IL REINSERIMENTO SOCIALE È L’UNICO MODO PER AUMENTARE LA SICUREZZA NELLE CARCERI
21 dicembre 2024: Erika Giuriato, Marco Vincenzi e Samuele Vianello su l’Unità del 21 dicembre 2024
Nel 2024 sono state 12 le visite agli istituti penali del Veneto svolte dalle associazioni radicali Venete e da Nessuno tocchi Caino, con la partecipazione del Movimento Forense, delle cellule dell’associazione Luca Coscioni e diversi amministratori locali, consiglieri comunali e regionali. In un anno di incessante attività, sempre con la convinzione di dover insistere per svelare la verità, abbiamo constatato le mancanze strutturali della sanità penitenziaria veneta, insieme ad altre criticità ben radicate nella “istituzione” carceraria. Abbiamo osservato un sistema sanitario al collasso, che fronteggia una situazione precaria e inumana: in alcuni istituti la percentuale di persone che fa uso di psicofarmaci rasenta il 100%, il 40% dei detenuti soffre di patologie croniche e il 20% è dichiarato “tossicodipendente”. Allarmante è l’assenza di personale sanitario di base, specialistico e infermieristico, al di sotto dei criteri che la regione Veneto stessa ha stabilito nel 2021; personale poi costretto a condizioni di lavoro inaccettabili e a turni massacranti, il tutto per reggere l’insostenibilità delle condizioni carcerarie. Oltre alla precaria situazione sanitaria, rileviamo la carenza di personale educativo, di operatori, di agenti, di interpreti, di residenze idonee per fare ottenere ai detenuti a fine pena le misure alternative; lo scenario è di un tasso regionale di sovraffollamento del 140%, con picchi del 190% a Verona e del 170% a Venezia Santa Maria Maggiore e Treviso. Non sorprende dunque che 9 persone si siano tolte la vita nelle carceri venete nel 2024, in particolare 4 a Verona e 3 a Venezia. Per segnalare la tragica situazione sono state depositate diverse interrogazioni alla Giunta regionale da parte dei consiglieri Camani, Ostanel, Lorenzoni, Masolo e Baldin, ignorate e calendarizzate per non vedere mai risposta. A fine ottobre il Senatore Andrea Martella, nella replica alla risposta all’interrogazione presentata a luglio di quest’anno – a seguito dell’ennesimo suicidio in Veneto – denunciava il dramma che si consuma negli istituti veneti, elogiando gli sforzi sovraumani del personale a fronte delle irrisorie risorse. A fine novembre le associazioni radicali venete, con le cellule dell’associazione Luca Coscioni, hanno inviato una lettera a tutti i consiglieri regionali del Veneto, richiedendo l’apertura di un dibattito in merito alle politiche penitenziarie nelle materie di competenza regionale, attraverso la costituzione di un Intergruppo consiliare, promosso dai consiglieri Camani e Lorenzoni. A distanza di un mese dall’invio della missiva, non è gi unta risposta alcuna dalla maggioranza. Per quanto riguarda le politiche abitative per le persone private della libertà, l’amministrazione comunale di Venezia fomenta una retorica discutibile. È eclatante il caso dell’assessore Venturini, che cassa in toto la proposta di Paolo Ticozzi, consigliere comunale di Venezia, che proponeva l’assegnazione di case a cooperative per detenuti a fine pena coinvolti in progetti di reinserimento sociale. Istanza “impensabile” e “stravagante” secondo Venturini, che ha descritto l’idea come di una “sottrazione del patrimonio abitativo”. È rilevante il caso di Treviso, dove le consigliere Bazza e Tocchetto hanno dovuto richiedere all’amministrazione comunale di audire il Garante dei detenuti perché potesse esporre la relazione annuale durante una seduta del Consiglio, così da consentire ai consiglieri di affrontare, nella sede istituzionale preposta, le criticità risolvibili a livello locale. Le consigliere hanno altresì chiesto, e parzialmente ottenuto, che le attività del Garante dei detenuti siano adeguatamente finanziate per non addossare i costi del ruolo al medesimo. Dopo un anno di iniziative, il 20 dicembre si è tenuta la prima conferenza veneta sulle politiche penitenziarie territoriali. Diversi relatori, fra i quali il Senatore Martella e il portavoce dell’opposizione in consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, hanno discusso le proposte che le amministrazioni dovrebbero avanzare per attenuare la situazione mortifera e criminogena degli istituti veneti. Non c’è più tempo: la Regione Veneto deve ottemperare alle sue stesse leggi in materia sanitaria, ponendo fine a questa situazione di illegalità, implementando misure straordinarie per il reinserimento sociale, lavorativo e abitativo dei detenuti, unica misura efficace per aumentare realmente la sicurezza.
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