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CONCERTINA: UN FESTIVAL PER SUPERARE IL CONFINAMENTO SOCIALE E CARCERARIO

14 aprile 2024:

Bernard Bolze* su L’Unità del 13 aprile 2024

Le nostre certezze? La storia e l’esperienza ci hanno insegnato a diffidarne. Le nostre convinzioni sono intatte. Il nostro team sta preparando la quarta edizione, a fine giugno a Dieulefit in Francia, di Concertina, Incontri estivi attorno ai confini. Ecco il percorso.
Le persone che sono attaccate alla questione del confinamento lo fanno per convinzioni politiche, sociali, filosofiche o religiose. Convinzioni umaniste in tutti i casi. Queste persone provengono da tutti i posti, da tutte le età, da tutte le discipline e da tutte le opinioni. Ci sono attivisti rivoluzionari (Bruciamo le carceri!) e riformisti (Umanizziamo le carceri!), ma anche parenti, assistenti sociali, visitatori, insegnanti, medici, architetti, artisti, avvocati, giornalisti, storici, geografi, cappellani, ricercatori, uomini e donne politici (pochi).
Cerchiamo di fare di Concertina il luogo dove si sta per necessità e senza snobismo, se si è interessati all’incarceramento e si è disposti a incontrare persone, cioè ad ascoltare il punto di vista dell’altro. Organizziamo incontri con professionisti e specialisti che accettano di abbandonare il loro gergo per rivolgersi al grande pubblico senza distanze e senza populismi. Cerchiamo di non ridurre gli Incontri a scambi tra ricercatori e attivisti impegnati nella causa. Venire a Concertina significa accettare il rischio e le opportunità di tutti gli incontri, compresi quelli del personale dell’amministrazione penitenziaria o della salute mentale e psichiatrica in carcere.
Siamo preoccupati dei gravi abusi di alcuni di questi membri del personale che oscurano la vita dei prigionieri o dei pazienti e offuscano l’immagine di queste istituzioni. Queste sono ragioni aggiuntive per impegnarsi in un dialogo con coloro che, tra questi membri, accettano il principio. Crediamo immodestamente di poter contribuire alla rivalutazione del loro lavoro per il massimo beneficio delle persone ristrette.
Venire a Concertina significa partecipare a un festival di idee che quindi include necessariamente anche il dibattito. Non vogliamo evitare temi che fanno rabbia, senza arrabbiarci con tutti! Rifiutiamo il pensiero comodo “c’è solo questo e poi lo sai”. Cerchiamo di tenere insieme l’amicale e il politico, non favorendo nessuno dei due. Difendiamo il principio del libero accesso a tutti gli eventi e dell’impegno volontario: un’iniziativa collettiva e un movimento per formare, promuovere, unire. Crediamo insieme ad altri che “la grandezza non è nella dimensione”. Crescere significherà immaginare domani altri incontri a misura d’uomo, in altre città e in altri Paesi, con un pensiero comune allo sviluppo.
Vogliamo una linea editoriale che coinvolga e, dal 28 al 30 giugno, metteremo in evidenza e in discussione, tra altre cinquanta, proposte attorno al tema Margini come: l’uso della violenza e della nonviolenza, l’uso dei campi di lavoro minorile nel XIX secolo e successivamente, la paura degli altri e l’indesiderabilità, le carceri a fronte del cambiamento climatico, il margine creativo di nuovi diritti, il personale di sorveglianza a fronte della malattia mentale, l’irruzione dell’anormalità nella vita di una persona, i graffiti, i tatuaggi, “Il ricordo lacerato” della figlia di una vittima e della nipote di un torturatore in America Latina, la custodia a vista e i suoi abusi...
Avremo come base questo breve testo sviluppato insieme: “Tutti i margini raccontano una storia tra un centro e una periferia. Qui la sensazione esilarante di uscire dal gregge, lì la sensazione dolorosa di essere lasciati indietro. Desideri opposti di essere dentro e fuori, uguali e diversi. Siamo tutti gli outsider di un gruppo o di un’idea. La persona privata della libertà è, numericamente, una persona ai margini in Europa. Spesso è senza casa, senza documenti, senza scuola o senza relazioni sociali e familiari, duramente colpita dalla crisi ecologica. Quando è una migrante, il confine a volte è labile tra l’amministrazione della sua situazione e la sua criminalizzazione.
A Concertina rivendichiamo la scelta originale di interessarci alle persone private della libertà e di mobilitarci per loro. E anche di metterle al centro delle nostre preoccupazioni. Le nostre società giudicano la persona confinata, giudicano la sua colpa, la sua devianza, la sua infrazione, a volte il suo mancato rispetto delle norme sociali o la sua dissidenza politica. Ritengono opportuno metterla da parte per tutelarsi e, perché no, farla soffrire, includerla nei margini invisibili dei nostri territori.
Dalla marginalità all’esclusione c’è solo un passo che a volte può rasentare la barbarie. Ci piace anche pensare che i margini significhino un rifiuto dei modelli predatori. Aperti e confusi, offrono il loro spazio di libertà e creazione. Invitano a l’impegno, la solidarietà, la nonchalance, la tenerezza, le strade secondarie o i passi laterali, la poesia, la musica, la resistenza...”.
* team organizzatore di Concertina

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