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LA GRAN BRETAGNA NON PUÒ FORNIRE AGLI STATI UNITI PROVE DA USARE IN CASI CAPITALI

28 marzo 2020:

In una decisione che ha messo in luce il profondo divario tra gli Stati Uniti e i suoi alleati europei su questioni di pena capitale, la Corte Suprema del Regno Unito ha deciso all'unanimità che il governo britannico ha fornito illegalmente informazioni agli Stati Uniti su due sospetti membri dello Stato Islamico senza prima ottenere assicurazioni che le informazioni non sarebbero state utilizzate per imporre o eseguire la pena di morte.
L’importante sentenza, emessa il 25 marzo 2020 nel caso di Elgizouli v. Segretario di Stato per il Ministero degli Interni (Elgizouli v. Secretary of State for the Home Department), impone alle autorità britanniche di non consegnare agli Stati Uniti qualsiasi prova che gli Stati Uniti possano usare per perseguire Shafee El Sheikh e Alexander Kotey— due detenuti dello Stato Islamico di origine britannica accusati di aver ucciso prigionieri statunitensi e britannici, poiché i funzionari statunitensi si sono rifiutati di escludere il perseguimento della pena di morte nei loro casi. "Non dovrebbe essere fornita ulteriore assistenza ai fini di eventuali procedimenti" contro El Sheikh e Kotey "negli Stati Uniti d'America", ha scritto Lord Brian Kerr per la Corte, "senza le appropriate assicurazioni sulla pena di morte".
Marc Raimondi, portavoce del Dipartimento di Giustizia Usa, ha espresso disappunto per la sentenza e ha affermato che l’Amministrazione sta valutando la prossima mossa. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non ha ancora commentato la sentenza.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno elogiato la decisione dell'alta corte del Regno Unito. Death Penalty Project, che ha sede a Londra, che la Corte ha autorizzato a intervenire nella causa, ha definito l'importanza della decisione come "più ampia del caso specifico". Parvais Jabbar, co-direttore esecutivo dell'organizzazione, ha affermato che la sentenza "ha implicazioni per qualsiasi individuo che potrebbe essere soggetto alla pena di morte e riguarda le garanzie che il governo del Regno Unito deve cercare prima di decidere quale aiuto o assistenza può fornire. Queste sono questioni fondamentali riguardanti il diritto alla vita. Il Regno Unito ha abolito la pena di morte oltre 50 anni fa e il governo deve essere fedele al suo impegno di opporsi alla pena capitale in tutte le circostanze e in linea di principio ".
Maya Foa, direttrice dell'organizzazione internazionale per i diritti umani Reprieve, ha duramente criticato il comportamento del governo britannico che hanno portato alla causa. "Condividendo informazioni senza prima cercare - e verificare - garanzie che la pena di morte non sarebbe stata chiesta, questo governo ha agito illegalmente. Facendo questo ha minato la tradizione di forte assistenza che il Regno Unito fornisce alle persone che affrontano la pena capitale in tutto il mondo, e ha messo a rischio centinaia di vite".
El Sheikh e Kotey, arruolati nelle file dello Stato Islamico (anche detto Isis), sono accusati di aver partecipato al rapimento, tortura, e uccisione, spesso con decapitazione rituale, di 27 “occidentali” o comunque “infedeli”. Nel 2018, dopo che gli Stati Uniti avevano rifiutato due volte di fornire assicurazioni che non avrebbero richiesto la pena di morte, l’allora ministro degli interni britannico (Home Secretary) Sajid Javid aveva comunque accettato di condividere le informazioni sui due prigionieri. Il governo britannico ha quindi fornito circa 600 dichiarazioni di testimoni e altre prove ai pubblici ministeri statunitensi da utilizzare nei loro processi. Nella motivazione Lord Kerr ha definito la decisione del governo di condividere le informazioni come "basate sull'opportunità politica, piuttosto che sulla effettiva necessità".
Il governo del Regno Unito aveva difeso il proprio comportamento sostenendo che un rifiuto avrebbe messo a dura prova le relazioni diplomatiche tra i due paesi, ma la Corte ha confutato tale affermazione. "Non ci sono prove che l'insistenza sulle assicurazioni in caso di estradizione o espulsione abbia portato a una rottura nei rapporti tra i due paesi", ha scritto. "Inoltre, molti altri paesi hanno richiesto assicurazioni senza alcuna prova di conseguenze negative (ad esempio, la Germania ha chiesto garanzie formali prima di fornire assistenza giudiziaria per l'accusa federale contro Zacarias Moussaoui, uno dei cospiratori dell'11 settembre)."
