esecuzioni nel mondo:

Nel 2025

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Dal 2000 a oggi

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legenda:

  • Abolizionista
  • Mantenitore
  • Abolizionista di fatto
  • Moratoria delle esecuzioni
  • Abolizionista per crimini ordinari
  • Impegnato ad abolire la pena di morte

GIORDANIA

 
governo: Monarchia parlamentare costituzionale
stato dei diritti civili e politici: Parzialmente libero
costituzione: 1 gennaio 1952, emendata più volte
sistema giuridico: si basa sulla legge islamica e sui codici francesi; revisione degli atti legislativi da parte di un’apposita Alta Corte
sistema legislativo: bicamerale, Senato (Majlis al-'Umma) e Camera dei Rappresentanti (Majlis al-Àauan)
sistema giudiziario: Corte di Cassazione, Corte Suprema
religione: maggioranza musulmana, minoranza cristiana
metodi di esecuzione: impiccagione
braccio della morte: almeno 94, tra cui 10 donne secondo fonti ufficiali del Ministero della Giustizia al marzo 2017
Data ultima esecuzioni: 0-0-0
condanne a morte: 6
Esecuzioni: 15
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:

Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici

Convenzione sui Diritti del Fanciullo

Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti

Statuto della Corte Penale Internazionale (esclude il ricorso alla pena di morte)


situazione:
Il sistema giuridico giordano si basa sulla legge islamica in materia sia civile che penale, eccezion fatta per i membri delle comunità non musulmane.
La pena di morte è prevista in 38 casi da cinque leggi del Paese: il Codice Penale, il Codice Penale Militare, la Legge sulle Armi e Munizioni, la Legge sui Segreti di Stato e la Legge sulla Droga. Comunque, nell’agosto 2006 la Giordania ha abolito la pena capitale per una serie di reati legati a droga, armi ed esplosivi. Nel 2010, emendamenti al Codice Penale hanno eliminato la pena di morte, sostituendola con la pena massima di 30 anni di reclusione, per i reati di ribellione armata contro gli organi costituzionali e di incendio dalle conseguenze mortali.
L’articolo 93 della Costituzione stabilisce che nessuna condanna a morte può essere implementata senza la ratifica del Re, al quale il Consiglio dei Ministri rinvia ogni sentenza capitale accompagnata da un parere sulla sua esecuzione o meno.
Dopo otto anni di moratoria di fatto, la Giordania ha ripreso le esecuzioni il 21 dicembre 2014, quando undici uomini condannati a morte in diversi casi di omicidio sono stati impiccati all’alba nel Centro di Correzione e Riabilitazione di Swaqa. All’inizio del 2014, alcuni legislatori giordani avevano chiesto di tornare a implementare la pena capitale al fine di porre un freno al crescente aumento dei tassi di criminalità. La pena capitale non era praticata dal 2006, grazie soprattutto al volere di Re Abdullah e non per una presa di posizione ufficiale.
Secondo i dati rilasciati dalle autorità, dall’inizio del 2000 sono state giustiziate in Giordania 52 persone, tutte per omicidio, terrorismo e violenza sessuale.
Nel 2015, sono state imposte almeno tre condanne a morte, una per stupro, le altre due per omicidio. Alla fine del 2015, vi erano 114 persone nel braccio della morte.
Nel 2016, la Giordania non ha compiuto esecuzioni. Nel 2016, secondo le notizie raccolte da Nessuno tocchi Caino sono state imposte 14 nuove condanne a morte.

La guerra al terrorismo
Il 22 aprile 2014, la Camera dei Deputati ha approvato in un solo giorno una legge anti-terrorismo che mantiene la pena di morte per chi commette crimini che provocano la morte di persone innocenti, danneggiamento parziale o totale di strutture ed edifici, con l’uso di esplosivi, veleni, sostanze chimiche, biochimiche o materiali radioattivi.
Un articolo stabilisce che ogni attentato alla vita del Re, della Regina e del Principe Ereditario o qualsiasi atto che comporti insurrezione armata contro le autorità legittime, rientrano tra i crimini terroristici.
Il Ministro degli Interni Hussein Majali ha detto che la legge considera come crimini terroristici solo le azioni ostili contro le autorità legittime, “ma non quelle contro le autorità illegittime”. Le sue precisazioni sono giunte in risposta alle osservazioni di parecchi parlamentari sull’esclusione da questa legge delle azioni di resistenza contro le autorità israeliane. “L’occupazione [israeliana] non è un’autorità legittima”, quindi la resistenza non è considerata un atto di terrorismo, ha spiegato Majali.
Il 4 febbraio 2015, la Giordania ha impiccato due prigionieri di Al-Qaeda in rappresaglia per l’uccisione di un pilota giordano da parte dello Stato Islamico. Il luogotenente di 26 anni Muath Al-Kaseasbeh è stato bruciato vivo da militanti dello Stato Islamico a giudicare da un video pubblicato il 3 febbraio. Nel video di 20 minuti che mostra la sua uccisione, il pilota indossa una tuta arancione e si trova in una gabbia all’aperto mentre un uomo col volto coperto da fuoco al combustibile di cui è stato cosparso. Al-Kaseasbeh era caduto nelle mani degli estremisti islamici a dicembre quando il suo F-16 si è schiantato in Siria nei pressi di Raqqa, mentre stava compiendo una missione nel quadro della campagna aerea USA contro lo Stato Islamico. In una prima risposta all’uccisione del pilota, la Giordania ha impiccato due iracheni legati ad Al-Qaeda: una donna aspirante suicida, Sajida al-Rishawi, e Ziad al-Karbouly. Le esecuzioni hanno avuto luogo nel carcere di Swaqa, a circa 70 chilometri dalla capitale Amman. In precedenza, la Giordania aveva offerto uno scambio tra la donna e il pilota, ma la trattativa è fallita perché non era riuscita a ottenere alcuna prova che il pilota fosse ancora in vita. La TV giordana ha detto che il pilota era già stato ucciso il 3 gennaio. Al-Rishawi era stata condannata a morte per il ruolo svolto nell’attentato suicida del 2005 orchestrato da Al-Qaeda in un albergo di Amman che ha ucciso 60 persone. Al-Karbouly era stato condannato morte nel 2008 per aver pianificato attacchi terroristici nei confronti di cittadini giordani in Iraq.

Le Nazioni Unite
Nell’ottobre 2013, la Giordania è stata esaminata nell’ambito della Revisione Periodica Universale del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Le raccomandazioni volte a stabilire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte e aderire al Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici non hanno incontrato il favore della Giordania.
Nel 19 dicembre 2016, la Giordania si è astenuta sulla Risoluzione per una moratoria sull’uso della pena di morte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

 

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