governo: monarchia costituzionale
stato dei diritti civili e politici: Parzialmente libero
costituzione: 10 marzo 1972, rivista il 4 settembre 1992 ed emendata nel settembre 1996. Una nuova costituzione è stata approvata dal referendum il 1 luglio 2011
sistema giuridico: si basa sulla legge islamica e su quella francese
sistema legislativo: bicamerale, Camera dei Consiglieri (Chamber of Counselors) e Camera dei Rappresentanti (Chamber of Representatives)
sistema giudiziario: Corte Suprema
religione: maggioranza musulmana
metodi di esecuzione: plotone d'esecuzione
braccio della morte: 92 (a fine 2016, secondo l'amministrazione penitenziaria-UPR)
Data ultima esecuzioni: 0-0-1993
condanne a morte: 0
Esecuzioni: 0
trattati internazionali sui diritti umani e la pena di morte:Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici
Convenzione sui Diritti del Fanciullo
Convenzione contro la Tortura ed i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumane o Degradanti
Statuto della Corte Penale Internazionale (esclude il ricorso alla pena di morte) (solo firmato)
situazione:
In Marocco sono 11 i reati che comportano la condanna capitale, tra cui omicidio aggravato, tortura, rapina a mano armata, incendio doloso, tradimento, diserzione, attentato alla vita del Re.
Le autorità di Rabat hanno intrapreso una vera e propria guerra contro il terrorismo di matrice islamica all’interno del Paese all’indomani degli attentati del 16 maggio 2003, in cui morirono 43 persone a Casablanca. Una nuova legge, passata in Parlamento nel maggio 2003, ha esteso la pena capitale a reati legati al terrorismo.
Gli attentati suicidi avvenuti a Casablanca all’inizio del 2007, hanno provocato resistenze da parte dello Stato nel processo di abolizione della pena di morte in corso nel Paese.
La grazia è prerogativa costituzionale del Sovrano.
Il 1° luglio 2011, la riforma costituzionale voluta da Mohammed VI è stata approvata dal referendum popolare con il 98% dei suffragi. La riforma trasforma in costituzionale una monarchia di diritto divino, con libertà per i partiti, la separazione dell’esecutivo dal sistema giudiziario, l’affermazione dei diritti delle donne e delle minoranze. Per la prima volta la Costituzione stabilisce il diritto alla vita come principio fondamentale.
Da quando è salito al trono il 23 luglio 1999, Re Mohammed VI non ha mai firmato un decreto di esecuzione. Da allora molte decine di prigionieri nel braccio della morte hanno ricevuto la commutazione della condanna capitale in ergastolo, un ulteriore segnale nella direzione dell’abolizione della pena capitale nel Paese.
Alla fine di dicembre 2013, risultavano depositate alla Camera dei Deputati quattro proposte di legge sulla pena di morte: tre per l’abolizione e una per la moratoria delle esecuzioni.
Coloro che sostengono l’abolizione si appigliano all’articolo 20 della Costituzione del 2011 che stabilisce: “Il diritto alla vita è il diritto primario di ogni essere umano. La legge tutela questo diritto”. A questo proposito, il 12 dicembre 2013, il Gruppo Socialista ha portato un disegno di legge all’esame della Commissione Giustizia della Camera. Mentre il suo approccio alla questione è fondamentalmente abolizionista, l’Unione Socialista delle Forze Popolari (USFP) pone ancora una condizione per i condannati alla pena capitale: non potranno mai ricevere il perdono reale in cambio della commutazione della pena in reclusione a vita.
Pur mantenendo la sua opposizione di principio all’abolizione della pena di morte, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD) chiede la sua regolamentazione. Il Partito islamico, attualmente guidato dal Primo Ministro del Marocco, Abdelilah Benkirane, propone che sia stabilita una moratoria delle esecuzioni di dieci anni e che i detenuti nel braccio della morte non possano essere giustiziati fino a che la loro istanza di perdono reale non sarà respinta. Anche Mustapha Ramid, Ministro della Giustizia e delle Libertà, è sulla linea del PJD, perché secondo lui la società marocchina “non è ancora pronta ad accettare l’abolizione”. Per il Ministro Ramid, prima di prendere decisioni, il Parlamento dovrebbe comunque consultare il popolo marocchino attraverso un referendum.
Dal 1973, sono state giustiziate solo due persone. L’ultima esecuzione è avvenuta nel 1993 quando Mohammed Tabet, questore di polizia e capo dell’intelligence generale del Paese, è stato giustiziato per abuso della sua posizione e stupro di centinaia di donne.
Il 16 giugno 2014, di fronte ai due rami del Parlamento, il Presidente del Consiglio Nazionale dei Diritti Umani (CNDH), Driss El Yazami, ha sottolineato la necessità di attuare le principali raccomandazioni istituzionali della Commissione Equità e Riconciliazione, comprese la ratifica dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale e l'abolizione della pena di morte.
Anche se questo ha alimentato qualche speranza che il Regno si stesse muovendo verso l'abolizione, il parlamento a maggioranza islamista non ha finora proceduto in tal senso.
L'8 ottobre 2014, attivisti per i diritti umani hanno denunciato le “condizioni disumane e inaccettabili” dei detenuti nel braccio della morte. Abderrahim Jamai, coordinatore della Coalizione Marocchina Contro la Pena di Morte (CMCPM), ha detto che alcuni prigionieri “hanno già trascorso 15 anni nelle loro celle, il che pone la questione circa la quantità di tempo necessario per eseguire una sentenza”. “Molti dei condannati a morte soffrono di problemi mentali e versano in condizioni psicologiche estremamente difficili”, ha detto la parlamentare Nouzha Skalli, ex Ministro e portavoce dell’intergruppo parlamentare contro la pena di morte in Marocco.
Secondo le informazioni del Governo, nel 2015 sono state imposte in Marocco 9 condanne a morte, come nel 2014, secondo Amnesty International.
Al 4 maggio 2016, c’erano circa 120 persone nel braccio della morte, alcuni dei quali avevano già trascorso più di 15 anni nelle loro celle. Molti dei condannati a morte soffrono di problemi mentali e versano in condizioni psicologiche estremamente difficili, ha rilevato nell’ottobre 2014 la parlamentare Nouzha Skalli, ex Ministro e portavoce dell’intergruppo parlamentare contro la pena di morte in Marocco.
Il 30 luglio 2016, in occasione dell’anniversario dell’Incoronazione, Re Mohammed VI ha graziato 1.272 persone, tra cui 23 condannati a morte che hanno ricevuto la commutazione della pena in ergastolo, mentre 19 condannati all’ergastolo hanno ricevuto una pena detentiva a termine, ha reso noto il Ministero della Giustizia.
Nel 2016, sono state pronunciate 6 nuove condanne a morte e sarebbero almeno 92 i condannati a morte in carcere secondo Amnesty International.
Le Nazioni Unite
Il 22 maggio 2012, il Marocco è stato sottoposto alla Revisione Periodica Universale del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU. Il Governo ha ribadito che nessuna pena capitale era stata eseguita dal 1993 e che c’era anche un progetto di legge che mira a ridurre il numero dei reati puniti con la morte.
Il Marocco ha respinto le raccomandazioni per l’introduzione il più rapidamente possibile di una moratoria de jure sulle esecuzioni, la commutazione in pene detentive di tutte le condanne a morte e l’abolizione una volta per tutte della pena di morte. Tuttavia, ha accettato le raccomandazioni a proseguire nella moratoria de facto e a fare sforzi per ottenere l’abolizione totale.
Il 19 dicembre 2016, il Marocco si è nuovamente astenuto sulla Risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.