Nella sua opinione sul caso, la baronessa Brenda Hale ha espresso l'ampia importanza della decisione della Corte. "Il più fondamentale dei diritti protetti dalla convenzione europea [sui diritti umani] è il diritto alla vita. Questo è un diritto assoluto, che in una società democratica non prevede possibilità di restrizioni o interferenze".
Sottolineando tale principio, Lord Kerr ha affermato che "è giunto il momento in cui dovrebbe essere riconosciuto un principio di diritto comune in base al quale è ritenuto illegale facilitare il processo a qualsiasi individuo in un paese straniero che lo esponesse al pericolo di esecuzione."
Il Regno Unito vieta già l'estradizione di detenuti senza l'assicurazione che non dovranno affrontare la pena di morte. La sentenza odierna estende il divieto anche alla collaborazione giudiziaria.
Un portavoce del Ministero degli Interni britannico ha dichiarato: "La priorità del governo è sempre stata quella di mantenere la sicurezza nazionale e garantire giustizia per le vittime e le loro famiglie. Questo non è cambiato. Siamo chiaramente molto delusi dal giudizio odierno e stiamo valutando attentamente i prossimi passi ".
La sentenza odierna, tuttavia, aveva affrontato esplicitamente quella che considera una vuota invocazione degli interessi delle vittime. "Le famiglie desideravano evitare l'applicazione della pena di morte", ha affermato la Corte. “La specie di giustizia che le famiglie desideravano avere era quella in cui non c'era la possibilità di imporre la pena di morte."
Il caso prende il nome da Maha Elgizouli, la madre di El Sheikh, che ha contestato l'abbandono da parte del governo del Regno Unito della sua opposizione di lunga data alla pena capitale nel caso di suo figlio. In una dichiarazione, ha affermato il suo avvocato, Elgizouli "ha sempre espresso la convinzione che suo figlio, se accusato, dovrebbe affrontare la giustizia e che qualsiasi processo dovrebbe aver luogo nel Regno Unito", dove non avrebbe dovuto affrontare la pena di morte. Il Crown Prosecution Service (CPS) aveva inizialmente affermato che non c'erano prove sufficienti per processare i due uomini nel Regno Unito, ma da allora ha cambiato posizione.
La decisione odierna è una grave battuta d'arresto per le amministrazioni di entrambi i paesi. Il governo britannico aveva privato i due uomini della cittadinanza, sperando evidentemente che questo potesse essere sufficiente a diminuire il peso delle garanzie costituzionali.
Il destino dei due detenuti è stata una questione complessa da quando una milizia curda appoggiata dagli americani, le Forze Democratiche Siriane, li ha catturati. A ottobre, quando i militari turchi sono entrati nel nord della Siria dopo aver ottenuto il via libera dal presidente Trump, i militari americani ne hanno preso la custodia da una prigione curda e li hanno trasferiti in Iraq.
Alexanda Kotey e El Shafee Elsheikh sono i due sopravvissuti dei cosiddetti "4 Beatles", soprannominati dalla stampa con il nome del famoso gruppo musicale britannico quando, mascherati, comparivano in video di propaganda ed erano stati notati per il loro spiccato accento britannico. Erano parte di una cellula dell'Isis che ha brutalmente torturato e ucciso una ventina di ostaggi occidentali. Tra le loro vittime il giornalista americano James Foley, decapitato in un video propaganda dell'Isis nell'agosto del 2014, un altro giornalista statunitense, Steven Sotloff, il cooperante americano, Peter Kassig (anche identificato come Abdul-Rahman Kassig), operatore umanitario di una ong.
