USA - Pubblicato “Capital Punishment, 2019”
25 giugno 2021: Pubblicato “Capital Punishment, 2019” a cura del BJS (Bureau of Justice Statistics), l’agenzia federale che raccoglie ed elabora i dati ufficiali sull’amministrazione della giustizia negli Stati Uniti. Lo studio, pubblicato il 25 giugno, è aggiornato al 31 dicembre 2019. È una pubblicazione preliminare rispetto al tradizionale Uniform Crime Report (UCR), il voluminoso, e complesso, insieme di dati e statistiche su tutti gli aspetti del “crimine” negli Stati Uniti. Come dice il titolo, Capital Punishment riguarda solo la Pena Capitale per come è stata amministrata nel corso del 2019. Le fonti dei dati sono tutte le Amministrazioni Penitenziarie del paese, e tutti i Procuratori Generali. A causa della complessità del lavoro, questi dati vengono pubblicati con molto ritardo rispetto a studi analoghi compiuti da Ong. Di solito i dati degli studi “ufficiosi” delle Ong (ad esempio Death Row USA del NAACP, e lo Year End Report del DPIC) e degli studi “ufficiali” (come questo) coincidono in larghissima misura. I dati principali indicati dal comunicato stampa che lancia oggi lo studio sono: a fine 2019 i condannati a morte (in 29 stati e nel sistema federale) erano 2.570, una diminuzione di 56 unità, -2,1% rispetto alla fine del 2018. 56 risulta dalla differenza tra 87 detenuti “vecchi” che hanno lasciato (per vari motivi, compresa, in 22 casi, l’esecuzione) il braccio della morte, e 31 “nuovi” che vi sono entrati. Più in generale il rapporto indica che il numero di prigionieri nel braccio della morte negli Stati Uniti continua a diminuire mentre la quantità media di tempo in cui sono stati nel braccio della morte si avvicina ai 19 anni Il BJS riferisce che il 2019 è stato il diciannovesimo anno consecutivo in cui il numero di detenuti nel braccio della morte è diminuito, in calo di oltre mille da quando ha raggiunto un picco di 3.601 nel 2000. Di contro aumenta il tempo medio che i detenuti hanno trascorso nel braccio della morte: 18,7 anni. Tale cifra è calcolata dalla data dell'ultima condanna a morte di un detenuto e non prende in considerazione il quasi 10% dei casi in cui un detenuto ha avuto una condanna a morte, poi annullata, e poi riemessa. Più della metà dei detenuti attualmente nel braccio della morte (1.317, ovvero il 51,7%) sono stati condannati a morte nel 2000 o prima. Per i 22 detenuti messi a morte nel 2019, il tempo medio trascorso tra l'emissione della condanna e l’esecuzione è stato di 264 mesi (22 anni), di gran lunga la media più alta da quando la pena capitale è ripresa negli Stati Uniti nel '76. Rappresenta un aumento di 21 mesi rispetto all'intervallo di tempo di 243 mesi tra la sentenza e l'esecuzione nel 2017, l'unica altra volta in cui la media ha superato i 20 anni. L'aumento nel 2019 è stato di 26 mesi in più rispetto al lasso di tempo medio di 238 mesi del 2018 tra la sentenza e l'esecuzione. Il rapporto ha fornito ulteriori riscontri sull'invecchiamento del braccio della morte. Sia l'età media che quella mediana dei detenuti alla fine del 2019 era di 51 anni e il 22,4% dei detenuti aveva 60 anni o più. Ciò rispetto ai dati di fine anno 2000, quando l'età media e media dei condannati a morte era di 38 anni e il 2,7% aveva 60 o più anni. Il livello di istruzione dei nuovi ingressi nel braccio della morte suggerisce una maggiore vulnerabilità degli imputati ora condannati a morte. Più della metà dei nuovi condannati aveva meno di un'istruzione superiore e il 31,3% aveva completato l'ottavo anno (scuole medie inferiori) o meno. Tra tutti i condannati a morte, il 44,6% ha completato l'11° anno o meno e l'11,8% ha completato l'8° anno o meno. I bracci della morte sono cresciuti solo in tre stati (North Carolina, South Carolina e Ohio), che sono aumentati di un totale combinato di sei unità. In confronto, 19 stati hanno visto ridursi i bracci della morte. California (11), Pennsylvania (8), Texas (7) e Tennessee (6) hanno rappresentato il 57,1% della riduzione a livello nazionale, mentre nessun altro stato ha avuto uno spostamento di dimensioni pari a cinque unità. L'esecuzione, ancora una volta, non è stata la ragione principale per cui i prigionieri sono stati rimossi dal braccio della morte nel 2019: tre quarti (74,7%) di coloro che sono usciti dal braccio della morte non sono stati giustiziati. Più della metà di coloro che sono usciti dal braccio della morte nel 2019 hanno avuto o il verdetto di colpevolezza o la condanna a morte annullata dai tribunali (43) o hanno ricevuto commutazioni di pena (2). Ventidue detenuti sono stati giustiziati e altri 20 sono morti nel braccio della morte per altre cause, sostanzialmente per cause naturali. Le esecuzioni riflettono il continuo isolamento geografico della pena di morte, con 20 delle 22 esecuzioni eseguite nel Sud. Il rapporto del BJS corrobora l'analisi del DPIC del giugno 2020 (vedi NtC 22/06/2020) sul tempo che i condannati a morte trascorrono nel braccio della morte. A quel tempo, il DPIC aveva calcolato che, alla data del 1° gennaio 2020, almeno 1.344 detenuti nel braccio della morte - più della metà del totale della nazione – avevano una permanenza di 20 anni o più, in violazione dei trattati internazionali sottoscritti dagli Usa.
https://deathpenaltyinfo.org/news/bureau-of-justice-statistics-reports-number-on-death-row-down-average-time-on-death-row-approaches-19-years (Fonti: DPIC, 25/06/2021)
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