governo: democrazia parlamentare presidenziale (federale)
stato dei diritti civili e politici: Libero
costituzione: 17 settembre 1787, in vigore dal 4 marzo 1789
sistema giuridico: basato sulla common law
sistema legislativo: bicamerale, Congresso (Senato e Camera dei Rappresentanti)
sistema giudiziario: Corte Suprema Federale e Corte Suprema dei singoli stati. "Attorney General", ossia "Procuratore Generale" è l'equivalente del Ministro della Giustizia. L'Attorney General degli Stati Uniti è nominato dal Presidente, quello dei singoli stati è eletto dal popolo
religione: 52% protestanti; 24% cattolici; 2% mormoni; 1% ebrei; 1% musulmani; 10% altri; nessuna religione 10%
braccio della morte: 3.383 (al 1° ottobre 2005)
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 0
Esecuzioni: 53
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici
Convenzione sui Diritti del Fanciullo (solo firmato)
Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti
Statuto della Corte Penale Internazionale (esclude il ricorso alla pena di morte) (solo firmato)
situazione:
Dei 50 stati degli USA, sono 38 quelli che prevedono la pena di morte nei loro ordinamenti. Inoltre altre due legislazioni prevedono la condanna a morte, quella militare e la giustizia “federale”, ossia quella che riguarda i reati considerati così gravi o commessi in luoghi o circostanze particolari da venir sottratti alla giustizia dei singoli stati e affidati, appunto, alla “giustizia federale”. I reati “federali” che prevedono la pena di morte sono 42. Sono reati federali, ad esempio, gli omicidi di membri della Cia, del Fbi, della Dea (Antidroga), di agenti delle altre agenzie federali anticrimine, gli omicidi compiuti all’interno di parchi nazionali, o sulle principali autostrade. Sono reati federali anche l’altro tradimento e lo spionaggio. Dei 38 stati che hanno ancora in vigore la pena di morte, però, 5 (Kansas, New Hampshire, New Jersey, New York, e South Dakota) non hanno giustiziato nessuno dal 1976 ad oggi. Anche la giustizia militare non ha giustiziato nessuno dal 1976 ad oggi. I 12 stati che non hanno la pena di morte sono: Alaska, Hawaii, Iowa, Maine, Massachusetts, Michigan, Minnesota, North Dakota, Rhode Island, Vermont, West Virginia, Wisconsin. A loro devono aggiungersi Washington DC. ossia la città di Washington che costituisce un distretto federale autonomo, e Puerto Rico, un protettorato. Alcuni stati hanno leggi che consentono la massima punizione per reati non mortali, tra cui tradimento, spionaggio, sequestro di persona, dirottamento, narcotraffico. Il rapimento aggravato è reato capitale nell'Idaho, Kentucky e South Dakota. La California consente la pena di morte per sabotaggio di treni, alto tradimento e per la falsa testimonianza che abbia condotto a un’esecuzione. Una legge della Louisiana entrata in vigore nel 1995 consente la condanna a morte per lo stupro di un bambino di età inferiore ai 12 anni, anche se non seguito dalla morte della vittima. La Florida e il Montana hanno leggi che prevedono la pena capitale per gli stupratori, qualunque sia l’età della vittima. La Corte Suprema della Florida ha tuttavia stabilito l’incostituzionalità della legge dello stato. L’ultima esecuzione negli USA per uno stupro non seguito dalla morte della vittima risale al 1964, e nessuno è stato giustiziato per crimini diversi dall’omicidio da quando la Corte Suprema USA ha riammesso la pena di morte nel 1976. La procedura penale statunitense divide un processo per omicidio (o per qualsiasi altro reato capitale) in due fasi distinte. Nella prima fase (la sentenza) una giuria popolare decide se l'imputato è innocente o colpevole. Durante la seconda fase (la pena) la stessa giuria, un giudice, oppure una corte formata da 3 giudici (a seconda degli stati) valuta le circostanze aggravanti e attenuanti e decide la pena. Anche gli appelli sono divisi in due fasi: quelli su innocenza o colpevolezza e quelli sull'entità della pena. L'ordinamento di tutti gli stati (tranne il New Mexico) prevede il cosiddetto "ergastolo senza condizionale" (l’ultimo stato ad adeguare la legislazione è stato il Texas, dove la legge che introduce l’ergastolo senza condizionale come alternativa alla pena di morte per gli omicidi di primo grado è entrata in vigore il 1° settembre 2005). L’ergastolo senza condizionale, ossia senza la possibilità che il detenuto possa mai essere scarcerato per “buona condotta”, nemmeno dopo moltissimi anni, pur costituendo una pena molto dura, e per certi versi altrettanto dura della pena