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Il presidente iraniano Ebrahim Raisi |
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IRAN A CAPO DEL FORUM DEI DIRITTI UMANI: È L’ONU, BELLEZZA!
12 novembre 2023: Valerio Fioravanti su L’Unità del 12 novembre 2023
La recente designazione dell’Iran a presiedere il Forum sociale dell’UNHRC (Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu) ha suscitato scalpore nel mondo delle Ong e delle organizzazioni per i diritti umani, compresi alcuni Premi Nobel, che si sono rivolti, con una lettera aperta, ai vertici delle Nazioni Unite. La lettera è lunga, ma facilmente riassumibile: “Questa decisione ha suscitato allarme e condanna a causa della dubbia situazione dei diritti umani dell’Iran e del suo ruolo nei conflitti regionali e nell’instabilità dell’intera area. Questo incarico di prestigio viene dato al regime iraniano in un momento in cui, oltre alla flagrante violazione dei diritti umani all’interno dei propri confini, l’Iran svolge il ruolo più importante nel creare scompiglio nella regione del Medio Oriente, causando la morte e lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone da entrambe le parti negli ultimi giorni”. “La nomina di un rappresentante di questo regime alla presidenza del Social Forum sarà vista dal regime clericale come un via libera per ulteriori torture e uccisioni e assicura alle sue forze di repressione che non saranno ritenute responsabili dei loro crimini. Il regime clericale ha giustiziato più di 600 persone nei primi 10 mesi del 2023, ha ucciso 750 manifestanti durante la rivolta del 2022 e altri 1.500 durante la rivolta del 2019. Chiediamo ai rappresentanti di tutti i Paesi democratici e a tutti i sostenitori dei diritti umani di protestare contro l’insediamento del regime iraniano alla presidenza dell’organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani e di astenersi dal partecipare a questo incontro". Ma il Forum si è tenuto, il 2 e 3 novembre, a Ginevra, senza scossoni. Con il piccolo paradosso che quei media che hanno lanciato la notizia della “scandalosa” designazione dell’Iran a presiedere il convegno non ne hanno parlato. Ma non è il boicottaggio auspicato dalle Ong, non ne avevano parlato neanche gli anni scorsi, quando non c’era l’Iran. Tra l’altro uno “scandalo” del genere aveva già dominato (per qualche ora) i media internazionali 20 anni fa, quando il 21 gennaio 2003 la Libia era stata eletta alla presidenza della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ma è davvero un così grande scandalo che un “seggio a rotazione” periodicamente possa capitare anche a “paesi canaglia”? No. Perché non si tratta di un errore, o di una svista, o di un cavillo nei regolamenti: è il cuore stesso dell’Onu, è la scommessa su cui fu fondata due mesi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: mettere tutti i paesi, buoni e cattivi, dentro un unico organismo, confidando che con il tempo i “buoni” avrebbero attratto i “cattivi” nella loro orbita, convincendoli che con la democrazia si vive meglio, si diventa più ricchi, e non si fanno più guerre. Certo, due mesi dopo le bombe atomiche sul Giappone erano in molti a sperare (almeno in Occidente) che la guerra ormai faceva troppa paura, e si poteva sperare in un futuro più tranquillo. Alle Nazioni Unite oggi siedono “democraticamente” 193 nazioni. E quando si vota, il voto di una nazione minuscola vale quanto quello di una gigante, per dire, le Seychelles valgono quanto la Russia, o la Cina. Tutto questo ha senso? No, ma anche sì. Vorrebbe essere una graduale “educazione alla democrazia”, nella convinzione, ingenua ma non cattiva, che il buon esempio delle Nazioni Unite piano piano si sarebbe infiltrato all’interno dei singoli paesi, portandoli verso la democrazia. L’illusione è durata a lungo. È vero, ogni tanto gli Stati Uniti hanno invaso qualcuno, ma noi europei non li abbiamo mai presi molto sul serio, e comunque le guerre principali le hanno perse, dal Vietnam, all’Iraq, all’Afghanistan. Certo nel 1983 con Reagan hanno stravinto a Grenada, ma, appunto, noi europei non li abbiamo sempre guardati con una certa sufficienza. Poi la Russia invade l’Ucraina, e l’Iran finanzia il terrorismo (e alcune guerre vere e proprie) in tutto il Medio Oriente. No, alcuni paesi canaglia, che all’interno delle Nazioni Unite hanno goduto di tutti i vantaggi della rappresentanza democratica, non si sono lasciati convincere dal “nostro” modello. Della democraticità prendono solo quello che fa loro comodo, e scartano tutto il resto. L’esperimento del concedere la democrazia agli stati dittatoriali confidando che gradualmente sarebbe scesa a valle arrivando fino ai popoli, al momento non sembra stia funzionando. Peccato, perché non si vedono all’orizzonte esperimenti migliori.
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