06 Ottobre 2025 :
La Corte Suprema pakistana ha annullato le condanne a morte emesse nei confronti di due fratelli e li ha assolti nel caso dell'attentato alla sede della PIDC (Pakistan Industrial Development Corporation) del 2005.
I giudici della Corte Suprema Athar Minallah, Irfan Saadat Khan e Malik Shahzad Ahmad Khan, hanno scagionato gli appellanti, concedendo loro il beneficio del dubbio.
La Corte Suprema ha inoltre respinto un ricorso presentato dallo Stato contro l'assoluzione di un terzo coimputato nel caso.
Accolgendo il ricorso di Mangla Khan e di suo fratello Abdul Aziz Khan, la Corte ha annullato le sentenze del tribunale di primo grado e dell'Alta Corte del Sindh.
Nel maggio 2007, un tribunale antiterrorismo aveva condannato a morte i due fratelli per aver ideato e realizzato un attentato dinamitardo all'esterno dell'edificio del PIDC nel novembre 2005, che aveva causato la morte di quattro persone e il ferimento di altre 21. Il tribunale aveva anche emesso altre condanne, incluso l'ergastolo, per entrambi gli imputati. Il terzo imputato, Hameed Bugti, era stato arrestato un mese dopo la condanna dei due fratelli e, dopo aver celebrato il processo separatamente, il tribunale di primo grado lo aveva condannato a morte nel giugno 2014 nello stesso caso.
Nell'aprile 2020, nel decidere sui ricorsi dei condannati, la Corte Suprema aveva confermato la pena capitale per i due fratelli, ma assolto il coimputato Bugti, sostenendo che l’accusa contro di lui avesse un diverso fondamento, in quanto non vi erano prove a sostegno della dichiarazione di un testimone oculare a suo carico.
Successivamente, entrambi i condannati, tramite il loro avvocato, Sheikh Jawaid Mir, avevano presentato un ricorso alla Corte Suprema.
Anche lo Stato aveva presentato un ricorso alla Corte Suprema contestando l'assoluzione di Bugti. Dopo aver ascoltato le argomentazioni di entrambe le parti e aver esaminato gli atti, la Corte, nella sua breve ordinanza, ha dichiarato: "Per ragioni che saranno illustrate in seguito, questa petizione è convertita in appello e accolta. Gli appellanti Abdul Aziz Khan e Mangla Khan, figli di Gella Khan, sono assolti dalle accuse a loro carico, estendendo il beneficio del dubbio a loro favore".
"Di conseguenza, le sentenze del tribunale di primo grado e dell'Alta Corte, rispettivamente del 31.05.2007 e del 09.04.2020, sono annullate. Qualora gli appellanti non debbano essere incarcerati in relazione ad altri casi, saranno immediatamente rilasciati", ha aggiunto.
In merito alla petizione presentata contro l'assoluzione del coimputato, la Corte, nella sua ordinanza, ha osservato che, non essendo stata sollevata alcuna questione di diritto da sottoporre alla sua attenzione, l'autorizzazione a presentare appello è stata respinta e, di conseguenza, la presente petizione è stata respinta. Secondo l'accusa, il 15 novembre 2005 una potente esplosione ha devastato il piano terra della PIDC House, un edificio a più piani che ospitava anche gli uffici della Pakistan Petroleum Limited (PPL), provocando la morte di quattro guardie di sicurezza private e il ferimento di altre 21 persone.
Inizialmente, i due fratelli sono stati arrestati a Gulshan-i-Iqbal in seguito a una soffiata e hanno confessato di aver eseguito l'attentato su istruzione di Nawab Akbar Khan Bugti (nel frattempo deceduto), sostenendo di voler "punire" la PPL per "non aver reclutato i giovani locali del Belucistan".
L'accusa ha inoltre affermato che il nipote di Akbar Bugti, Brahamdagh, e un nipote del leader beluci assassinato Abdul Majeed Bugti, insieme ad altri, sono stati dichiarati colpevoli nel caso. Ha inoltre sostenuto che le dichiarazioni confessionali di entrambi i fratelli erano state rese volontariamente davanti a un magistrato e che alcuni testimoni oculari avevano identificato gli imputati come le persone che avevano parcheggiato un'auto nel luogo in cui è esplosa la bomba.