09 Luglio 2025 :
05/07/2025 - Idaho. Polemiche (interessanti) dopo la non-condanna a morte di Bryan Kohberger, 30 anni, bianco.
Ha ucciso più persone delle 9 persone (8 uomini e 1 donna) che attualmente sono nel braccio della morte dello stato.
Il 2 luglio il giudice Steven Hippler ha preso atto dell’accordo tra pubblica accusa e imputato, e il 23 luglio formalizzerà la condanna a 4 ergastoli senza condizionale da scontare consecutivamente per il giovane laureato in criminologia che si è dichiarato colpevole di aver accoltellato a morte 4 studenti dell’Università dell’Idaho: Madison Mogen, 21 anni; Kaylee Goncalves, 21 anni; Xana Kernodle, 20 anni; e Ethan Chapin, 20 anni.
I fatti sono avvenuti il 13 novembre 2022, nell’abitazione che le 4 vittime condividevano.
La pubblica accusa dice di aver perseguito l’accordo con l’imputato non perché a corto di prove, ma per il rischio che il processo, con i possibili ricorsi, potesse durare molti anni, creando insopportabile stress per i familiari delle vittime. Parte dei familiari delle vittime hanno supportato l’idea dell’accordo. Il “rischio” di questo processo, dal punto di vista della pubblica accusa, è che l’imputato sembra evidentemente affetto da una forma di autismo emotivo, una patologia che già secondo gli standard giuridici attuali confina con la malattia mentale, e che nei prossimi anni, con l’evoluzione prevedibile delle leggi a garanzia dei disabili intellettivi, potrebbe garantire a Kohberger l’esenzione dalla condanna a morte. Lo stesso procuratore della Latah County, Bill Thompson, inoltre non ritiene che gli omicidi siano stati premeditati, non tutti almeno. Il Procuratore ha poi aggiunto che solo per la fase pre-dibattimentale sono già stati smesi quasi 4 milioni di dollari, e non è il caso di continuare a spendere così tanto denaro che potrebbe invece essere indirizzato verso la prevenzione, e il supporto alle vittime.
Preso atto che quello che allo stato attuale è il peggior assassino dell’Idaho non finirà nel braccio della morte dove sono rinchiuse persone che hanno compiuto crimini meno gravi del suo, alcuni editoriali hanno sollevato la questione. The Lewiston Tribune ha titolato “If Kohberger escaped it, why do we have a death penalty?”. Un buon titolo, che non sembra augurare la pena di morte per Kohberger, ma una riduzione di pena per gli altri. Il giornale ricorda altri casi di famosi assassini che sono riusciti a non farsi condannare a morte:
James Eagan Holmes, che è entrato in un cinema in Colorado, uccidendo 12 persone e ferendone altre 70. Tre membri della giuria non sono riusciti a imporre la pena di morte. Gary Leon Ridgway, noto come Green River Killer, condannato all’ergastolo per 49 omicidi compiuti nell’arco di 20 anni, e sospettato per altri 71 omicidi. Nessuno tocchi Caino ha citato altre volte il caso di Ridgway, il più prolifico serial killer della storia recente degli Stati Uniti, che però con la promessa di far ritrovare, gradualmente, i corpi delle vittime, si sta garantendo la sopravvivenza. Il Lewinston Tribune cita poi Theodore John “Ted” Kaczynski, il famoso “Unabomber”, che tra il 1978 e il 1995, spedendo pacchi postali esplosivi, uccise 3 persone e ne ferì 23, ed Eric Robert Rudolf, che mise una bomba alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 uccidendo 2 persone e ferendone 111. Viene ricordato poi il serial killer della South Carolina Todd Kohlhepp, condannato per aver ucciso almeno 7 donne, e che non vuole parlare di altre donne che asserisce di aver violentato e ucciso. La lista del Lewinston Tribune si chiude con Jared Lee Lougher, che ha ucciso la deputata degli Stati Uniti Gabrielle Giffords, un giudice federale, e altre 4 persone, ferendone 13. Se queste persone sono sfuggite alla pena di morte, chiede retoricamente il Lewinston Tribune, viene da chiedersi: chi la subirà? Ecco un'ipotesi plausibile: un imputato che non suscita compassione, forse un immigrato senza documenti, che commette una serie di omicidi efferati in una comunità abbastanza grande e ricca da potersi permettere un processo con pena capitale. Questa è la definizione stessa di arbitrarietà e capriccio. Altrimenti, la pena di morte non sarebbe altro che una merce di scambio per i pubblici ministeri. E se è così, perché esiste?
“The Blast” ha invece comparato le imputazioni di Kohberger con quelle, tutte inferiori per gravità, dei 9 condannati a morte nello stato. Inoltre ha dato spazio alle proteste dei familiari di Xana Kernodle e Kaylee Goncalves, che a differenza della esplicita adesione dei familiari di Madison Mogen e Ethan Chapin all’accordo, esprimono la loro frustrazione per il fatto che lo stato non cercherò di far condannare Kohberger a morte. Il tono di “The Blast” non è positivo come quello del Lewinston Tribune, nel senso che sembrano augurarsi la condanna a morte di Kohberger, ma nel complesso le polemiche che questo caso ha sollevato, e certamente solleverà anche in futuro (ad esempio, potrebbe consentire ad ognuno dei condannati a morte un ricorso incentrato sulla non proporzionalità della loro pena) mettono al centro della discussione un fatto noto a chi studia la materia, e che periodicamente riemerge nella polemica dei media e nella politica: in teoria la pena di morte dovrebbe essere riservata ai criminali “peggiori tra i peggiori”, ma in realtà non è così.
https://www.lmtribune.com/opinion/if-kohberger-escaped-it-why-do-we-have-a-death-penalty-19859435
https://www.yahoo.com/news/fury-over-revelation-bryan-kohberger-153025649.html
https://theblast.com/698730/idaho-murders-victims-family-bryan-kohberger-plea-deal/