di morte, è però vista con favore da molti “garantisti”, non per la pena in sé, ma perché rende più difficile per la pubblica accusa ottenere condanne a morte facendo leva sul timore che il criminale, un giorno, possa tornare libero e commettere altri omicidi. La procedura penale statunitense è stata profondamente riformata in senso garantista da una serie di sentenze pronunciate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti negli ultimi anni. Il 9 gennaio 2002, la Corte Suprema ha ribadito che quando una giuria popolare viene chiamata a scegliere tra condanna a morte ed ergastolo deve ricevere adeguate informazioni sull’eventualità o meno che il condannato possa mai uscire in libertà condizionale. La corte decideva il caso di William Kelly, condannato a morte nel 1996 in South Carolina. Con la sentenza pronunciata il 20 giugno 2002 nel caso Atkins vs Virginia, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l’esecuzione di condannati a morte minorati mentali è una pena crudele e inusuale e per questo è incostituzionale. Nel decidere questo i giudici hanno preso atto del fatto che il consenso nazionale contro questa realtà della pena di morte è andato crescendo dal 1989 in poi. Da allora 16 tutti gli stati stanno adeguando la legislazione. Il 24 giugno 2002 è intervenuta anche un’altra importante sentenza della Corte Suprema che ha ristretto il ricorso alla pena di morte. Nel caso Ring vs Arizona i giudici della Corte hanno stabilito l’incostituzionalità delle norme che attribuiscono a un giudice monocratico o una giuria di giudici, anziché a una giuria popolare, la valutazione delle circostanze aggravanti e attenuanti e la decisione della pena nei casi capitali. La sentenza incide nella seconda fase del procedimento penale americano, quella che attiene alla pena. Mentre gli stati del Montana e dell’Indiana avevano modificato in questo senso la normativa interna prima della pronuncia della Corte Suprema, altri stati come Delaware, Colorado, Idaho, Nevada, Nebraska e Arizona si sono adeguati successivamente. Solo in Alabama e in Florida sono ancora i giudici monocratici che possono modificare le raccomandazioni delle giurie nei casi capitali. La sentenza Ring v. Arizona aveva imposto la modifica delle leggi degli stati, ma non aveva chiarito se essa dovesse applicarsi retroattivamente ai detenuti già condannati a morte. Due anni dopo, con la sentenza Schriro v. Summerlin del 24 giugno 2004, la Corte Suprema ha stabilito 5 contro 4 che la sua decisione del 2002 cambiava una regola di procedura e quindi non andava applicata retroattivamente. La Corte discuteva il caso di un detenuto dell’Arizona, Warren Wesley Summerlin, che era stato condannato a morte 20 anni prima da un giudice che poi aveva perso il suo lavoro per problemi di droga. Nel 2003 la Corte Suprema ha continuato a procedere in senso più garantista e, con il caso Wiggins v. Smith, ha chiesto lo svolgimento di più approfondite ricerche di circostanze attenuanti nei casi capitali. Una linea che è stata confermata anche in sede legislativa, con l’approvazione da parte del Congresso nel 2004 dell’”Innocence Protection Act”, poi ratificato, che prevede ulteriori tutele per evitare condanne di innocenti e maggiori risorse per gli imputati di reati capitali. Il ciclo di decisioni garantiste si è chiuso, per ora, con quella del 1° marzo 2005 con cui, nel caso Roper v. Simmons, la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionale la pena di morte nei confronti di persone condannate per crimini commessi quando avevano meno di 18 anni. Una sentenza di portata storica, segno inequivocabile di un ripensamento sulla pena capitale in corso all'interno del massimo organo giudiziario americano. L’ultima esecuzione di un minore era avvenuta nel 2003, in Oklahoma, il che aveva portato a 22 il numero dei minori di 18 anni al momento del reato giustiziati negli Stati Uniti dal 1976. L’abolizione della pena capitale nei loro confronti ha avuto un effetto immediato per circa 75 detenuti nei bracci della morte degli Stati Uniti, il gruppo più consistente dei quali era in Texas. Un altro fronte garantista si è aperto però con la decisione presa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti il 12 giugno 2006 quando ha riconosciuto ai condannati a morte il diritto di presentare appelli sulla legittimità dell'iniezione letale. La decisione della Corte riguarda il caso di Clarence Hill, 47 anni, condannato a morte nel 1983 in Florida per l'uccisione di un poliziotto durante una rapina in banca.
