è molto acuto in alcune città; ad esempio, il governatore di Diwaniyah ha dichiarato che il tasso di abuso di droghe da parte dei giovani ha raggiunto il 40%, secondo alcune stime di organizzazioni non governative.
Ad aggravare la questione ci sono le carenze del quadro giuridico iracheno. Sebbene la legge sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope del 2017 prescriva la pena di morte per alcuni reati legati alle droghe, la sua attuazione è stata incoerente.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso preoccupazione riguardo la possibilità di un’applicazione arbitraria della legge, in particolare in un Paese con una fragile situazione in materia di diritti umani. Sostengono che la pena capitale non sia un deterrente efficace e non riesca ad affrontare le cause profonde dell’abuso di droghe, come la povertà, la disoccupazione e la mancanza di accesso alle cure.

(Fonte: Shafaq News, 15/05/2024)

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