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L'ex dittatore iracheno Saddam Hussein |
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VATICANO. ‘NO ALLA PENA DI MORTE PER SADDAM’
21 giugno 2006: il Vaticano si pronuncia contro la pena di morte chiesta per Saddam Hussein dal pubblico mistero al processo in corso a Bagdad contro l'ex dittatore iracheno. La Santa Sede ha lanciato un appello per difendere il «principio dell'inviolabilità della vita umana».
A levare la voce è stato il cardinale francese Paul Poupard, al quale Papa Benedetto XVI ha affidato il compito di guidare il Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso. «Il Catechismo della Chiesa cattolica, la Chiesa e il Papa ribadiscono che ogni persona è creatura di Dio e che nessuno può ritenersi padrone della vita e della morte altrui se non il Creatore».
Il porporato ha commentato le vicende giudiziarie di Saddam ripetendo che la vita va considerata un dono prezioso da custodire sempre. E questo, ha aggiunto, è un «principio universale al quale non ci sono eccezioni. Ogni creatura, anche la più disgraziata, è stata creata ad immagine e somiglianza del Signore. Dio è maestro della vita e della morte».
Ieri è stata la volta del quotidiano dei vescovi italiani che, sfidando «l'impopolarità» ha invocato clemenza nel nome di quel Dio che nell'Antico Testamento ha negato agli uomini di giustiziare Caino. Saddam Hussein pur essendo reo di genocidio deve essere «sottratto al boia». «Non uccidetelo».
In attesa del verdetto, previsto tra due mesi, il quotidiano della Cei notava che «politicamente forse l'ergastolo in regime di carcere duro non darebbe adeguata soddisfazione alle vittime delle persecuzioni (sciiti e curdi) e potrebbe apparire eccessivamente indulgente nei confronti dei sunniti, minoranza prevaricante per decenni. Ma la ragion di Stato non annulla le istanze dell'etica. Nulla - scriveva il notista dell'Avvenire - dà legittimità a un'uccisione che non sia motivata da un impellente ragione di legittima difesa».
Per questo lasciare in cella l'ex rais «sarebbe anche una lezione morale» ai «terroristi che sgozzano e decapitano, un segno della capacità delle istituzioni liberamente elette di superare la logica dell'emergenza militare per entrare in una nuova era. Non si tratta di perdonare un mostro, bensì di affermare che la vita è un bene assoluto e indisponibile, per lui come per tutti».
Il processo a Saddam è stato aggiornato al 10 luglio, quando toccherà agli avvocati della difesa pronunciare l'arringa. (Fonti: Corriere della Sera, 21/06/2006)
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