USA - Yusef Salaam, una “vittima” di Donald Trump, commenta l’incriminazione dell’ex presidente

USA - Yusef Salaam

04 Aprile 2023 :

(30/03/2023) - Yusef Salaam, una “vittima” di Donald Trump, commenta l’incriminazione dell’ex presidente.
Il 19 aprile 1989 una donna di 28 anni, Trisha Meili, bianca, consulente finanziaria, venne aggredita mentre stava facendo jogging a Central Park, e stuprata. La giovane donna, ferita gravemente, rimase in coma 12 giorni, ma sopravvisse.
Vennero fermati molti giovani, tra cui Kevin Richardson (14 anni, afroamericano), Raymond Santana (14 anni, ispanico), Antron McCray (15 anni, afroamericano), Yusef Salaam (15 anni, afroamericano) e Korey Wise (16 anni, afroamericano. Interrogati separatamente, senza avvocati e senza la presenza dei genitori, i 5 adolescenti si accusarono l’un l’altro, ma di sé ognuno disse di aver avuto solo un ruolo minore. Furono processati senza il supporto di prove fattuali (furono effettuati dei test del Dna, tutti negativi), ma solo basandosi sulle “semi-confessioni”.
Furono giudicati colpevoli di aggressione, rapina, rivolta, stupro, abuso sessuale e tentato omicidio dalle giurie di due processi separati nel 1990.
McCray, Salaam, Richardson e Santana furono condannati a “10 anni con la possibilità di chiedere la condizionale non prima da 5 anni”, mentre Wise venne processato “come adulto” e venne condannato “a 15 anni con la possibilità di chiedere la condizionale non prima da 5 anni”.
I quattro minorenni hanno tutti scontato condanne tra i 6 e 8 anni, mentre Wise è rimasto in carcere più di 13 anni.
Nel 2002 Matias Reyes, un giovane ispanico confessò di essere stato lui, da solo, a colpire la jogger con un grosso ramo, e a stuprare. I test del Dna lo confermarono. Al momento della confessione, Reyes era stato condannato all'ergastolo (libertà condizionale non prima di 33 anni) come stupratore seriale e assassino di una donna incinta. Non venne processato per lo stupro della Meili perché nel frattempo era intervenuta la prescrizione, ma comunque il procuratore distrettuale dello stato di New York, Robert Morgenthau, ritirò tutte le accuse contro i 5 adolescenti, anche se 4 dei 5 imputati avevano già ottenuto la libertà condizionale per buona condotta durante la detenzione.
Nel 2003 i cinque intentarono una causa nei confronti della città di New York. La città, sotto l'amministrazione di Michael Bloomberg, rifiutò per un decennio di negoziare un risarcimento. Solo il nuovo sindaco Bill de Blasio nel 2014 approvò un risarcimento collettivo di 41 milioni di dollari.
In seguito, i cinque hanno cercato di ottenere ulteriori 52 milioni di dollari di risarcimento, ma nel 2016 hanno accettato una transazione per una cifra inferiore.
All’epoca del processo Donald Trump, allora solo un uomo d’affari, pubblicò annunci a tutta pagina su quattro giornali di New York, incluso il New York Times, chiedendo allo Stato di adottare la pena di morte.
Yusef Salaam, uno dei “Central Park 5, sollecitato a fare una dichiarazione sulla recente incriminazione di Donald Trump, così ha twittato: "Per coloro che chiedono una mia dichiarazione su di Donald Trump - che non ha mai chiesto scusa per aver chiesto la mia esecuzione - eccola: Karma".
“Trump ha speso $ 85.000 – che oggi sarebbero oltre 200.000 dollari – per far pubblicare un annuncio a tutta pagina su tutti e 4 i principali giornali di New York chiedendo il ripristino della pena capitale in modo che noi “Central Park Five” potessimo essere giustiziati. Tra le altre cose l’annuncio diceva: Il sindaco Ed Koch ha affermato che l'odio e il rancore dovrebbero essere rimossi dai nostri cuori. Non la penso così. Voglio odiare questi rapinatori e assassini. Dovrebbero essere costretti a soffrire... Sì, Sindaco Koch, voglio odiare questi assassini e lo farò sempre... Come può la nostra grande società tollerare la continua brutalizzazione dei suoi cittadini da parte di folli disadattati?”.
In un'intervista del 2019 con la BBC, Salaam aveva affermato: "Guardo Donald Trump e lo capisco come una rappresentazione di un sintomo dell'America".
"Siamo stati condannati a causa del colore della nostra pelle. La gente pensava il peggio di noi", ha aggiunto. "E questo è tutto a causa di eminenti newyorkesi, in particolare Donald Trump".
In una dichiarazione, il fondatore e presidente del National Action Network, il Reverendo Al Sharpton, ha affermato che "quelli di noi che erano lì nel 1989 certo noteranno che Donald Trump entrerà probabilmente nello stesso tribunale in cui gli Exonerated 5 sono stati ingiustamente condannati per un crimine che non hanno commesso".
"Non dimentichiamo che è stato Donald Trump a pubblicare annunci a tutta pagina chiedendo che questi cinque giovani neri e marroni venissero condannati a morte", ha continuato Sharpton. "Questo è lo stesso uomo che ora sta invocando la violenza quando deve passare attraverso lo stesso sistema. Lo stesso uomo dovrà alzarsi in piedi in un'aula di tribunale e vedere in prima persona com'è il sistema di giustizia penale".
"Tutto quello che posso dire è che quello che va torna", ha aggiunto.
Yusef Salaam, uno dei “Central Park 5”, da quando è stato rilasciato è diventato un attivista e “oratore “ispirazionale”. Utilizza i social per condividere la sua storia ed educare il pubblico sull'impatto dell'incarcerazione di massa e della brutalità della polizia. Sostiene la riforma della giustizia penale, la riforma carceraria e l'abolizione dell'isolamento minorile e della pena capitale, ripristinando in particolare "l'umanità" di coloro che sono incarcerati e di coloro che sono calpestati dal sistema giudiziario. È stato intervistato molte volte, la sua storia è stata raccontata in servizi e documentari, tra cui il pluripremiato documentario "The Central Park Five" di Ken Burns, Sarah Burns e David McMahon, e più recentemente la serie di Netflix vincitrice di Emmy Award "When They See Us", scritta e diretto da Ava DuVernay con Oprah Winfrey e Robert Duvall tra i produttori. Ha ricevuto un Lifetime Achievement Award dal presidente Barack Obama nel 2016, ed è membro del consiglio di amministrazione dell’Innoncence Project, una importante associazione no profit per i diritti dei detenuti.
Sul caso dei “Central Park 5” vedi anche NtC 01/10/2020.

https://www.commondreams.org/news/yusef-salaam

 

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