USA: LE DISPARITÀ RAZZIALI NELLA PENA DI MORTE INIZIANO GIÀ CON LE INDAGINI E GLI ARRESTI
26 ottobre 2018: Uno studio su più di tre decenni di arresti per omicidio suggerisce che le disparità razziali negli arresti e nelle linee di condotta della polizia introducono un ulteriore livello di pregiudizio nell'applicazione della pena di morte negli Stati Uniti. Mentre ricerche precedenti hanno ampiamente documentato che la razza delle vittime influenza le decisioni dei pubblici ministeri e le decisioni delle giurie e dei giudici quando si tratta se scegliere o no la pena di morte, un nuovo studio dei professori Jeffrey Fagan della Columbia University e Amanda Geller della New York University ha scoperto che queste disparità appaiono anche prima nel processo, nella fase di arresto. "Gli omicidi con vittime bianche hanno molte più probabilità di essere "risolti" con l'arresto di un sospetto rispetto agli omicidi con vittime appartenenti a minoranze", scrivono gli autori. Lo studio, intitolato “Police, Race, and the Production of Capital Homicides” è stato pubblicato sul Columbia Public Law Research Paper No. 14-593 del luglio 2018. Fagan e Geller hanno esaminato ogni omicidio registrato nei “Supplementary Homicide Reports” (gli omicidi per i quali sono disponibili dati supplementari all’interno del CIUS, il rapporto annuale sulla criminalità pubblicato dal FBI) dal 1976 al 2009, scoprendo delle costanti a livello di contea nel "tasso di risoluzione" dei casi. Le contee con percentuali più elevate di residenti appartenenti alle minoranze avevano tassi di risoluzione più bassi rispetto alle contee con popolazioni più “bianche”, ma gli autori affermano che le caratteristiche della contea da sole non tengono conto completamente delle disparità. Piuttosto, affermano che anche le “pratiche di polizia” svolgono un ruolo. "Le disuguaglianze nella polizia, come la sottodichiarazione dei crimini più gravi nelle comunità più svantaggiate, insieme alla sovradichiarazione dei reati meno gravi in quegli stessi distretti, sembrano estendersi alle fasi iniziali della produzione delle condanne a morte e delle esecuzioni". Gli autori attribuiscono i minori tassi di risoluzione dei casi con vittime nere in parte alla sfiducia nei confronti della polizia da parte delle comunità di colore, con una conseguente minore disponibilità a collaborare nelle indagini. "Le ingiustizie percepite possono disincentivare i cittadini dal collaborare con la polizia", spiegano, "includendo sia i “piccoli soprusi” sia i “clamorosi atti di violenza” da parte della polizia. Pertanto, le pratiche discriminatorie della polizia contribuiscono a dari differenti tassi di risoluzione, che a loro volta contribuiscono all'applicazione discriminatoria della pena capitale. (Fonti: DPIC, 25/10/2018)
|