esecuzioni nel mondo:

Nel 2025

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Dal 2000 a oggi

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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

INDONESIA

 
governo: democrazia parlamentare presidenziale (condizionata dai militari)
stato dei diritti civili e politici: Libero
costituzione: agosto 1945, abrogata nel 1949, reintrodotta il 5 luglio 1959
sistema giuridico: basato sul diritto romano e tedesco, modificato da elementi tradizionali e da nuove norme di procedura penale
sistema legislativo: monocamerale, Camera dei Rappresentanti (Dewan Perwakilan Rakyat)
sistema giudiziario: Corte Suprema, giudici nominati dal Presidente
religione: 87% musulmani; 9% cristiani; 2% indù; 1% buddisti
braccio della morte: più di 60 (al 15 febbraio 2006)
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 13
Esecuzioni: 3
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Convenzione sui Diritti del Fanciullo

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti


situazione:
Il Codice Penale prevede la pena di morte per omicidio, reati relativi alle armi illegali, alla droga e il terrorismo.
In base alla legge indonesiana le richieste di grazia sono automatiche e inoltrate dai tribunali stessi quando i condannati a morte non provvedono da soli.
La legge 12/1951 sulle armi da fuoco stabilisce che chiunque, non avendone l’autorizzazione, importa, esporta, produce, accetta, ottiene, fornisce, tenta di fornire, possiede o porta con sé un’arma da fuoco, munizioni o esplosivo è passibile di pena di morte o di una pena detentiva fino a un massimo di 20 anni.
La legge 5/1997 sulla droga prevede che chi produce o traffica sostanze psicotrope può essere condannato a morte. Si stima che in Indonesia, su una popolazione di più di 200 milioni di abitanti ci siano circa un milione e mezzo di tossicodipendenti, che spendono in media 100.000 rupie al giorno per acquistare la droga.
In base alla Legge 20/2001 sulla corruzione chi è accusato di questo reato rischia la condanna a morte se è stato commesso durante una crisi economica.
Il 6 marzo 2003, la Camera dei Rappresentanti ha convertito in legge il decreto d’emergenza antiterrorismo emesso nell’ottobre 2002 in seguito agli attacchi dinamitardi di Bali nei quali sono morte 202 persone. La legge introduce la pena di morte per chi organizza o conduce attacchi terroristici e permette alle autorità di detenere i sospetti senza accuse formali fino a tre giorni solo in base a rapporti di servizi di intelligence. Un giudice può esaminare il caso e stabilire che il sospettato sia trattenuto fino a sei mesi per ulteriori interrogatori in assenza di una incriminazione formale.
Nel 2000 il governo indonesiano ha provveduto alla istituzione di un tribunale ad hoc sui diritti umani per giudicare i responsabili delle violenze commesse durante le elezioni a Timor Est, volute dall’Onu nel 1999 e durante le quali la maggioranza ha votato per l’indipendenza dall’Indonesia che occupava il territorio dal 1975. Circa mille persone erano state uccise da soldati e forze dell’ordine indonesiani. L’Indonesia ha deciso di istituire questo tribunale per evitare la creazione di un tribunale internazionale per crimini di guerra simile a quelli per l’ex Iugoslavia e il Ruanda. Gruppi per i diritti umani hanno espresso critiche sull’effettiva capacità dei giudici di questo tribunale interno di processare i vertici militari e hanno denunciato la corruzione delle giurie.
La legge indonesiana vieta le esecuzioni pubbliche. L’esecuzione di solito avviene tramite fucilazione di primo mattino su una spiaggia deserta o in una foresta remota. Il condannato riceve la notizia della sua esecuzione soltanto 72 ore prima. Con la testa coperta da un cappuccio e indosso una camicia bianca con un segno rosso all’altezza del cuore, il condannato affronta un plotone i cui membri – una dozzina – sono disposti in fila a breve distanza. Alcuni dei fucili sono caricati a salve, di modo che nessuno di loro sarà in grado di capire chi ha sparato il colpo fatale. Di solito passano dai tre ai cinque minuti prima della morte. Dopo la fucilazione, un dottore controlla che il corpo crivellato di colpi non dia più alcun segno di vita. Se dovesse essere ancora vivo, il comandante del plotone sparerà un colpo di arma da fuoco alla testa del condannato. Ma raramente si spara alla tempia per accelerare la morte, perché il corpo deve essere restituito ai parenti per il funerale.
Le esecuzioni sono state abbastanza rare in Indonesia fino al 2004 quando, nel quadro di una campagna nazionale contro l'abuso e lo spaccio di droga lanciata dall’allora Presidente Megawati Soekarnoputri in vista delle elezioni di ottobre, tre cittadini stranieri sono stati fucilati per traffico di eroina. Le precedenti fucilazioni, le prime dopo cinque anni, erano state effettuate nel maggio 2001 nei confronti di due uomini condannati per un omicidio avvenuto nel 1989.
Nel 2005, sono state messe a morte due persone. In base ai dati del ministero della giustizia, dall’anno dell’indipendenza nel 1945 fino al 2005, sono state giustiziate 20 persone e, al 15 febbraio 2006, più di 60 erano in attesa di esecuzione.
L’Indonesia ha votato contro la risoluzione per l’abolizione della pena di morte approvata dalla Commissione Onu per i Diritti Umani il 20 aprile 2005.

 

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