25 Giugno 2020 :
Rapporto DPIC - 1.344 detenuti si trovano nei bracci della morte in violazione dei trattati internazionali sottoscritti dagli Usa.
Il Death Penalty Information Center fa riferimento alla Inter-American Commission on Human Rights (IACHR), un organismo della Organization of American States (OAS) che esamina le potenziali violazioni dei diritti umani da parte dei paesi membri. In due recenti casi la IACHR ha definito “tortura” tenere un prigioniero nel braccio della morte per oltre 20 anni con il costante rischio di una imminente esecuzione.
Nel 2018, la IACHR ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno violato la American Declaration of Human Rights nel caso di Russell Bucklew, un detenuto del braccio della morte del Missouri. Nell'aprile 2020, la IACHR è tornata sull’argomento nel caso di Nvwtohiyada Idehesdi Sequoyah (precedentemente Billy Ray Waldon) nel braccio della morte della California da 27 anni. In entrambe i casi la sentenza della Commissione Inter Americana ha stabilito che i detenuti erano stati sottoposti a “punizione crudele e inusuale”, usando la formula “cruel or unusual punishment” che è esplicitamente citata (in quanto vietata) dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Le sentenze stabilivano inoltre che procedere con le esecuzioni dopo tanto tempo trascorso nel braccio della morte avrebbe costituito un'ulteriore violazione dei diritti umani e raccomandavano come rimedio che le condanne venissero commutate in ergastolo.
Il DPIC ha riesaminato i dati relativi ai detenuti attualmente nei bracci della morte o già giustiziati.
Il rapporto ha rilevato, con i dati aggiornati al 1° gennaio 2020, che 1.344 delle 2.620 persone attualmente detenute nei 26 bracci della morte operanti (24 stati, più Militare e Federale) hanno superato il tetto dei 20 anni.
Inoltre, delle 1.518 esecuzioni effettuate alla stessa data, 191 sono state compiute contro persone che avevano superato i 20 anni nel braccio della morte.
Sommando i due dati, sono 1.535 le violazioni dei diritti umani compiute dagli Stati Uniti.