L’esecuzione di Hill fu bloccata lo scorso gennaio dalla Corte Suprema quando il condannato aveva già gli aghi inseriti nelle vene. La sentenza era attesa negli Usa, nell'ambito del dibattito sulle iniezioni, che da più parti sono state giudicate un metodo ''crudele ed inusuale'' di amministrare la giustizia e per questo incostituzionali. La decisione dei giudici di Washington aprirà ora la strada a una battaglia legale su scala nazionale. Nel 2005, si è confermata negli Stati Uniti la tendenza in corso da sei anni ad una diminuzione del numero delle condanne e dei detenuti nel braccio della morte. Nonostante nel 2005 vi sia stata un’esecuzione in più rispetto al 2004 (60 contro 59), il numero complessivo segna un calo del 39% rispetto al 1999, anno record - con le 98 esecuzioni effettuate - nella storia moderna della pena di morte in America, iniziata con la sua reintroduzione nel 1976. Nel 2005 ha destato scalpore la 1000ma esecuzione dal ’76, quella di Kenneth Boyd avvenuta in Nord Carolina. Il triste primato doveva appartenere a Robin Lovitt della Virginia ma il Governatore Mark Warner ha commutato la condanna in ergastolo senza condizionale poiché lo stato aveva distrutto le prove che poteva esibire in appello. Dei 38 sui 50 stati federati che prevedono la pena di morte, 16 hanno compiuto esecuzioni capitali. Come è quasi sempre accaduto dal 1976, sono stati prevalentemente gli Stati del sud a compiere esecuzioni, pari all’72% del totale. Quanto all’effetto deterrente della pena di morte, il Rapporto sulla criminalità dell’FBI per il 2004 aveva rivelato che gli Stati del sud, responsabili per oltre l’80% delle esecuzioni, avevano il tasso di criminalità più alto mentre gli stati del nordest, responsabili per meno dell’1%, avevano il minor tasso di criminalità. Secondo il Death Penalty Information Centre, nel 2005 il numero delle sentenze capitali è rimasto lo stesso del 2004: 125, il 54% in meno rispetto al 1999 ed il numero più basso da quando la pena di morte è stata reintrodotta nel 1976. In Texas, nella Contea di Harry, spesso considerata la “capitale della pena capitale” sono state pronunciate solo due condanna a morte in tutto il 2005. Sono invece aumentate le condanne capitali federali che tuttavia rappresentano solo una piccola percentuale del totale nazionale. Come conseguenza del pronunciamento di un minor numero di condanne capitali vi è stata la riduzione del numero dei detenuti nel braccio della morte che al primo ottobre 2005 erano 3.383 (contro i 3.471 del 2004) il 7% in meno rispetto al 2001 quando si raggiunse il numero più alto. Inoltre, dai sondaggi risulta che si sta riducendo anche il favore della popolazione alla pena capitale, in particolare quando è data la possibilità di scegliere tra pena di morte ed ergastolo senza condizionale. Il sostegno più alto alla pena di morte si è registrato nel 1994, con una percentuale dell’80%. L’ultimo sondaggio della Gallup, che è dell’ottobre 2005, ha rilevato che solo il 64% degli americani è a favore della pena di morte, la percentuale più bassa degli ultimi 27 anni. Un altro sondaggio della CBS News ha inoltre rilevato che di fronte alla possibilità di scegliere tra pena di morte ed ergastolo senza condizionale il 39% conferma il sostegno alla pena capitale, il 39% sceglie l’ergasolo senza condizionale e il 6% quello con la condizionale. Hanno contribuito a riaprire la discussione sulla pena di morte le modalità con cui essa viene applicata, i pregiudizi razziali (nel 2005, come già nel 2004 e nel 2003, nessun bianco è stato giustiziato per casi di omicidio in cui la vittima fosse solo un nero ed il 73% delle persone giustiziate nel corso dell’anno era stata condannata per l’omicidio di persone bianche nonostante siano meno del 50% le vittime bianche di omicidi) e di classe, ma soprattutto le continue scoperte di errori giudiziari. Il numero delle persone esonerate dal 1973 perché riconosciute innocenti è salito a 123. Due sono stati esonerati nel corso del 2005. Sono Derrick Jamison, condannato a morte in Ohio nel 1985, la cui accusa è stata lasciata cadere dopo che nel 2002 in appello la sua condanna a morte era stata rovesciata e Harold Wilson, condannato a morte in Pennsylvania nel 1989 ed esonerato nel novembre 2005 grazie al test del DNA. L’ultimo in ordine di tempo ad essere scagionato è stato John Ballard, esonerato in Florida il 23 febbraio 2006. Lo stesso Presidente Bush nel suo discorso sullo Stato dell’Unione nel 2005, ha annunciato “una proposta volta a finanziare un tirocinio