USA - Le carceri Usa e il Coronavirus.

10 Aprile 2020 :

Le carceri Usa e il Coronavirus. Non si tratta di "se" ma di "quando" il virus si diffonderà attraverso le 5.000 prigioni locali e statali negli Stati Uniti. Si sa che dozzine di detenuti hanno il virus. Alcuni sono morti e si prevede che il numero aumenterà in modo esponenziale. I detenuti sono arrabbiati e stanno combattendo per le loro stesse vite. In questo momento sono terrorizzati dal fatto che, con la diffusione del COVID-19, le loro condanne possano trasformarsi in condanne a morte. La maggior parte delle persone in prigione non è nemmeno stata processata o condannata, e per legge si presume innocente. Le loro famiglie, sostenitori e attivisti stanno combattendo per la loro liberazione. Dopo aver riferito che i detenuti in Texas stavano passando giorni al buio senza elettricità, uno di loro ha inviato un video di incendi appiccati per protestare contro la mancanza di elettricità. I detenuti spesso danno fuoco o provocano allagamenti per attirare l'attenzione degli agenti. Allagare significa che il lavandino nella cella viene otturato, allagando il pavimento della cella, e da lì l’allagamento dei corridoi. Il detenuto che narra il video dice: "È una protesta non violenta in corso proprio ora, perché gli egenti, nel mezzo del coronavirus, ci hanno rifiutato l'elettricità - niente docce o altro". Ha inoltrato il video a Keri Blakinger, un giornalista progressista che si occupava di carcere per lo Houston Chronicle e ora sta lavorando con The Marshall Project, una redazione senza scopo di lucro che copre il sistema di giustizia penale degli Stati Uniti. Blakinger ha twittato: "Questo è il Texas, fa caldo, e i prigionieri hanno bisogno che il sistema di aereazione funzioni". Il braccio della morte del Texas ha apparentemente apportato alcune modifiche alla normale routine. Un uomo nel braccio della morte ha scritto a Blakinger dicendo che gli agenti hanno portato via i palloni da basket. Ha detto: "Usano ancora le stesse manette su tutti senza disinfettarle, ma hanno tolto i palloni anche se ognuno di noi può giocarci da solo". Blakinger ha twittato: "Sembra tutto un po’ apocalittico, quando anche i tipi che vivono in isolamento, in attesa di essere giustiziati, hanno paura di morire per questa pandemia." Il direttore della prigione femminile di Pierre, in South Dakota, a si è dimesso la scorsa settimana, un giorno dopo che nove detenute, il 23 marzo, erano evase dal reparto di minima sicurezza dopo aver appreso che una detenuta del loro reparto era risultata positiva al Covid-19. Per la cronaca, tre di loro, native americane, si sono costituite il giorno dopo nella Riserva di Crow Creek, e un’altra delle “evase” è stata individuata ed arrestata. Nel carcere della contea di Etowah in Alabama, alcuni detenuti hanno minacciato il suicidio perché non venivano separati da altri detenuti che ritenevano positivi al virus. In Texas, nella prigione di Wallace Pack, 2 detenuti anziani, il 69enne Laddy Valentine e il 73enne Richard King, hanno avviato un’azione legale contro l’Amministrazione Penitenziaria per come ha gestito la pandemia di coronavirus. La causa, presentata il 30 marzo, sostiene che l’Amministrazione (TDCJ) non sta proteggendo i detenuti a Pack, una prigione geriatrica vicino alla College Station, dal virus potenzialmente fatale. La crisi del virus sta colpendo anche coloro che lavorano nelle carceri. La sezione di Washington D.C del Fraternal Order of Police ha appena annunciato che gli agenti non avrebbero più effettuato la ronda interna, citando preoccupazioni per la mancanza di test e dispositivi di protezione individuale. Kenneth Foster, un detenuto la cui condanna a morte nel 2007 è stata commutata in ergastolo, ha scritto: "Ciò di cui sono scioccato è il fatto che stiano facendo trasferimenti come se niente fosse. Nel mezzo di una pandemia! E indovina cosa? Non stanno prendendo reali precauzioni. Non stanno pulendo le celle di transito o i furgoni. Si comportano come se non stesse accadendo". I dirigenti della prigione, contattati per una verifica, sostengono che nessun trasferimento è in atto, e che nessun detenuto viene caricato su furgoni o bus e trasferito da nessuna parte. Gli attivisti e persino alcuni funzionari pubblici stanno proponendo una soluzione diversa: rilasci su larga scala. In Iran, i funzionari hanno approvato il rilascio temporaneo di oltre 54.000 detenuti nel tentativo di combattere la diffusione del nuovo virus. A Houston, la giudice Lina Hidalgo della Harris County aveva approvato il rilascio di appena 1.000 dei 9.000 detenuti della contea, ma un giudice di grado superiore ha bloccato il provvedimento perché “illegale”. Ci sono azioni che possono essere prese per chiedere il rilascio di prigionieri, come dimostrano gli attivisti di Filadelfia. Hanno organizzato una carovana di oltre 120 auto con cartelli e altoparlanti che ha girato la città chiedendo il rilascio di tutti i detenuti. Le carceri sono campi di concentramento per i poveri e gli oppressi. Dopo un arresto le persone vengono private del diritto di voto, e venendo maltrattate da questo sistema commettono crimini, anche orribili, a causa del razzismo, della frustrazione, della povertà - e vengono espulsi, o non entrano mai, nella società “mainstream”. Bambini di otto anni e in terza elementare sono già taggati per seguire la corsia preferenziale che li porta dalla scuola al carcere. Spetta a tutti noi con una coscienza rivoluzionaria abbattere i muri della prigione e costruire una società che dispensi a tutte le persone giustizia e dignità.

 

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