HARM REDUCTION INTERNATIONAL: RAPPORTO 2011 SULLA PENA DI MORTE PER DROGA
14 settembre 2011: l’associazione Harm Reduction International ha pubblicato un nuovo Rapporto, intitolato “The Death Penalty for Drug Offences: Global Overview 2011”, relativo alla pena di morte per reati di droga nel 2011. Una delle principali conclusioni del Rapporto è:
“Ci sono probabilmente più di un migliaio di persone giustiziate ogni anno per reati di droga e nella maggioranza o spesso nella totalità dei casi queste persone non sono cittadini dello Stato in cui vengono giustiziate.
I Paesi che praticano il maggior numero di esecuzioni sono soliti giustiziare persone provenienti da altri Paesi (essere cittadini americani potrebbe non essere una garanzia di salvezza).
L’associazione Harm Reduction International evidenzia lo stato della legislazione internazionale in materia di esecuzioni, in particolare riguardo ai reati per droga:
L’applicazione legale della pena di morte è severamente limitata dal diritto internazionale.
L'articolo 6(2) del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici stabilisce che la pena di morte può essere applicata solo ai 'crimini più gravi'. Negli ultimi 25 anni organismi per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno interpretato l'articolo 6(2) in modo da limitare il numero e il tipo di reati per i quali l'esecuzione è consentita dal diritto internazionale sui diritti umani. Mentre molti dei paesi mantenitori della pena di morte fanno rientrare i reati per droga tra i “crimini più gravi”, questa non è affatto l’opinione del Comitato delle Nazioni Uniti per i Diritti Umani o del Relatore Speciale dell'ONU sulle esecuzioni extragiudiziarie, sommarie o arbitrarie, secondo i quali i reati per droga non rientrano tra i “crimini più gravi”, quindi le esecuzioni praticate per tali reati sono da considerarsi come una violazione del diritto internazionale sui diritti umani. Tale posizione è sostenuta nella pratica internazionale da molti Stati, considerato l’esiguo numero di Paesi che mantengono la pena capitale per reati di droga.
Negli ultimi anni è andata inoltre crescendo la convinzione che la pena capitale, in qualsiasi forma, violi comunque il divieto di pene inumane, crudeli e degradanti, così come sancito da numerosi trattati delle Nazioni Unite e regionali sui diritti umani, e dal diritto internazionale consuetudinario.
Mi piacerebbe vedere UNODC (United Nation Office on Drugs and Crime) occuparsi maggiormente di tali problematiche. In una recente visita in Iran il capo dell’UNODC Yury Fedetov ha elogiato il governo Iraniano per i sequestri di droga affermando che : “L’Iran è un nostro partner importante nella guerra alla droga, ed è un partner valido e affidabile per la comunità internazionale.” Ha poi aggiunto: “ Noi faremo sforzi per aumentare il sostegno internazionale all’Iran”.
Dove era l'ammonimento per le loro molteplici esecuzioni per reati di droga in violazione del diritto delle Nazioni Unite? Secondo rapporti (anche da fonti del governo iraniano) e come riportato da documenti dell’HRI, l’Iran ha giustiziato almeno 590 persone l’anno scorso per reati di droga e oltre 10.000 dal 1979." (Fonti: Harm Reduction International, 14/09/2011)
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