ARABIA SAUDITA: MINORENNE SCIITA CONDANNATO A MORTE
27 luglio 2016: il Tribunale Penale Speciale in Arabia
Saudita ha emesso il suo verdetto iniziale, condannando a morte il minorenne
sciita Abdulkareem Al Hawaj.
La condanna a morte di Al Hawaj è in aggiunta a quelle emesse contro altri
detenuti che sono in pericolo di esecuzione, stabilite al termine di processi che
non sono in accordo con i principi internazionali di equità. Al Hawaj si
aggiunge alla lista di altri nove minori sciiti che sono stati condannati a
morte in Arabia Saudita e che sono in attesa di esecuzione.
Al Hawaj, che è nato il 19 novembre 1995, è stato arrestato il 16 gennaio 2014
da uomini in abiti civili, ritenuti legati alla Direzione Generale di
Investigazione.
Gli uomini hanno fermato Abdulkareem mentre era sulla via del ritorno dal
lavoro, ad un Check Point su Al Hadaleh Street ad Al Awamia, Qatif.
Gli hanno puntato le armi in faccia e lo hanno arrestato, senza
presentare alcun mandato d'arresto, e lo hanno portato, insieme alla sua auto,
in un luogo segreto.
Questi uomini non hanno informato la sua famiglia circa l’ubicazione del
ragazzo, tuttavia alcuni giorni dopo la scomparsa, la famiglia è venuta a sapere
della sua ubicazione tramite fonti non ufficiali, che hanno informato i
familiari sull’arresto operato dalle autorità.
Abdulkareem è stato arrestato per cinque mesi, periodo in cui è stato messo in
isolamento, senza il permesso di comunicare con il mondo esterno o con altre
persone, compresi i membri della famiglia.
E' stato sottoposto a tortura durante l’indagine, al fine di
costringerlo a confessare false accuse contro di lui. Durante le torture è
stato picchiato con bastoni e fili elettrici e preso a calci. Le sue mani sono
state incatenate in alto per più di 12 ore e gli è stato impedito di usare il bagno
in questo lasso di tempo.
Oltre alla tortura fisica, è stato anche insultato, minacciato dell’uccisione
dei suoi genitori e dell’asportazione delle unghie.
Ad Abdulkareem è stato proibito il contatto con qualsiasi avvocato durante il
periodo dell'inchiesta, tuttavia dopo due anni, all'inizio della sessione del
tribunale, la sua famiglia ha potuto incaricare un avvocato.
I familiari e l’avvocato sono stati sottoposti a maltrattamenti durante le
visite e il tribunale non ha risposto alle legittime richieste dell’avvocato.
Abdulkareem è stato accusato di reati non-violenti quando era minorenne, e le
confessioni gli sono state estorte tramite tortura. Nonostante questo, il
tribunale lo ha condannato a morte.
Le accuse contro Al Hawaj non sono considerate come 'i più
gravi dei crimini' e molte delle imputazioni nei suoi confronti riguardano la
libertà di opinione e di espressione.
Le accuse sono:
coinvolgimento in una sparatoria contro poliziotti in cui è stato ferito,
coinvolgimento in alcune marce e manifestazioni, aver dato fuoco a pneumatici,
preparazione di alcuni cartelli con slogan contro il Regno, lancio di bombe
molotov, partecipazione a social media, uso di 'WhatsApp' & 'Zilo' per
individuare i posti di blocco, simpatia per l’Opposizione in Bahrain.
L’Organizzazione Saudita Europea per i diritti umani (ESOHR) ha confermato che
il caso di Abdulkareem Al Hawaj comprende molteplici violazioni che hanno avuto
inizio al momento dell'arresto fino alla sentenza del Tribunale. Queste
violazioni sono in contrasto sia con le convenzioni internazionali sottoscritte
dall’Arabia Saudita sia con le sue norme interne.
L’imputato è arrivato in tribunale a più di due anni dall’arresto, in
violazione della legge saudita sul terrorismo, che hanno usato per giudicare
Abdulkareem. Tuttavia, questa legge permette alle autorità di estendere il
periodo di detenzione a tempo indeterminato, se il caso lo richiede (il che non
è conforme alle norme internazionali).
Abdulkareem è stato torturato, in violazione delle leggi
interne saudite e della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura, di cui l'Arabia
Saudita è Stato parte dal 1997.
La condanna capitale di Abdulkareem Al Hawaj contravviene alla Convenzione sui
Diritti del Fanciullo, di cui l'Arabia Saudita è Stato parte. Le accuse di Al
Hawaj sono relative a quando aveva 16 anni.
La condanna a morte è anche in violazione della Carta Araba
dei Diritti Umani, di cui l'Arabia Saudita è membro, in quanto le accuse contro
Al Hawaj non costituiscono 'i più gravi tra i crimini'.
L’ESOHR invita le autorità saudite a rilasciare Abdulkareem senza condizioni e
chiede che la pena di morte sia annullata. Chiede anche un nuovo processo che
dovrebbe essere equo e imparziale, in conformità alle norme internazionali.
L’Arabia Saudita ha giustiziato più di 110 persone dall'inizio del 2016. (Fonti: Ahlul Bayt News Agency, 11/08/2016)
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