05 Giugno 2020 :
Paul Browning diventa il 168° “esonerato” dal braccio della morte USA. Oggi la Corte Suprema di Stato ha respinto il ricorso della pubblica accusa contro la sentenza del 21 agosto 2019 (vedi) che disponeva la scarcerazione dell’uomo a seguito del ritiro di tutti i capi di imputazione. Rendendo oggi definitivo il ritiro dei capi d’imputazione, la Corte Suprema chiude definitivamente il caso, e Browning viene aggiunto, con il numero 168, alla “lista degli esonerati” del DPIC, ossia la lista delle persone che, dal 1973 ad oggi sono state prima condannate a morte e in un secondo tempo completamente assolte. La “lista degli esonerati” va anche sotto il nome di “Innocence List”. Una lista equivalente, la National Registry of Exonerations, un progetto congiunto di 3 università, tiene conto dei prosciolti anche quando non erano stati condannati a morte, e dal 1989 ad oggi ne ha individuati 2.624. Browning, oggi 63 anni, nero, ha trascorso 33 anni nel braccio della morte. Venne condannato a morte nel 1986 con l’accusa di aver ucciso un gioielliere, Hugo Elsen, nel corso di una rapina nel suo negozio l’8 novembre 1985. La condanna a morte venne annullata dalla Corte Suprema di stato nel 2004 perché all’imputato era stato assegnato d’ufficio un avvocato con solo un anno di esperienza, il quale non aveva controinterrogato né il principale testimone dell’accusa, né gli agenti di polizia quando, in aula, avevano esposto la loro ricostruzione dei fatti. Una seconda giuria condannò di nuovo a morte Browning nel 2007 utilizzando le stesse prove del primo processo. Dopo una ulteriore serie di ricorsi il 20 settembre 2017 (vedi) una corte d’appello federale (la Corte d’Appello del 9° Circuito) aveva annullato il processo alla radice, annullando il verdetto di colpevolezza con la doppia motivazione del comportamento scorretto della pubblica accusa (che aveva tenuto nascoste rilevanti circostanze favorevoli alla difesa) e dell’inadeguata assistenza legale. Nel marzo 2019 il giudice Douglas Herndon della Clark County aveva annullato l’imputazione di omicidio, in quanto l’unico testimone dell’accusa era nel frattempo deceduto, e quindi non era più sanabile l’errore dell’avvocato che durante il primo processo non lo aveva controinterrogato. Il 21 agosto 2019 lo stesso giudice Herndon aveva ordinato la scarcerazione di Browning prendendo atto che i ricorsi della pubblica accusa contro la sua decisione di invalidare le imputazioni avrebbero portato via ancora molto tempo. Nel caso di Browning si riscontrano tutte le principali cause delle condanne sbagliate: comportamento scorretto della polizia o della pubblica accusa, falsa testimonianza o falsa accusa, false prove forensi, errata identificazione da parte di testimoni oculari e inadeguata assistenza legale d’ufficio. La Corte d'appello federale nel 2017 aveva definito il suo processo "un misto di inquietante cattiva condotta giudiziaria e assistenza legale dolorosamente inadeguata". I nuovi difensori di Browning avevano evidenziato che la polizia e i pubblici ministeri avevano nascosto l’esistenza di una impronta insanguinata trovata sulla scena del crimine che non corrispondeva alle scarpe o alle dimensioni del piede di Browning, avevano forzato i test sul sangue trovato sulla scena del crimine, avevano manipolato i testimoni oculari, non rivelato i vantaggi offerti a un testimone chiave che potrebbe anche essere il vero autore dell'omicidio, e nascosto le incoerenze tra le ferite della vittima e il coltello che i procuratori sostenevano Browning avesse usato.
https://deathpenaltyinfo.org/news/state-courts-in-nevada-pennsylvania-rule-prosecutorial-misconduct-bars-retrial-exonerating-paul-browning-and-kareem-johnson