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Il principe Mohammed bin Salman
Il principe Mohammed bin Salman
ARABIA SAUDITA: 100 PERSONE GIUSTIZIATE DA INIZIO 2024

16 luglio 2024:

L'Arabia Saudita ha giustiziato 100 persone da inizio 2024 fino al 15 luglio, ovvero quasi un'esecuzione ogni due giorni. Si tratta di un aumento del 42% rispetto allo stesso periodo del 2023, il che indica che quest’anno potrebbero esserci più esecuzioni rispetto a quello precedente, che aveva registrato 172 esecuzioni annunciate dal Ministero dell’Interno.
Secondo l'Organizzazione Saudita Europea per i Diritti Umani, il monitoraggio di 100 esecuzioni in 196 giorni dimostra l'insistenza del governo saudita nell'utilizzare estensivamente la pena di morte, in violazione delle leggi internazionali e dei suoi impegni ufficiali.
Il monitoraggio dell’ESOHR elenca solo tre persone a rischio di esecuzione imminente, indicando un aumento della repressione interna e della mancanza di trasparenza, oltre alle intimidazioni nei confronti delle famiglie.
Inoltre, sette dei giustiziati provenivano dalla regione di Qatif ed erano accusati di terrorismo.
L’ESOHR ha documentato l’uso estensivo della pena capitale contro individui provenienti da questa regione in seguito alle proteste che si sono lì verificate.
Secondo le informazioni pubblicate dal Ministero dell'Interno, 98 dei giustiziati erano uomini, mentre due erano donne.
Le nazionalità delle persone giustiziate sono: 74 sauditi, 8 yemeniti, 4 etiopi, 6 pakistani, 3 siriani, 1 cingalese, 1 nigeriano, 1 giordano, 1 indiano e 1 sudanese.
Analizzando le informazioni pubblicate dal Ministero degli Interni saudita attraverso l'Agenzia di Stampa Saudita riguardo alle esecuzioni effettuate, in 19 casi non è stato menzionato il tipo di reato punito. Questa mancanza di dettagli è stata osservata solo nelle dichiarazioni riguardanti ordini di esecuzioni di massa.
È probabile che i reati nascosti siano “Taazir”, discrezionali, così come le accuse che riguardano terrorismo, dare rifugio a latitanti e sparatorie, sono vaghe e spesso usate anche contro detenuti politici.
Inoltre, le dichiarazioni del Ministero dell'Interno hanno insolitamente nascosto il tipo di tribunale che ha emesso la sentenza in due casi in cui gli imputati dovevano rispondere anche di accuse legate al terrorismo. Pertanto, è molto probabile che queste sentenze siano state emesse dal Tribunale penale specializzato, che si occupa di casi di terrorismo.
Negli ultimi anni, l’Arabia Saudita ha dovuto affrontare numerose critiche nei confronti del Tribunale penale specializzato, che ha emesso sentenze arbitrarie contro manifestanti e prigionieri di opinione, comprese condanne a morte.
Le promesse ufficiali riguardavano anche le condanne a morte discrezionali, con il principe ereditario Mohammed bin Salman che aveva ripetutamente promesso di limitarne l’uso. Pertanto, l’organizzazione vede l’occultamento deliberato di informazioni come una nuova forma di manipolazione da parte dell’Arabia Saudita per eludere i suoi impegni.
Le 100 esecuzioni effettuate dall'inizio del 2024 confermano l'insistenza dell'Arabia Saudita nel violare il diritto internazionale, che pone l'accento sulla limitazione delle condanne a morte alle accuse più gravi.
Il 4% delle esecuzioni capitali riguarda individui accusati di reati legati alle droghe. Nel 2021, l’Arabia Saudita ha annunciato la sospensione dell’esecuzione di tali condanne per dare una nuova possibilità alle persone che affrontano accuse gravi. Quasi due anni dopo, l’Arabia Saudita ha ripreso a giustiziare individui accusati di reati di droga. Recentemente, durante la Revisione Periodica Universale presso il Consiglio dei Diritti Umani, l’Arabia Saudita ha respinto le raccomandazioni di ripristinare lo stop senza fornire una spiegazione.
L'organizzazione ha documentato le gravi violazioni subite dai detenuti con accuse di droga, tra cui tortura, maltrattamenti e negazione di adeguati diritti di difesa.
Oltre alle accuse di droga, quest'anno l'Arabia Saudita ha effettuato 22 esecuzioni per accuse che vanno dal terrorismo al dare rifugio a terroristi e agli attacchi armati.
Il diritto internazionale stabilisce che la pena di morte dovrebbe essere limitata alle accuse di omicidio intenzionale, al termine di processi che soddisfino tutte le condizioni di equità.
Nonostante la mancanza di trasparenza e le intimidazioni che impediscono il monitoraggio dei processi e dei dettagli dei casi, l’Arabia Saudita ha costantemente utilizzato vaghe accuse di terrorismo contro i detenuti politici. Le pratiche osservate in precedenza mostrano gravi violazioni delle condizioni di equità nei processi relativi a questi casi.
L'ESOHR ritiene che l'esecuzione di 100 persone entro i primi 196 giorni del 2024 segnali un anno più sanguinoso a venire e confermi la determinazione dell'Arabia Saudita a utilizzare le esecuzioni sia come punizione che come mezzo di intimidazione.
L'organizzazione sottolinea che queste statistiche aumentano il rischio per la vita di 69 persone di cui sta monitorando i casi. Queste persone si trovano ad affrontare processi iniqui, caratterizzati da torture, maltrattamenti e privazione dei diritti fondamentali. Tra loro ci sono 9 minorenni, 8 dei quali rischiano condanne discrezionali (ta'zir).
L’ESOHR ritiene che il monitoraggio del tasso di esecuzioni in Arabia Saudita riveli il vero stato dei diritti umani nel Paese, che il governo tenta di oscurare attraverso l’insabbiamento, la manipolazione e l’occultamento delle informazioni.

(Fonte: esohr, 15/07/2024)

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