Della cellula faceva parte anche Mohammed Emwazi, più noto come 'Jihadi John', colui che avrebbe decapitato Foley e che sembra sia stato ucciso in un attacco con i droni. Kotey e' accusato dal dipartimento di Stato americano di aver realizzato esecuzioni di gruppo e "torture eccezionalmente crudeli" di giornalisti occidentali e operatori umanitari. Elsheikh si era invece guadagnato una reputazione per il waterboarding e le crocifissioni. La notizia della loro consegna agli statunitensi era apparsa sui media il 10 ottobre 2019. I due erano infatti nelle carceri controllate dai curdi nel nord-est della Siria, il territorio teatro dell'offensiva della Turchia. Era stato lo stesso presidente americano, Donald Trump, a rendere noto che gli Usa avevano presi in custodia "alcuni dei più pericolosi combattenti dell'Isis". Si trattava di una quarantina di uomini, considerati tra i più efferati jihadisti che erano dispersi in varie carceri sotto il controllo dei curdi. Ma i curdi avevano ritirato il personale da questi centri di detenzione per concentrarli sul fronte di guerra.
"Questa sentenza è un grosso problema", ha dichiarato Robert M. Chesney, professore dell'Università del Texas esperto della National Security Law americana. "La decisione è un duro colpo per il piano del governo degli Stati Uniti di perseguire i Beatles in un tribunale americano. Naturalmente, il problema potrebbe essere risolto concentrandosi su una condanna all’ergastolo e rinunciando alla pena di morte. Ma questa è una pillola amara da ingoiare data l'enormità dei loro crimini."
Resta da vedere se l’attuale Procuratore Generale Usa William P. Barr modificherà l’impostazione del suo predecessore, Jeff Sessions, e rinuncerà alla pena capitale. Questo risolverebbe il problema e consentirebbe ai funzionari britannici di condividere le prove chiave.
Formalmente la decisione presa oggi all’unanimità dai 7 giudici della Corte Suprema britannica si è incentrata su una “tecnicalità”, ossia la violazione da parte del Ministero dell’Interno (Home Secretary) di una legge sulla protezione dei dati approvata nel 2018.
Uno dei quattro, Mohammed Emwazi, è stato ucciso in un attacco aereo nel 2015 in Siria. Conosciuto come Jihadi John, si ritiene che abbia decapitato personalmente gli ostaggi americani e britannici. Un quarto, Aine Davis, è imprigionato in Turchia con l'accusa di terrorismo. L'estradizione di Davis negli Stati Uniti sembra improbabile visto che le relazioni tra America e Turchia continuano a deteriorarsi.
Gli estremisti britannici erano noti per la loro brutalità. Hanno ripetutamente picchiato gli ostaggi che hanno tenuto imprigionati a Raqqa, in Siria, la capitale autoproclamata dello Stato Islamico, e li hanno sottoposti a waterboarding e finte esecuzioni.
Il governo americano ritiene che il gruppo abbia decapitato più di 27 ostaggi.
La sentenza della Corte Suprema britannica non mostra simpatia per i due detenuti. "È difficile immaginare omicidi più orribili di quelli che si presume abbiano commesso il signor Elsheikh e il signor Kotey", ha scritto il giudice Kerr, definendo i crimini loro attribuiti "mostruosi" e "atroci".
Come nel caso dei prigionieri di Guantanamo, l’Amministrazione Usa è alle prese con seri dilemmi procedurali, e questo spiega perché i 40 prigionieri presi in consegna dai Curdi non siano stati ancora portati in territorio Usa. A ottobre, al momento della presa in consegna, era stato ipotizzato un processo federale nella Virginia settentrionale. Nel momento in cui i prigionieri entrassero negli Usa, dovrebbero essere processati ai sensi delle leggi federali in vigore, e questo renderebbe dubbie o nulle molte delle prove in quanto acquisite in maniera irregolare, e soprattutto costringerebbe a rendere pubbliche le fonti di molte informazioni, che invece è interesse dell’Intelligence mantenere riservate. Alcuni osservatori hanno evidenziato il paradosso che per una democrazia come quella statunitense risulta “proceduralmente” più facile uccidere i nemici con i droni, che non sottoporli a regolare processo. Qualsiasi processo coinvolgerebbe probabilmente, come testimoni, ex ostaggi, in particolare da Italia, Francia, Spagna e Danimarca, che racconterebbero gli orrori subiti mentre erano imprigionati dallo Stato Islamico in Siria.
Tutti e quattro i “Beatles” avevano vissuto a West London. Il signor Kotey, nato a Londra, ha origini ghanese e cipriote greche, mentre la famiglia di Elsheikh è fuggita dal Sudan negli anni '90.

(Fonti: DPIC, The Times of London, BBC News, The Guardian, The Independent, New York Times, Associated Press, Courthouse News Service, 25/03/2020)

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