MALI: 15 JIHADISTI CONDANNATI A MORTE
15 novembre 2020: Un tribunale della capitale del Mali, Bamako, il 13 novembre 2020 ha condannato a morte un leader militante islamista e altri 14 imputati per attività jihadista nel sud del Paese dilaniato dalla guerra. "Non mi pento di nulla perché la nostra lotta è contro la laicità dello Stato maliano. Se ne avessi l'opportunità, lo rifarei ", ha detto l'imputato principale Souleymane Keita, 61 anni. Il tribunale ha accusato Keita, capo di un ramo di al-Qaeda chiamato Khaled Ibn al-Walid, di diversi attacchi effettuati nel sud del Mali, vicino al confine con la Costa d'Avorio. Le autorità del Mali stanno lottando per contenere un’ insurrezione jihadista che è emersa per la prima volta nel nord nel 2012 e da allora si è estesa al centro del Paese e ai vicini Burkina Faso e Niger. Finora migliaia di soldati e di civili sono stati uccisi nel conflitto e centinaia di migliaia di persone sono dovute fuggire dalle loro case. Il sud del Mali è stato finora relativamente risparmiato dalla violenza registrata in altre parti del vasto Paese. Si pensa che Keita abbia combattuto nel nord del Mali in formazioni jihadiste prima di fondare un proprio gruppo nel sud nel 2013. È stato arrestato nel 2016 e all'epoca un funzionario della sicurezza ha detto che il suo gruppo aveva circa 200 membri. Keita e altri due co-imputati erano presenti in tribunale quando sono state pronunciate le condanne a morte, mentre le rimanenti 12 persone sono state condannate a morte in contumacia. Sebbene la pena di morte sia ancora formalmente prevista dalle leggi del Mali, non viene eseguita dagli anni '80. Una condanna a morte equivale in pratica all'ergastolo. La rabbia per il conflitto jihadista che dura in Mali da otto anni ha contribuito alle proteste contro il presidente Ibrahim Boubacar Keita di quest'anno, culminate con la sua cacciata con un colpo di stato militare. (Fonti: AFP, 14/11/2020)
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