PENA DI MORTE. ZAMPARUTTI, GOVERNO SI IMPEGNI PER RAFFORZARE RISOLUZIONE ONU
25 settembre 2008: nel dibattito di ieri alla Camera dei Deputati relativo alla ratifica del 13° Protocollo, i Radicali hanno chiesto al Governo di lavorare per una nuova risoluzione delle Nazioni Unite che consenta di superare il segreto di stato sul numero di esecuzioni e per la nomina di un inviato speciale Onu sulla pena di morte, riferisce Elisabetta Zamparutti, deputata radicale-Partito Democratico. Dopo il successo conseguito lo scorso 18 dicembre con l’approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, spetta infatti in primis al nostro Paese la responsabilità morale e politica di un impegno per il rafforzamento e l’attuazione dei contenuti della risoluzione. Alla presenza dell’On. Stefania Craxi, in rappresentanza del Ministero degli Esteri, “abbiamo chiesto che si lavori su due punti principali: il primo, il superamento del segreto di stato sui dati relativi alle esecuzioni; il secondo, la creazione di un inviato speciale delle Nazioni Unite sulla pena di morte", spiega la deputata radicale. La prima richiesta si giustifica con l'argomentazione secondo cui "tale segreto vige principalmente in paesi dittatoriali e impedisce di fare chiarezza sull'entita' del ricorso al patibolo. L'Iran ha reintrodotto il segreto solo due settimane fa a seguito delle proteste dell'Ue - ricorda Zamparutti - contro l'esecuzione di persone minorenni al momento del reato. Mentre se la Cina desse conto dell'effettivo numero delle messe a morte, magari le ridurrebbe per non dover rendere pubbliche cifre esorbitanti". La Cina, ricorda l'esponente radicale, fornisce infatti percentuali sul fenomeno ma non dati analitici. "E cosi' ha comunicato che da quando (il 1 gennaio 2007) ogni condanna a morte deve essere confermata dalla Corte Suprema, il fenomeno e' sceso del 30 per cento: un dato ufficiale che pero' non si puo' confrontare con gli anni precedenti".
Quanto alla richiesta di creare un inviato speciale, la parlamentare spiega che "a differenza della figura dello special rapporteur che e' nominato su questioni sulle quali c'e' consenso unanime, come per esempio la schiavitu', l'inviato e' legato a questioni anche controverse". Secondo Zamparutti un inviato che visiti i diversi Paesi, chieda loro conto dell'effettivo ricorso alla pena di morte, solleciti dati e si informi sull'evoluzione del fenomeno "darebbe spessore ed incisivita' all'azione delle Nazioni Unite".
"Speriamo quindi - ha aggiunto l'esponente radicale - in un dibattito che non sia meramente procedurale". Nelle settimane passate, ha affermato Zamparutti, "come Radicali abbiamo avuto degli incontri alla Farnesina che attendiamo adesso alla prova dei fatti. Ci sentiamo di dire che in Assemblea generale il clima e' positivo e che dieci Paesi hanno abbracciato la moratoria del 2007. E siamo in attesa di capire se l'Italia avra' la volonta' di uscire, come ha fatto in passato, dalle maglie dell'Unione europea per assumere di nuovo la leadership del movimento abolizionista all'Onu. In buona sostanza - ha concluso Zamparutti - capire se cavalchera' l'onda o se si limitera' a seguirla". (Fonti: Velino, 25/09/2008)
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