speciale per gli avvocati impegnati in processi capitali” e un uso particolarmente esteso della prova del DNA “per prevenire la condanna di innocenti,” senza con ciò venire meno – ha inteso poi precisare – alle sue personali convinzioni sulla pena di morte. La vera battaglia sulla pena di morte si sta giocando a livello di legislature statali, dove si è continuato a discutere di moratoria delle esecuzioni capitali o abolizione della pena di morte in molti dei 38 stati mantenitori della federazione americana. Si è trattato per lo più di dibattiti parlamentari legati ai dubbi su come la pena di morte viene applicata. In Illinois, per il sesto anno consecutivo, è stata rispettata la moratoria delle esecuzioni. Il 12 gennaio 2006, il New Jersey, è divenuto il primo stato ad aver introdotto per legge una moratoria delle esecuzioni capitali, quando il Governatore Richard Codey, ha firmato la legge che oltre ad introdurre una moratoria fino al 15 gennaio 2007 e istituisce una commissione di studio che dovrà presentare le proprie conclusioni entro novembre 2006. Composta da 13 membri, la commissione valuterà se nell’applicazione della pena capitale esistano pregiudizi di natura razziale o legati alle diverse aree geografiche. Valuterà inoltre se la pena di morte rappresenti un deterrente e se esista una significativa differenza tra i costi legati alla pena capitale rispetto a quelli dell’ergastolo senza condizionale. L’ 8 marzo 2006, in Alabama, per il secondo anno di seguito la Commissione Giustizia del Senato ha approvato, 5 a 3, un disegno di legge proposto dal democratico Hank Sanders per l’istituzione di una moratoria di 3 anni mentre ed il miglioramento delle procedure penali per garantire che vengano eliminati i rischi di discriminazione in base alla razza sia della vittima che dell’imputato. Un disegno di legge molto simile era stato approvato anche lo scorso anno, ma poi non venne messo all’ordine del giorno dell’intera aula. Sanders dice che quest’anno sembra esserci più interesse per la legge, grazie al fatto che il principale quotidiano dello stato, The Birmingham News, ha preso posizione contro la pena di morte. Il 3 settembre 2004, in California, il Senato ha approvato 23 a 12 una risoluzione per l'istituzione di una commissione di studio che dovrà fornire al Parlamento, entro il 31 dicembre 2007, una relazione sui motivi che hanno portato diversi cittadini a essere condannati ingiustamente, anche a morte, e a fornire suggerimenti sulle correzioni da apportare alle leggi. Il 19 gennaio 2006, la Camera ha invece deciso di non procedere nell’esame di una proposta di legge del democratico Paul Koretz volta ad introdurre una moratoria per il periodo di lavoro della Commissione. Il 30 agosto 2005, la Camera del North Carolina ha approvato 96 a 14 una proposta di legge per per l'istituzione di una commissione di studio della pena di morte che dovrà fornire al Parlamento, entro la metà del 2008, una relazione sull’adeguatezza dell’assistenza legale fornita agli imputati di reati capitali e la possibile esistenza di discriminazioni razziali. La legge era in attesa dell’esame del Senato. Nel dicembre 2004, in Kansas, la Corte Suprema Statale ha assestato un colpo al sistema capitale dello Stato con una decisione di 4 contro 3. La Corte ha giudicato incostituzionale la parte del processo capitale relativa al peso delle circostanze aggravanti del reato rispetto a quelle attenuanti. Essenzialmente, la legge dice che nel caso in cui le aggravanti e le attenunati siano equivalenti, l’imputato è condannato a morte, una prassi che rimanda al principio ‘a tie goes to the state’ (in caso di parità vince lo Stato). La Corte, che stava esaminando il caso di Michael L. Marsh II, ha stabilito l’incostituzionalità di questa norma e ha comportato l’annullamento di tutte e sei la condanne a morte nello Stato. Il Kansas ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la quale il 31 maggio 2005 ha accettato di esaminare il caso. Il 28 febbraio 2005, la Camera dei Rappresentanti del New Mexico ha approvato un disegno di legge che abolisce la pena di morte, sostituendola con l’ergastolo senza condizionale. Ora il testo deve passare all’esame del Senato, dove ci si aspetta un voto combattuto. Inoltre il governatore Bill Richardson, la cui firma è necessaria affinché il testo diventi legge, è un difensore della pena capitale. Il 15 novembre 2005, la Camera dei Rappresentanti del Massachusetts, con 100 voti contro 53, ha respinto una proposta di legge del governatore Mitt