27 Gennaio 2015 :
John Paul Stevens riconosce che almeno un innocente è stato giustiziato. Stevens, che fino al 2010 è stato giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, oggi durante una conferenza alla University of Florida ha risposto indirettamente ad una famosa dichiarazione di un altro giudice della Corte Suprema, Antonin Scalia (ancora in carica), il quale nel 2006 disse che non si era mai verificato il caso di una persona certamente innocente che fosse stata giustiziata. Oggi ha detto che un libro, The Wrong Carlos, scritto da James Liebman, professore alla facoltà di legge della Columbia University, ha dimostrato “senza ombra di dubbio” che almeno una persona negli Stati Uniti è stata giustiziata per un reato che non aveva commesso. Stevens ritiene che nemmeno Scalia potrebbe negare l’evidenza, se leggesse il libro di Liebman. Stevens ritiene che la pena di morte dovrebbe essere abolita, e il fatto che una persona, anche una sola persona possa essere stata giustiziata per un reato non commesso “è un motivo sufficiente contro la pena di morte... perché la società non dovrebbe correre il rischio che possa accadere di nuovo. Perché è intollerabile pensare che il nostro governo, per motivi tutto sommato non importanti, corra il rischio di giustiziare gente innocente”. Il libro di Liebman è confluito in un rapporto presentato alla stampa il 15 maggio 2012 (vedi). Secondo il rapporto “Anatomia di una esecuzione sbagliata”, il Texas nel 1989 ha giustiziato un innocente, Carlos DeLuna, 26 anni, ispanico. Il rapporto, pubblicato sulla rivista Columbia's Human Rights Law Review, è firmato dal professor James Liebman e da altri ricercatori della Columbia University di New York. DeLuna venne arrestato il 4 febbraio 1983 con l’accusa di aver ucciso con un coltello, poco prima, durante una rapina ad una stazione di servizio, una inserviente che faceva il turno di notte, Wanda Lopez, 24 anni. DeLuna venne trovato dai poliziotti poco distante nascosto sotto un’auto, con 149 dollari in tasca, ma nessuna macchia di sangue sui vestiti o sotto le scarpe. Contro di lui soprattutto i molti precedenti per furto, seppure mai con un coltello o un’altra arma. Al processo la principale prova contro DeLuna fu una testimonianza oculare, non corroborata da prove di laboratorio. “Una sola testimonianza, di notte, fatta da una persona di un’altra razza”. DeLuna si è sempre proclamato innocente, e qualche mese dopo l’arresto indicò in un suo conoscente, Carlos Hernandez, il probabile colpevole. Hernandez gli era coetaneo, gli somigliava moltissimo e aveva diversi precedenti per rapine fatte brandendo un coltello. Nel rapporto si dice che molte persone, anche familiari di De Luna, quando hanno visto affiancate le due fotografie, non hanno saputo riconoscere l’uno dall’altro. Al processo la pubblica accusa disse che Hernandez era una invenzione della fantasia di DeLuna. In realtà Hernandez era ben noto alla polizia, e nel 1986 venne anche arrestato per un omicidio molto simile a quello della Lopez, ma poi rilasciato. Il rapporto elenca diverse testimonianza di persone che asseriscono di aver sentito più volte Hernandez vantarsi di essere lui il colpevole dell’omicidio della Lopez, non il suo “gemello” DeLuna.