12 Gennaio 2006 :
la Corte Suprema degli Stati Uniti per la prima volta ha esaminato l’appello di un condannato a morte che, nel sostenere la propria innocenza, ha presentato i risultati di una nuova tecnica di analisi del Dna.La decisione della Corte sull’appello presentato da Paul House, condannato a morte in Tennessee, è attesa entro la metà del 2006 e fornirà ai tribunali Usa una guida nella gestione di evidenze scientifiche nel caso in cui nuove tecniche sollevino dubbi su casi già chiusi.
House è stato condannato per l’omicidio della 29enne Carolyn Muncey, avvenuto nel 1985.
Dopo aver trascorso anni nel braccio della morte ed esaurito gli appelli, nuove tecniche di analisi del Dna hanno dimostrato che lo sperma trovato sui vestiti della Muncey non appartiene ad House, ma al marito della vittima, Hubert Muncey.
Gli avvocati difensori chiedono un nuovo processo, sostenendo che il nuovo test del Dna dimostra l’infondatezza della tesi secondo cui House aveva motivi di carattere sessuale per uccidere la donna, una circostanza aggravante che aveva condotto alla condanna capitale.
I procuratori del Tennessee rispondono tuttavia che le altre prove a carico di House sono talmente schiaccianti che la giuria avrebbe comunque deciso nello stesso modo.
I giudici della Corte Suprema devono decidere se l’appello di House soddisfi uno standard stabilito dalla Corte in un caso del 1995, secondo cui chi presenta l’appello deve dimostrare che è più probabile che nessun giurato ragionevole avrebbe riconosciuto l’imputato colpevole sulle base delle nuove prove.
“La Corte Suprema ha l’opportunità, e il dovere, di riconoscere che nuove prove scientifiche possono cambiare lo scenario", ha detto Peter Neufeld, Co-Direttore dell’ Innocence Project. "Questi casi devono essere esaminati attentamente, per vedere se sono state erroneamente condannate delle persone in realtà innocenti”.