INDIA: MORTE SENZA DIRITTO DI APPELLO

La Corte Suprema indiana

26 Settembre 2014 :

nel suo Rapporto, “India: morte senza diritto di appello”, il Centro asiatico per i diritti umani (ACHR) ha dichiarato che l’India non rispetta le Misure di salvaguardia stabilite dalle Nazioni Unite a tutela dei diritti di coloro che rischiano la pena di morte, laddove prevedono che “Chiunque sia condannato a morte ha il diritto di adire a un tribunale di giurisdizione superiore, e misure debbano essere prese per garantire che tali ricorsi diventino obbligatori”.
A molti detenuti del braccio della morte è negato il diritto di adire a un tribunale superiore quando la Corte Suprema cancella l’assoluzione decisa dalle Alte Corti e ripristina la pena di morte inflitta dai giudici di primo grado oppure aggrava in pena di morte le sentenze all’ergastolo emesse dalle Alte Corti.
Inoltre, rispetto ai reati previsti dal Terrorists and Disruptive Activities (Prevention) Act (TADA), essendo la Corte Suprema l’unica corte d’appello contro le ordinanze dei tribunali TADA competenti in materia, ai condannati in base al TADA viene negato il diritto di ricorrere dinanzi alle Alte Corti come è invece previsto per i condannati in base al codice penale ordinario.
La Corte Suprema indirizza anche le Alte Corti nel riesame dei casi, laddove non è stata inflitta la pena di morte. Con questo non fa altro che influenzare le decisioni dei tribunali inferiori a favore della pena di morte.
L’ACHR ha dichiarato che l’istanza di revisione, che può essere presentata contro le decisioni della Corte Suprema, non può essere considerata come un appello “a un tribunale di giurisdizione superiore”, come previsto nelle misure di salvaguardia delle Nazioni Unite a tutela dei diritti di coloro che rischiano la pena di morte, perché tale istanza è presentata alla stessa sezione di giudici supremi che hanno emesso la sentenza o l’ordinanza.
Anche una Curative Petition, che è l’estremo rimedio dopo il rigetto di un’istanza di revisione da parte della Corte Suprema, non può essere considerata come un appello a un tribunale di giurisdizione superiore, come previsto dalle Nazioni Unite, perché il suo campo di applicazione è molto restrittivo. Una “petizione curativa” è un’eccezione e può essere presentata solo se un avvocato esperto certifica che essa soddisfi i requisiti di deposito stabiliti dalla Corte Suprema.
 

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