Romney, Repubblicano, che avrebbe reintrodotto la pena di morte nello Stato in cui l’ultima esecuzione è avvenuta nel 1947. Romney, cui si attribuiscono ambizioni a concorrere per la 'nomination' repubblicana alle elezioni presidenziali del 2008, aveva proposto la reintroduzione della pena capitale nell'aprile scorso, definendo il testo a prova di errore giudiziario. Il 31 gennaio 2005, in South Dakota, la Commissione Affari Statali ha votato 10 a 3 contro una proposta di legge volta ad abolire la pena di morte in South Dakota. Il 17 giugno 2005, il governatore del Texas Rick Perry ha firmato la legge che introduce per le giurie nei casi capitali la possibilità di condannare l’imputato all’ergastolo senza condizionale. Secondo molti, questa misura porterà ad una riduzione del numero di condanne a morte emesse in Texas. Fino ad ora le giurie avevano due opzioni: la pena di morte o l’ergastolo con possibilità di libertà condizionale dopo 40 anni di reclusione. La nuova legge, approvata dal Parlamento nella sessione terminata il 30 maggio, è entrata in vigore il 1° settembre. “Sono convinto che questa legge migliorerà il nostro sistema giudiziario penale, dal momento che introduce per le giurie un nuova possibilità per proteggere i cittadini, facendo in modo che un condannato per omicidio non circoli più sulle nostre strade,” ha detto il governatore Perry, un Repubblicano. Gli avversari della pena capitale hanno accolto la misura con favore, spiegando che i pubblici ministeri hanno finora prospettato alle giurie l’eventualità che un omicida possa un giorno tornare in circolazione per spingerle ad emettere condanne a morte. Chi si opponeva al cambiamento invece, sostiene che la condanna all’ergastolo con possibilità di libertà condizionale spingeva i detenuti ad un comportamento migliore, nella speranza di poter un giorno uscire di prigione. Il Texas guida la classifica Usa delle esecuzioni con 355 persone messe a morte da quando, nel 1982, ha ripreso le esecuzioni e fino al dicembre 2005. Le esecuzioni nel 2005 sono state 19. In Virginia, l’8 novembre 2005, il candidato Democratico Tim Kaine ha battuto il Repubblicano Jerry Kilgore nelle elezioni per la carica di Governatore della Virginia. La vittoria del cattolico Kaine è stata netta ed è giunta al termine di un’aspra campagna, in cui il candidato Democratico ha apertamente manifestato la propria contrarietà alla pena di morte. Il suo avversario, l’ex procuratore generale Kilgore, è invece uno strenuo difensore dell’iniezione letale. In favore del candidato Repubblicano era sceso in campo lo stesso Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, che alle ultime presidenziali ha conquistato in Virginia il 54 % dei consensi. Il 12 aprile, la Commissione Giustizia dell’Assemblea statale (Camera bassa) dello Stato di New York ha respinto con 11 voti contro 7 il progetto relativo a una nuova legge sulla pena di morte lasciando così in vigore il blocco delle esecuzioni stabilito, nel giugno 2004, dalla Corte d’Appello di Albany. Questa Corte, la più alta a livello statale prima della Corte Suprema di stato, aveva dichiarato incostituzionale una parte della legge sulla pena capitale dello stato di New York, ritenendo che in base a essa vengano date alle giurie popolari istruzioni tali da indurle a decidere in favore delle condanne capitali. Prima del voto in Commissione Giustizia, il Senato statale – controllato dai Repubblicani – aveva approvato a larga maggioranza il nuovo progetto di legge. “Per quest’anno abbiamo fatto fuori la pena di morte,” ha dichiarato il presidente della Commissione Giustizia, il Democratico Joseph Lentol, che da deputato nel 1995 – anno in cui la pena di morte è stata reintrodotta nello Stato – aveva invece votato a favore. Oggi la sua posizione è cambiata, per i diversi casi in cui è stato dimostrato come siano stati condannati a morte degli innocenti. In controtendenza a quanto sta accadendo negli Stati Uniti, il Connecticut ha effettuato nel 2005 la prima esecuzione dopo 45 anni. A livello federale è stato presentato al Congresso la proposta di legge “Alleggerimento delle procedure” che prevede una riduzione delle garanzie procedurali nei processi di revisione dei casi capitali federali. Nonostante il provvedimento sia stato criticato da organizzazioni di magistrati sia federali che statali è ancora all’esame del Congresso. Gli Stati Uniti hanno votato contro la risoluzione per l’abolizione della pena di morte approvata dalla Commissione Onu per i Diritti Umani il 20 aprile 2005.