IRAN: FORCA A TUTTA VELOCITA’, QUANTI NE AMMAZZA NON SI SA
25 giugno 2022: Sergio D’Elia su Il Riformista del 24 giugno 2022 Accade di sentire i tiranni del nostro tempo dire che quanto promana dalle organizzazioni sovranazionali a tutela dei diritti universali è frutto, quando li riguarda, di un uso politico dei diritti umani. Così ha reagito il Ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, al rapporto curato da Javaid Rehman, lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite sull’Iran. Ipocrita, dal greco “hypokrisis”, vuol dire attore, colui che agisce sul palcoscenico, più precisamente, che simula virtù allo scopo di ingannare. La tirannia e l’ipocrisia si accompagnano bene, sembrano fatte l’una per l’altra! A leggere il rapporto che il 16 giugno il Segretario generale dell’ONU António Guterres ha presentato alla 50ma sessione del Consiglio diritti umani, il mite sorriso che i Mullah esibiscono sul palco delle relazioni internazionali diventa una maschera nera quando il palco è rivolto all’interno del Paese. Diceva Victor Hugo che “Gli ipocriti più miti sono anche i più temibili. Le maschere di velluto sono sempre nere.” L’Alto Commissario per i diritti umani continua a ricevere dall’Iran documenti funesti, che poi si riflettono nel rapporto del Segretario generale. Raccontano di continue condanne a morte ed esecuzioni, anche nei confronti di minorenni, vietate dagli strumenti internazionali di cui l’Iran è parte. Documentano morti in carcere a causa di torture, maltrattamenti e negazione di cure mediche adeguate e tempestive. Si apprende che il numero delle esecuzioni in Iran è aumentato dalle almeno 260 del 2020 alle 310 del 2021, con numeri in crescita nel 2022, considerato che, al 20 marzo 2022, sono almeno 105 le esecuzioni compiute. Il principio di indeterminazione di Heisenberg si applica anche all’opera di osservazione sui diritti umani, specie se riguarda l’Iran. Non è possibile misurare contemporaneamente e con estrema esattezza il lavoro del boia nel regime dei mullah. Hai determinato con precisione assoluta quel che accade in una prigione in un dato momento, ma avrai la massima incertezza di quel che nel frattempo sarà accaduto, non solo nelle altre prigioni, ma nella stessa prigione dove hai appena rilevato il fatto. La macchina della morte dei mullah corre talmente veloce che i rapporti internazionali non riescono a “fissare” i numeri che questi sono già cambiati. E questo vale non solo per il presente, vale anche per il passato. Continuando a monitorare la situazione, ad esempio, Nessuno tocchi Caino ha rilevato che nel 2021 le esecuzioni non sono state 310 ma almeno 372. Che la follia omicida scatenata dalla Repubblica Islamica nei primi sei mesi di quest’anno ha superato di gran lunga la realtà osservata dal relatore speciale dell’ONU. Al 21 giugno, Nessuno tocchi Caino ha registrato, non 105, ma almeno 260 esecuzioni. Almeno 72 persone sono state impiccate nelle carceri iraniane nelle ultime tre settimane, durante le quali il campionario delle crudeltà ha esibito storie incredibili. Come quella avvenuta il 19 giugno nella prigione centrale di Shiraz, dove due uomini sono stati giustiziati per omicidio. Uno di loro, Gholam Eslami, era dietro le sbarre da quattro anni per un omicidio commesso durante una rissa. Nella lotta, era stato pugnalato alla schiena ed era rimasto paralizzato. È stato trasferito sulla forca sulla sua sedia a rotelle. La tirannia si fonda sulla morte, ma l’ipocrisia di ogni tirannia esige la simulazione dell’amore per la vita. Il rapporto ONU tratta anche delle politiche sull’incremento della natalità con misure come le limitazioni dell’aborto e della vendita di contraccettivi, il divieto alla sterilizzazione. È il sequestro totale dei corpi, a cui ogni regime totalitario infligge tanto la morte quanto la vita. Poteva mancare in un regime totalitario il sequestro anche dei patrimoni? No, ovviamente. E il rapporto critica il modo in cui la Repubblica islamica ricorre all’articolo 49 della Costituzione per “sequestrare ricchezze e proprietà delle minoranze, in particolare della minoranza religiosa baha’i, nonché dei dissidenti politici e delle loro famiglie”. Il Segretario generale Antonio Guterres ha concluso il suo rapporto con un elenco di raccomandazioni per migliorare la situazione dei diritti umani nel Paese: abolizione della pena di morte; riforme per un processo equo; rilascio immediato di chi è detenuto arbitrariamente; indagini sull’uso eccessivo e letale della forza durante le manifestazioni; l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. Per procedere in tal senso occorre non solo passare a forme di organizzazione politiche e giuridiche migliori in Iran, ma anche a una coscienza migliore della dignità della persona umana in ciascuno di noi. Il regime dei mullah lo conosciamo, è “cattivo”, costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza interne e internazionali. La domanda è chi siamo noi, i “buoni”, i paesi cosiddetti “democratici”. Quanto siamo disposti a – pasolinianamente – tollerare, cioè volgere lo sguardo da un’altra parte.
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