ARABIA SAUDITA: RISCHIO DI ESECUZIONE IMMINENTE PER MINORENNE
18 ottobre 2023: Abdullah al-Derazi è a rischio di esecuzione imminente in Arabia Saudita per reati che avrebbe commesso da minorenne, nonostante le ripetute affermazioni delle autorità saudite di aver abolito la pena di morte per i minori. La Corte Suprema saudita ha confermato la condanna a morte di Abdullah, pertanto la sua condanna potrebbe essere eseguita in qualsiasi momento e senza preavviso. La condanna a morte di Abdullah si basa su prove ottenute tramite tortura. La sua condanna a morte è stata confermata dalla Corte d’appello dell’Arabia Saudita nonostante un precedente “Decreto reale” che pretendeva di abolire la pena di morte per i minori e le successive affermazioni sull’abolizione contenute nel Rapporto della Commissione diritti umani dell’Arabia Saudita dell’aprile 2022. Tutte le accuse contro Abdullah non riguardano reati di sangue, sono legate a proteste e non raggiungono la soglia dei “crimini più gravi” come richiesto dagli obblighi dell’Arabia Saudita ai sensi dell’articolo 6 della Carta Araba. La condanna a morte di Abdullah rientra nella categoria dei reati discrezionali (ta’zir), specificamente protetta dal “Regio Decreto” del 2020 di abolizione della pena di morte per i minori. La comunità internazionale deve chiedere al governo dell’Arabia Saudita di mantenere la sua promessa di abolire la pena capitale per i minori e di garantire che Abdullah sia protetto dall’esecuzione. Alla luce del rischio reale di un’esecuzione imminente che Abdullah potrebbe affrontare, Reprieve ed ESOHR chiedono rispettosamente ai partner internazionali di invitare le autorità saudite a: garantire che Abdullah al-Derazi non venga giustiziato e che la sua condanna a morte venga annullata, in linea con il Reale Decreto 2020 e come richiesto dall'Arabia Saudita ai sensi dell'articolo 6 della Carta Araba. Abdullah è stato arrestato dagli agenti di sicurezza il 27 agosto 2014, quando aveva 18 anni. E’ stato tenuto in detenzione segreta per tre mesi ed è rimasto in isolamento per circa sei mesi, durante i quali è stato torturato fisicamente e psicologicamente. Gli agenti della prigione gli hanno bruciato la zona dell'occhio, gli hanno rotto un dente e gli hanno ferito il ginocchio. Abdullah sostiene di essere stato trattenuto per un lungo periodo e che il suo orecchio è stato gravemente ferito a causa delle torture subite durante questo periodo. Questo abuso ha portato al ricovero di Abdullah, che ha trascorso due settimane in coma. Durante la sua detenzione, Abdullah è stato costretto a firmare una falsa confessione in cui affermava di far parte di un gruppo terroristico. Abdullah nega tutte le accuse contro di lui, in realtà legate alla sua partecipazione a proteste contro la condizione degli sciiti nel Paese. (Fonti: Reprieve, ESOHR, 17/10/2023)
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